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Intervista all’autore Alessandro Accardo sul romanzo d’esordio “Quando chiudo gli occhi. Storia sul coraggio di rinascere”

Julien è al volante della sua automobile. Non ricorda né perché né da dove sia partito, ma riconosce la città verso cui sta viaggiando: la città dove ha vissuto con sua moglie. Inspiegabilmente riceve un messaggio proprio da lei, lei che è malata e ormai ridotta a uno stato vegetativo, in cui gli chiede di raggiungerla nel loro posto segreto. Julien chiude gli occhi e inizia così un viaggio alla sua ricerca che lo costringerà a ripercorrere gli eventi che hanno causato la nascita dei suoi sensi di colpa, percorrendo un tragitto alla riscoperta di se stesso e della natura umana, dell’istinto e della coscienza, dell’affermazione dell’io e della legge morale: un tragitto che potrà guidarlo all’eterno dolore oppure all’alba di un nuovo giorno.

Quando Chiudo gli Occhi è un romanzo psicologico in cui la narrazione degli eventi si intreccia con riflessioni introspettive e filosofiche. È un libro che porta a mettere costruttivamente in discussione le proprie convinzioni morali, permettendo di guardare gli eventi passati e presenti, oltre alle scelte future della vita, sotto una nuova luce. È un viaggio interiore che consentirà di osservare e rielaborare criticamente i propri pensieri, di destrutturare e analizzare i ricordi per trarne nuovi elementi conoscitivi, innescando un meccanismo che risveglierà una profonda consapevolezza di sé e una nuova forza con cui affrontare la vita.

Intervista all’autore

Come si è sviluppata l’idea per la trama di Quando chiudo gli occhi. Storia sul coraggio di rinascere? C’è qualche evento particolare che ti ha spinto a scrivere questo romanzo?

Quando Chiudo gli Occhi è la storia di un uomo che si ritrova a vivere all’interno di un mondo fatto tutto di suoi eventi passati, episodi di cui si sente tremendamente in colpa e che è obbligato a rivivere e analizzare per poter tornare a vivere nel presente. È un libro nato in un periodo duro e allo stesso tempo essenziale della mia vita. Avevo diciannove anni ed ero in depressione. Un giorno mi svegliai incapace di rialzarmi dal letto. Restai steso su un fianco, fissando la parete grigia che avevo di fronte. Chiusi gli occhi e nella mia mente iniziarono a presentarsi immagini di eventi passati, momenti della mia vita di cui mi sentivo tremendamente in colpa. Da quel giorno la mia vita si ridusse a un letto, una parete e senso di colpa. A un certo punto feci un sogno tremendo, un sogno spaventoso, ed ecco che ebbi l’illuminazione.

Quel sogno, che racconto nel prologo del libro, mi fece capire che l’essere umano è un animale composto da istinto e coscienza, due entità che, quando lottano tra loro, generano il senso di colpa. Compreso ciò, guardai nuovamente quegli eventi passati, ma con occhi nuovi. Scoprii nuovi aspetti di me stesso, presi piena consapevolezza dei miei valori e della mia natura: mi resi conto che ero rinato. Fu così che acquisii nuova forza, riuscii ad alzarmi dal letto e scrissi la prima, ancestrale versione di quest’opera che però rimase nel cassetto. Oltre dieci anni dopo, mi sono ritrovato nuovamente a dovermi “rialzare” da un momento difficile. Quando ci riuscii, mi resi conto di essere rinato per la seconda volta. Fui quindi moralmente obbligato a riprendere in mano l’opera che era il frutto della mia rinascita. La rielaborai e sviluppai, con la speranza di farla leggere a chi è in cerca del coraggio di rinascere.

Parlaci del protagonista Julien. Come evolve nel corso del romanzo e quali sfide interiori deve affrontare?

Julien è un uomo che si ritrova a guidare su di un grande stradone senza sapere perché e da dove viene, ma riconoscendo la destinazione, ovvero la città dove un tempo viveva con sua moglie, ormai gravemente malata, ridotta a uno stato vegetativo. Improvvisamente riceve un messaggio proprio da lei, una cosa assurda, in cui gli dice che lei lo aspetta in città, nel loro “posto segreto”. Julien chiude gli occhi e inizia così il suo viaggio alla ricerca di sua moglie, ma ritrovandosi catapultato all’interno di un modo fatto di eventi dolorosi, talvolta surreali, tutti episodi che sono legati al suo passato.

Nella prima parte del suo viaggio, che è interamente narrato in prima persona da Julien stesso, egli è un uomo palesemente in stato confusionale, cosa che si riflette nel ritmo serrato della narrazione e nell’elevata quantità di interrogativi che si pone. Man mano che avanza, però, inizia ad acquisire sempre più consapevolezza di sé e a guardare con occhi nuovi gli eventi che si ritrova a rivivere, traendone concetti che alimentano la sua sicurezza e che fanno crescere in lui la speranza di poter riabbracciare sua moglie e cominciare una nuova vita con lei. Tuttavia, il percorso è estremamente impervio: la conoscenza può talvolta essere qualcosa di distruttivo, di estremamente doloroso, ma è l’unica cosa che può permettergli di riaprire gli occhi e tornare a vivere nel presente. Per poterla acquisire, Julien avrà necessità di trovare la forza, di trovare il coraggio di guardare dentro di sé, al di là del dolore, lì dove si cela la verità sulla natura umana.

In che modo il processo di destrutturare e analizzare i ricordi gioca un ruolo cruciale per Julien nel risveglio della consapevolezza di sé?

Per tutto il suo viaggio, Julien è accompagnato da due personaggi misteriosi che lo porteranno a entrare in contatto con le due componenti principali della natura umana, ovvero l’istinto e la coscienza. Come ho raccontato pocanzi, quando ero in depressione compresi che il senso di colpa è il frutto di uno scontro tra queste due entità. L’obiettivo del viaggio di Julien è proprio quello di comprendere questo concetto, perché esso è la chiave per la conoscenza di sé e, di conseguenza, per la pace interiore.

La mia esperienza mi permise di raggiungere la consapevolezza di me attraverso l’analisi dei miei ricordi. Difatti, mi resi conto che tutte le azioni di cui mi sentivo in colpa erano il frutto dell’istinto, mentre la sensazione di dolore era figlia del giudizio della mia coscienza. Ma cosa sono l’istinto e la coscienza? Qual è il ruolo che svolgono? Queste sono le domande essenziali che non ci daranno mai pace finché non gli troviamo una risposta, e la risposta è dentro di noi. Julien nel suo viaggio avrà la possibilità di trovarla proprio come feci io, ovvero destrutturando e analizzando i suoi ricordi.

La domanda però adesso è una sola: ci riuscirà? Ebbene, la risposta è sì solo se avrà il coraggio di guardare a se stesso e alla natura umana con occhi diversi e affrontare il dolore che tale processo comporta.

Quali emozioni hai provato mentre scrivevi? Ci sono stati momenti particolarmente intensi o difficili?

La speranza: questa è stata l’emozione che mi ha accompagnato per tutto il processo di scrittura. Difatti, quella narrata in questo libro è una storia di speranza scritta da una persona che ha avuto la forza di lottare contro il dolore e uscirne vincitrice. La stesura di alcuni capitoli è dedicata a opere specifiche che mi hanno ispirato e formato, opere che in pratica mi hanno reso la persona che sono oggi.

Un esempio è il capitolo numero 8, Nessuna frittata è sempre la stessa frittata, che è dedicato al film di Luis Buñuel L’angelo sterminatore. Per scriverlo mi sono lasciato completamente guidare dalla mia creatività, unendo alle mie esperienze personali e alla storia di Julien il messaggio che quell’opera mi comunicò. Non potete immaginare la gioia e la soddisfazione che ho provato nel rileggerli e constatare come il risultato sia stato di livello. Anche se la scrittura in sé è stata per me naturale e senza difficoltà, devo ammettere che tutto il processo di finalizzazione dell’opera è stato alquanto complesso. Essendo io un esordiente e non conoscendo nulla del mondo dell’editoria ho deciso di non affidarmi a nessuna casa editrice e di curare in completa autonomia ogni aspetto dell’opera. Non è assolutamente semplice e richiede tantissima dedizione.

Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere ai lettori?

Che è sempre possibile rialzarsi. L’obiettivo dell’opera è mostrare come lottare contro il dolore e uscirne rinnovati da esso. La via è guardare se stessi e il mondo con occhi nuovi, occhi che permettono di vedere l’infinita distesa di colori del mondo che si cela oltre il grigio della sofferenza. Per riuscirci sono necessarie due cose: consapevolezza di sé ed empatia. Dobbiamo sforzarci ad allenare queste due caratteristiche, perché ho il timore che la vita frenetica e consumistica che conduciamo ci stia portando a perderle. Voi che leggerete questo mio libro, lasciatevi andare proprio come fa Julien: guardate onestamente dentro di voi, andate sempre più in profondità, amate la vostra natura e siate fieri delle vostre debolezze, perché sono ciò che vi rendono umani e parte della società. Chiedete e apprezzate l’aiuto delle persone attorno a voi e godete della gioia nel dare a vostra volta sostegno agli altri. È così che troverete la felicità.

Definisci il tuo libro con tre aggettivi e a chi lo consiglieresti?

Potente, analitico, introspettivo. Potente perché l’approccio utilizzato nella narrazione è estremamente forte, ricco di descrizioni di scene che sfiorano il confine coi generi horror e thriller e che hanno come fine quello di immergere completamente il lettore nello stato d’animo tormentato del protagonista. Analitico perché le argomentazioni sono il frutto di un processo dialettico finalizzato alla conoscenza della natura umana basandosi sull’analisi degli eventi della vita e delle emozioni. Introspettivo perché ti porta in maniera naturale a interrogarti e scoprirti come individuo ed essere umano.

È un libro dal ritmo rapido malgrado la natura psicologica e filosofica, in cui vi è un mistero da risolvere, ovvero quello della ricerca da parte di Julien di sua moglie, che piacerà tantissimo agli amanti dei generi mystery e drammatico. D’altro canto, è un romanzo che non vuole limitarsi a essere intrattenimento, ma vuole dare tanti spunti di riflessione. È quindi una lettura per chi cerca una storia profonda, un testo che possa fargli scoprire qualcosa di nuovo su se stesso e sulla natura umana, che possa essergli d’aiuto nei momenti difficili della vita e dargli nuova forza con cui affrontarli.

Hai in mente di scrivere altri romanzi che, come questo, esplorano temi psicologici e filosofici?

Il mio desiderio è scrivere opere che possano essere d’aiuto agli altri. L’approccio psicologico e filosofico è parte di me, e perciò sarà sempre presente nelle mie opere. Tuttavia, ciò di cui desidero assolutamente parlare nei prossimi libri sono i temi sociali. Nella prossima opera, che sto già scrivendo, parlerò della parità di genere, ma in maniera assolutamente alternativa.

Difatti io sono convinto che l’approccio a questa tematica utilizzato storicamente e anche recentemente in Italia sia del tutto obsoleto e improduttivo. Quando eravamo a scuola, a tutti noi maschietti hanno sempre detto “le donne non si toccano neanche con un fiore”. Ebbene, questo approccio conferma di fatto una visione in cui la donna è il sesso debole. Io credo che finché non verrà superata totalmente essa sarà origine di episodi di violenza e discriminazione. Di conseguenza, il mio modo di trattare la tematica sarà completamente diverso: farò ripercorrere ai maschi in maniera quasi surreale la storia del femminismo degli anni 70-80 in Italia, immergendoli completamente all’interno della realtà della donna d’allora e rendendoli parte attiva della lotta per la parità. L’obiettivo sarà provare a spingere al limite massimo il livello di empatia per poter finalmente far scattare il cambiamento di mentalità.

Quando chiudo gli occhi. Storia sul coraggio di rinascere. 

L’autore si racconta…

Mi chiamo Alessandro Accardo. Sono nato a Napoli nel 1992, ma sono cresciuto a Portici, città dove mi sono diplomato allo scientifico e laureato in scienze agrarie. Malgrado la mia formazione scientifica, sono da sempre appassionato delle tematiche umanistiche, in particolare della filosofia, soprattutto nella figura di Socrate, il cui processo dialettico credo possa oggi essere uno strumento utilissimo per poter superare diverse divisioni su tematiche sociali. Se potessi tornare indietro, sicuramente scegliere un altro percorso di studi. Difatti, all’epoca scelsi agraria solo perché si diceva che fosse molto facile trovarci lavoro. Ebbene, il risultato è stato che, malgrado mi sia laureato col massimo dei voti, non ho mai lavorato nel settore agrario.

Dopo gli studi sono entrato nel settore della grande distribuzione come direttore di supermercato. È un ambiente estremamente duro, con pressioni enormi e responsabilità che ti prendono totalmente. La mia vita era frenetica, con giornate lavorative infinite e poche soddisfazioni. Nei supermercati ci ho lavorato per quattro anni, finché non decisi di dire basta.

Quando compii 30 anni mi resi conto che stavo completamente sprecando la cosa più preziosa che abbiamo: il tempo. Da un giorno all’altro lasciai il lavoro e decisi di dare completamente una svolta alla mia vita. Oggi lavoro nell’ambito della comunicazione, con uno stipendio sicuramente più basso, ma che mi permette di avere una vita tranquilla in cui posso dedicarmi alle mie passioni e alle persone a me care. Sono appassionato di cinema d’autore, adoro le commedie di Edoardo De Filippo e i miei libri preferiti sono 1984 e La Fattoria degli Animali di George Orwell.