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Intervista all’autore Rocco Ciarmoli per il suo romanzo “Le notti bianche di Salamanca”: “un richiamo alla bellezza di ciò che non possiamo prevedere”

Una storia romantica, che ha il sapore dell’incanto e della nostalgia: è il romanzo “Le notti bianche di Salamanca” di Rocco Ciarmoli, una storia intensa sulla magia degli incontri inaspettati che accarezzano l’eternità. La casualità di un incontro, nonostante sia temporaneo e apparentemente possa apparire privo di significato, in realtà può cambiare il nostro modo di vedere la vita, le nostre aspettative, il nostro destino. È su queste tematiche che si innesta il romanzo di Rocco Ciarmoli, una penna che con delicatezza riesce a toccare le profondità dell’anima, facendoci perdere in un sogno senza tempo, mentre la neve, lentamente, scende su Salamanca.

Il titolo del romanzo rimanda a “Le notti bianche” di Dostoevskij,  che viene anche citato più volte all’interno del romanzo. Cosa ha ispirato la tua storia e da quali autori prendi spunto maggiormente?

«Il titolo è un omaggio consapevole a Dostoevskij, ma anche un ponte tra due mondi. Come il protagonista del racconto dostoevskjiano, Lorenzo vive un incontro fulmineo che lo spinge a interrogarsi sull’amore, la solitudine e il senso dell’attesa. Tuttavia, se nelle “Notti bianche” la nebbia di San Pietroburgo avvolge la storia in un’atmosfera evanescente, Salamanca porta con sé una luce dorata, mediterranea, dove la neve non è solo malinconia, ma un incantesimo sospeso».

La storia nasce da un dialogo interiore tra due anime: quella di chi cerca radici altrove e quella di chi fugge per ritrovarle dentro di sé. Ma l’ispirazione vera e propria è radicata in un’esperienza personale: il ritorno, dopo anni, in una città che ho vissuto nella mia giovinezza. Lì ho trovato verità nella riflessione di Schopenhauer sull’inganno dello spazio e del tempo: non è mai un luogo a mancarci davvero, ma la versione di noi stessi che abbiamo lasciato lì. Questa consapevolezza ha dato forma alla vicenda di Lorenzo e Monica, due anime che si sfiorano in una notte fuori dal tempo, in una città che diventa specchio delle loro emozioni.

Dal punto di vista letterario, oltre a Dostoevskij, mi ispiro a scrittori capaci di esplorare il tempo e la memoria con profondità e poesia. Proust, per la sua capacità di svelare il legame tra ricordo e identità; Murakami, per l’atmosfera sospesa e rarefatta che avvolge i suoi personaggi; Marías, per la prosa introspettiva che scava nelle pieghe della coscienza».

Lorenzo, il protagonista del tuo romanzo, è un sognatore, un ragazzo che si sofferma sull’atmosfera che lo circonda, sui dettagli, sulle sensazioni a pelle ed è capace di provare emozioni forti anche in un incontro fugace come quello con Monica: pensi che oggi siano ancora possibili incontri così romantici e indelebili nell’era della velocità dei social e dell’apparenza?

Rocco Ciarmoli, autore

«Credo che siano possibili, ma sempre più rari. Nella società attuale, l’immagine anticipa l’emozione, come la foto prima di gustare una pietanza: l’apparenza si antepone alla sostanza. Ci abituiamo a incorniciare i momenti prima ancora di viverli davvero, a cercare la conferma esterna prima di concederci un’emozione autentica. Eppure, la magia di tutto non sta nella sua condivisione, ma nella sua unicità.

Chi sa rallentare, chi sa ascoltare e lasciarsi attraversare dalle emozioni senza il bisogno di etichettarle subito, può ancora vivere momenti di autentico romanticismo. La velocità con cui bruciamo esperienze e connessioni non ha cancellato il desiderio di qualcosa di vero, ha solo reso più difficile riconoscerlo quando accade.

Lorenzo è un sognatore, un osservatore attento del mondo che lo circonda, capace di cogliere la bellezza nei dettagli e di vivere le emozioni con l’intensità di chi non ha paura di sentirle fino in fondo. Il suo incontro con Monica è fugace, ma lascia un segno profondo proprio perché vissuto senza filtri, senza aspettative, senza paura di fermarsi e guardarsi davvero negli occhi.

La tecnologia ci ha dato tutto, tranne il coraggio di perderci. E forse, è proprio questo che oggi ci manca di più».

L’ambientazione gioca un ruolo cruciale nel romanzo, perché crea il contesto ideale affinché prenda vita questo incontro, che ha qualcosa di magico e di eterno. In che modo, dunque, l’ambientazione di Salamanca, con la sua neve e la sua vivacità di città universitaria, riesce a farsi teatro di una notte magica e al contempo specchio di tematiche importanti come la casualità e la memoria?

«Salamanca è una città sospesa tra passato e presente, tra le pietre dorate della sua architettura e la giovinezza effervescente dei suoi studenti. È un luogo che vive di memoria e di incontri, ed era perfetto per questa storia. La neve aggiunge un elemento di sospensione temporale: non è frequente a Salamanca, quindi quando cade trasforma la città, la rende quasi surreale, un palcoscenico perfetto per un incontro fuori dal tempo.

Il romanzo si muove tra i suoi vicoli illuminati dalle luci calde, le vetrine appannate dei pub, il silenzio del Ponte Romano. Tutti questi luoghi non sono solo sfondi, ma diventano specchi dell’interiorità dei personaggi. Salamanca è una città che invita a guardarsi dentro, a perdersi nei propri pensieri, a confrontarsi con i ricordi e le aspettative. E in una notte di neve, tutto diventa più nitido e più fragile allo stesso tempo.

La casualità è un altro tema forte: la città sembra guidare Lorenzo e Monica lungo un percorso che è al tempo stesso fortuito e inevitabile. Come se ogni angolo, ogni strada, ogni fiocco di neve fosse un piccolo segnale, un richiamo alla bellezza di ciò che non possiamo prevedere».

Ciò che colpisce in questo romanzo è  anche la sensibilità di Lorenzo, il senso di colpa che lo divora in quelle settimane di assenza da Salamanca in cui non fa che pensare a Monica, a quell’appuntamento mancato, a ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Cosa rende, dunque,  un incontro indelebile e potente nella memoria: il suo essere speciale per via di un determinato contesto o il suo essere, in qualche modo, irripetibile?

«Credo che un incontro diventi indelebile proprio perché irripetibile. La sua magia risiede nel fatto che non può essere replicato, che appartiene a un momento preciso, a due persone che si trovano in un certo punto della loro vita, con certe aspettative, certe fragilità.

Il contesto aiuta a renderlo unico – la neve, la città, l’atmosfera – ma ciò che lo rende potente nella memoria è il senso di possibilità e di perdita che porta con sé.

Ciò che sfugge, paradossalmente, rimane. E a volte, è proprio ciò che non abbiamo vissuto a definirci di più».

“Le notti bianche di Salamanca” è  come un piccolo gioiello che racchiude una breve storia d’amore, fugace ma al contempo eterna. Come possono gli incontri causali avere un impatto duraturo sulle persone, anche quando sembrano insignificanti o destinati a restare confinati in un’unica notte?

«Gli incontri casuali hanno un potere che spesso sottovalutiamo: arrivano senza preavviso, ci sfiorano per un attimo eppure lasciano tracce che durano nel tempo. Non è la durata di un incontro a definirne l’importanza, ma l’intensità con cui lo viviamo.

“Le notti bianche di Salamanca” è un piccolo gioiello proprio perché racchiude questa magia: un incontro fugace che si carica di significati, un momento che, proprio perché irripetibile, diventa eterno. Lorenzo e Monica si trovano nel punto esatto in cui le loro solitudini si sfiorano e si riconoscono. È l’eccezionalità dell’istante a rendere quell’incontro così potente, non la sua continuità nel tempo».

Leggendo questo romanzo si ha l’impressione immediata che la scrittura sia il tuo habitat naturale, qualcosa che ti appartiene nel profondo: dopo questo esordio, hai altri romanzi in cantiere?

«Il mio prossimo romanzo è già in cantiere: “La voce che portava dentro”. Pur essendo un’opera autonoma, mantiene un legame sottile con Le notti bianche di Salamanca, tanto da poterlo considerare quasi uno spin-off dato che Monica ne diventa la protagonista.

La storia si sviluppa su due linee temporali, intrecciando passato e presente, e si inserisce in un contesto europeo segnato da incertezze economiche e trasformazioni sociali. In un’epoca in cui il futuro sembra sempre più instabile, il romanzo riflette su come le scelte individuali siano spesso condizionate da forze più grandi, e su come la memoria – personale e collettiva – possa diventare un atto di resistenza. Sarà un romanzo intenso, con una narrazione stratificata, che continua la mia ricerca di storie capaci di lasciare un segno».

 

Titolo: “Le notti bianche di Salamanca”

Autore: Rocco Ciarmoli

Anno edizione: 2025

Pagine: 84

Prezzo: 15, 50 Euro

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