PESCARA – La notizia della tragica scomparsa di Sofia, investita mentre attraversava via Falcone e Borsellino sulle strisce pedonali, lascia un profondo senso di amarezza. Non si tratta solo di un dramma umano, ma anche di una ferita sociale che interroga tutte e tutti sulla sicurezza delle nostre strade. In un tratto con un limite di velocità di 30 km/h, la collisione che ha spezzato la giovane vita di questa giovane ragazza avrebbe potuto essere evitata con migliori interventi di organizzazione e segnaletica.
Ho già scritto sulla collisione, dalle caratteristiche del luogo alla sua critica fruizione, chiamando in causa il Piano Comunale sulla Sicurezza Stradale, di cui mi interrogo ancora circa la sua vigenza nonché efficacia attuativa. Gli interventi descritti nell’articolo richiamato non solo sono tecnicamente fattibili, ma lo ricordo ancora, sono già stati applicati in altre aree urbane, come in via via Tirino, dove un’isola salvagente e corsie ridotte garantiscono una maggiore sicurezza per pedoni e ciclisti. Allo stesso modo, situazioni simili nelle fermate degli autobus, su cui ho scritto tante volte, potrebbero essere risolte con semplici banchine avanzate, già presenti, visibili e funzionanti in viale della Pineta. Questa tragedia dovrebbe spingere ogni amministrazione locale a riflettere sulla priorità della sicurezza stradale. Il Piano Comunale di Sicurezza Stradale, insieme ad altri piani, dovrebbe essere uno strumento dinamico e capillare, capace di individuare e affrontare criticità come quella descritta e chissà quante altre ancora. Non si tratta solo di prevenire futuri incidenti, ma di cambiare modello di mobilità e creare un ambiente urbano dove ogni cittadino, indipendentemente dalla sua età o modalità di spostamento, possa sentirsi protetto e sicuro. La scomparsa Sofia è un monito doloroso, che ricorda quanto sia urgente agire. Non ci si può che unire al cordoglio per la famiglia, ma l’amarezza deve trasformarsi in impegno concreto. Le strade della nostra città devono diventare spazi sicuri, progettati per tutelare le utenze più vulnerabili. Ogni intervento mancato è un rischio che non possiamo permetterci di correre. Lo rende noto: Giancarlo Odoardi Esperto Promotore Mobilità Ciclistica (EPMC) |