Carsoli – Chiare fresche e dolci acque. La ode petrarchesca narrava di torrenti e alvei fluviali in cui l’acqua era uno specchio. Ed ecco che nel cassetto dei ricordi in questi giorni di domiciliazione forzata spunta nel cassetto una antichissima cartolina: le lavandaie nel Turano.
Le donne, in questo caso di Carsoli, ma la pratica era diffusa in tutti i fiumi Aniene compreso, dunque con bagnarole e stregarole al seguito si recavano a bordo fiume per fare il bucato. Un bel sapone, energiche passate e ripassate per poi riprendere il tutto ed andarlo a stendere nei pressi casa.
E quello che il fiume puliva, la polvere poi lo risporcava, poichè l’assenza di pavimentazione stradale in molti borghi del territorio favoriva sicuramente tutto ciò. Tempi perduti, eppure in questa inaspettata emergenza nazionale ci sembra di essere tornati indietro nel tempo. Termini desueti, come “quarantena”, “coprifuoco”, divieto di fare tutto. Come in tempo di guerra.
E dunque quei profumi di sapone fresco, quelle uscite per lavare i panni erano i pochi se non gli unici divertimenti se così li possiamo chiamare. Perchè allora non c’era nulla, proprio come oggi che siamo privati quasi di tutto. Eppure ridevano e si divertivano lo stesso. Pazienza, anche nella memoria di queste bisnonne che hanno fatto la storia delle nostre generazioni, stiamo in casa e pazientemente aspettiamo che passi la piena.