COLLEFERRO – “Sappiamo già come faremo” a mettere in sicurezza la discarica, a raccogliere il biogas, a smaltire il percolato ed a riempire il “buco” della parte centrale (oltre 300.000 m3). Sono le attività urgenti che dovevano essere eseguite nella discarica di Colleferro e che il Sindaco Sanna nel 2017 si era impegnato a realizzare in modo virtuoso. Dopo 6 anni non sono state ancora avviate, la situazione sanitaria ed ambientale è più severa e rendere operativi tali interventi richiede tempo. Dobbiamo dedurre che alle nostre Autorità non importi sapere dove finisce parte del biogas che da anni non viene raccolto.
LA DISCARICA LA CHIUDE LA REGIONE
Il giorno che colle Fagiolara chiuderà con un provvedimento della Regione e non con il lucchetto sovranista del Comune di Colleferro noi, quel giorno, ci saremo.
Il comunicato dell’Amministrazione comunale dei giorni scorsi conferma che le opere per il miglioramento del sito e la sua messa in sicurezza sono ancora a livello progettuale. Di questo hanno parlato i Sindaci soci del consorzio Minerva con l’Assessore regionale al ciclo dei rifiuti, Fabrizio Ghera, venuto a Colleferro. E’ la prima volta che, a memoria d’uomo, un assessore regionale viene in città per discutere di colle Fagiolara: dovremmo gridare al miracolo, se solo si considera che finora, nonostante il supporto dato alla Regione per l’emergenza romana e le intese politiche, per tutto il resto siamo stati totalmente ignorati.
I Sindaci gli hanno chiesto di addossare alla Regione i costi della messa in sicurezza di colle Fagiolara e si sono detti fiduciosi, ma non conosciamo i termini della risposta tecnica e politica data dall’Assessore Ghera.
Il Sindaco Sanna e l’Assessore comunale Calamita avevano dichiarato che la Regione aveva già vincolato 24 milioni di € per “le operazioni di capping, gestione ordinaria e post mortem, depurazione del percolato, ripristino ambientale, piantumazione delle alberature ed essenze arboree”. Ci sono o no questi soldi oppure è stata un’invenzione di propaganda come quella di affermare che la discarica era stata chiusa?
IL COSTO DEL PROGETTO
Il costo totale del progetto del consorzio Minerva (riconfigurazione morfologica della discarica, opere per impianti e capping) ammontava nel 2021 a 17.467.674.17 €. Sono costi ed aumenti che pagheremo noi, dopo aver foraggiato la quota Tari, che i precedenti gestori non hanno accantonato.
Ci domandiamo (solo noi?) che fine abbiano fatto i soldi incassati e regolarmente riscossi con la tariffa di smaltimento da Gaia spa prima e da Lazio Ambiente spa dopo. Nessuno ne parla più, come se questa sparizione di fondi pubblici, che dovevano essere accantonati, fosse un fatto normale e non da denunciare.
LE RISORSE ECONOMICHE
Abbiamo esternato e formalizzato nelle sedi opportune perplessità sul fatto che i 24 milioni di € impegnati dalla Regione per il post mortem vengano utilizzati anche come fideiussione da parte della stessa Regione, che è intervenuta in soccorso del consorzio Minerva. Operazione che, così come strutturata, è altamente rischiosa in quanto potrebbe non soddisfare né l’una né l’altra finalità, oltre a sollevare dubbi sotto l’aspetto del conflitto di interesse.
A breve sarà convocata la terza ed ultima Conferenza di servizi che rilascerà l’autorizzazione alla riconfigurazione della discarica. L’operazione avverrà attraverso il conferimento di terre, anziché frazione organica stabilizzata (FOS), come nel primo progetto di Lazio Ambiente spa, che avevamo fortemente temuto e che ci siamo ritrovati soli a contrastare nel più totale disinteresse di altre componenti della comunità colleferrina.
PIANO DELLE TERRE
Nelle osservazioni presentate abbiamo sollevato la questione della gestione delle terre e dell’improbabile progetto fotovoltaico, evidenziata dagli stessi Uffici regionali che hanno rilevato la mancanza del Piano di utilizzazione e del Piano delle terre e rocce da scavo, oltre a stralciare l’impianto fotovoltaico.
In questi giorni è stata presentata la relazione sulla gestione delle terre che, anche a nostro avviso, è inappropriata ed insufficiente per carenza di caratterizzazioni volte a definire con precisione le specificità geotecniche delle terre presenti presso l’impianto. Non risulterebbero attestate le provenienze, né il costo e non sembra che abbiano seguito corrette procedure di accettazioni. Leggendo le certificazioni analitiche e chimico-fisiche allegate alla loro accettazione alcune apparirebbero inidonee.
Nella stessa relazione manca una chiara individuazione delle cave di prestito alle quali ci si dovrebbe rivolgere con caratterizzazione dei materiali da prelevarvi. Ci si affida ad una generica comunicazione del Comune di Colleferro, che riferisce della disponibilità di terre provenienti da scavi in aree limitrofe, senza indicare né a quali scavi si faccia riferimento, né i dati sulla idoneità dei terreni scavati.
Insomma, ci sembra che tutto sia basato sull’approssimazione e restano dubbi sull’acquisizione economica delle terre (sicuramente idonee?) già trasportate in discarica ed anche su quelle da reperire. Tutto sembrerebbe confuso e si continua a giocare con il “panettone incompleto rappresentato dal progetto inespresso e instabile della discarica di Colle Fagiolara”, intorno alla cui chiusura si giocano da anni varie campagne elettorali con spese su forniture di terre e progettazioni mai definitive e mai puntuali sulle caratterizzazioni dei terreni.
LA SVOLTA COMUNICATIVA
Alla luce della nuova categoria della “concordia istituzionale” attendiamo, dopo tanti progetti, uno diverso dall’altro, di conoscere finalmente da quale anno partirà la chiusura della discarica e quindi i 30 anni di gestione post-mortem, che costeranno altri milioni di euro alla nostra comunità. Basta prendere in giro i cittadini dicendo che la discarica è stata chiusa, basta spendere altri soldi per un progetto che ogni volta allunga sempre più i tempi e non fissa la data di chiusura. Basterebbe fare meno annunci e dare più informazioni trasparenti alla cittadinanza. Riponiamo qualche magro barlume di chiarimento nella prossima Conferenza di servizi.
Ina Camilli, rappresentante Comitato residenti Colleferro