Carsoli – I bombardamenti alleati dell’Aprile 43 colpirono i centri nevralgici dei trasporti nel centro Italia. Una distruzione che mise letteralmente in ginocchio la realtà di Carsoli già tanto gravata nel corso della guerra. Un colpo di grazia che venne inferto dal lancio di bombe sul centro del paese. “L’intensità di quel bombardamento che distrusse la ferrovia – racconta Giovanni Marcangeli – fu motivato dal fatto che gli alleati angloamericani erano alla ricerca spasmodica del comandante in capo dei tedeschi Albert Konrad Kesserling. Spie americane riferirono ai loro comandi che in Carsoli ci sarebbe stato un assembramento di gerarchi tedeschi, e di qui l’origine del bombardamento in questione”. Racconti amari, di epoche lontane, che testimoniano sicuramente una grande sofferenza. La gente per potersi muovere doveva compiere un giro immenso, in quanto le macerie della distruzione erano destinate a restare in questo modo per diverso tempo. I trasporti furono bloccati, tanti carsolani sfollarono nei vicini paesini del reatino, che erano sicuramente più sicuri. Con il ponte di ferro venne distrutta anche la Chiesa della Madonna del Carmine, che era edificata nella via che porta il suo nome, e precisamente nell’area in cui oggi si trova un edificio di edilizia popolare postbellica. Dopo tanti anni la Chiesa venne riedificata con una linea innovativa e moderna in adiacenza al Palazzo Comunale. Lo sfacelo di quel bombardamento – ricorda ancora Giovanni Marcangeli – fu la testimonianza di una forte azione di solidarietà che venne messa in atto dall’allora prelato di Carsoli don Tito Zazza, il quale unitamente a Suor Placida e alle suore di Sant’Anna, raccolsero i feriti e li curarono all’interno della Chiesa con ogni mezzo.” Racconti che sicuramente fanno accapponare la pelle, e che portarono con se molti caduti in una guerra che seminò distruzione e morte. Ci vollero tantissimi anni prima che Carsoli potesse risorgere da quel colpo simbolico che spazzò via il collegamento ferroviario tra l’Abruzzo e la capitale romana. Dedichiamo queste memorie di storia ai caduti di tutte le guerre.