Carsoli – Dall’Avv. Giovanni Marcangeli riceviamo e pubblichiamo:
Eligio Eboli, che tutti conosciamo non solo come maestro dell’arte fabbrile ma anche come appassionato di storia e in particolare della storia della nostra piccola Patria (passione che condivido anche io ) ha scritto un toccante ricordo della tragica ottava di Pasqua del 1944 basata su testimonianze che, se vuoi, puoi offrire ai tanti lettori di Confinelive. Da parte mia, nell’invitare soprattutto i giovani a leggere questa pagina di memoria della nostra storia e del sangue della nostra Carsoli, desidero esprimere adesione alla locandina affissa da Angelo Bernardini e Loreto Coccocia i quali pure hanno invitato la città e i carsolani a non dimenticare quel 16 aprile 1944.
Non ho voluto aggiungere i racconti di mio padre e dei miei, che raccolsero i feriti davanti casa mia , ora Via Mario Galli né le ragioni vere per cui vi furono i bombardamenti degli alleati riservandomi di scrivere qualcosa anche io nel prossimo futuro.
La proposta che rinnovo alle istituzioni locali ( in passato l’ho rivolta ad altri amministratori) è quella di istituire il 16 aprile di ogni anno “la giornata della memoria” per onorare le vittime civili, nostri concittadini e le giovani vite dei militari caduti in guerra. Rinnovo inoltre la richiesta, condivisa da molti cittadini, di far finire l’esilio in cui è stato relegato il monumento ai caduti, trasferendolo in luogo più degno e visibile.
Grazie per l’ospitalità e cordiali saluti
Giovanni Marcangeli
Giornata di inizio primavera dopo i rigori invernali un tiepido sole entra nelle case, scalda l’aria e sveglia le gemme che pigre cominciano a fa capolino dai rami degli alberi di frutto. Il paese si sveglia e la gente ancora poca per fortuna, si prepara ad andare alla S. Messa delle ore 11.00. Gli sfollati sono ancora molti, colpa dei frequenti bombardamenti degli aerei, già molto è stato distrutto, i ponti della statale Tiburtina, i ponti della ferrovia e la stazione ferroviaria. Di prima mattina il veterinario da appuntamento a via della Cascata agli allevatori per la marchiatura del bestiame e per questo si è radunata sul posto una discreta folla e molto bestiame. Nessuno nota, o forse si, un ricognitore inglese passare a bassa quota su Carsoli, nessuno immagina cosa sta per succedere. Verso mezzogiorno finita la Santa Messa gli uomini si attardano in piazza Corradino, chi parla della guerra, chi parla della semina, chi si affretta a rincasare per il pranzo. Un rombo di motori in lontananza, poi sempre più vicino, nel cielo da sopra “le ville bianche” appaiono i famigerati B29 (fortezze volanti), puntarono diritto alla base si Colle S. Angelo (Castello).
Cominciano i sibili delle bombe e degli spezzoni, la parte del paese che va dalle “Casacce” al “bastione” viene rasa al suolo , viene centrata anche la caserma a via Valeria, la fontana della piazza così come palazzo Mary, danni anche alla torre dell’orologio ed ai palazzetti che si affacciano alla sinistra di Piazza Corradino. Finita l’incursione aerea (dieci minuti di inferno) così come sono arrivati gli aerei invertono la rotta e spariscono lasciando un paese in rovina. Comincia il pietoso lavoro di ricerca tra le macerie, tra urla, pianti e lacrime si trovano 39 morti. Felicetto D’Alessandro, padre dei nostri amici Andrea e Tersilio, Fernando purtroppo scomparsi, Terenzio e Filippo, attacca il carretto alla sua somarella di nome Mora e dalle sue parole e dai suoi occhi mentre lo racconta, c’è tutta la disperazione di un intero paese. Le vittime vennero caricate mano a mano sul carretto e Mora le condusse a Santa Maria, chiesa del cimitero, verso sera. Dopo il triste trasporto Mora era tutta insanguinata dal sangue degli sfortunati carsolani caduti sotto le bombe degli alleati.
Nelle macerie della caserma “ agliu casalinu” giacevano i cadaveri di undici soldati tedeschi e noi anziani ricordiamo le undici croci di legno al cimitero subito dopo la cappella dei caduti.
Questo racconto così particolareggiato è frutto della mia amicizia dell’indimenticato Italo Proietti che aveva perso il fratello Mario mentre tutto il resto fu raccontato da Felicetto.
Oltre a Mario Proietti morirono quel giorno Giovanna Ferrante, Angelini Filomena, Arcangeli Orlando, Arcangeli Raffaele, Basile Marisa, Bisegna Maria, Cangelmi Adele, Colantoni Giovanna, Colombi Annamaria, D’Alessandro Enzo, D’Andrea Americo, Di Giovambattista Margherita, Di Giovanni Antonio, Di Marcello Leone, Di Matteo Angela, Ferrante Aldo, Ferrante Elvira, Frezza Ezio, Marcelli Ilde, Meddi Augusta, Nazzarro Rosanna, Parusso Regina, Persili Giulia, Persili Marisa, Petrucci Aerando, Petrucci G. Antonia, Petrucci Giuseppe, Ruggeri Nazzarena, Zazza Santa. Numerosi furono i feriti e gli invalidi.
In altra occasione un aereo mitragliò due ragazzi lungo il fiume a valle di Carsoli sol perché indossavano vestiti di tipo militare e così morirono Cococcia Fabrizio e suo cugino Cococcia Luigi entrambi di quattordici anni. Durante la resistenza morirono per mano tedesca Teodoro Ciccosanti, al quale è dedicata una strada (egli fu colpito al bivio tra Nespolo e Collalto Sabino) e Dario Cioccosanti che militava nelle brigate partigiane del nord.
I bombardamenti distrussero oltre l’80% del paese e tutti gli edifici storici di via Valeria e Piazza Corradino ed il vicolo degli ebrei che ora non esiste più, tanto che Carsoli fu equiparata a Cassino per le distruzioni e qualche anno fa ricevette la medaglia d’argento. (Eligio Eboli)