La Piana del Cavaliere, piccola grande città di confine tra potenzialità, disoccupazione ed opportunità da ricercare
Piana del Cavaliere – Il fascino di questa terra di confine è scalfito da una serie di ombre non solo legate agli odori molesti ma al ruolo di un comparto industriale che è stato ed è attualmente protagonista di una crescente disoccupazione generalizzata.
Pur se suddivisa in quattro comuni: Carsoli, Oricola, Rocca di Botte e Pereto, ormai la Piana è una sorta di città unica, questo perchè i campanilismi sono venuti meno con l’evolversi di generazioni che si amalgamo prescidendo da tali fattori.
La Piana del Cavaliere, di fatto solidarizza e si identifica come un comprensorio unico, una realtà vissuta quotidianamente nei servizi, nelle potenzialità inespresse, nelle sue criticità. Ci sono aziende e realtà produttive che sono un fiore all’occhiello e che contribuiscono fattivamente alla crescita sociale, culturale ed industriale. Servirebbe però una formazione organizzata in base all’offerta lavorativa, e soprattutto una analisi delle potenzialità enormi che la Piana potrebbe avere.
Riscoprire un distretto industriale, seppure in forma riveduta e corretta potrebbe essere un punto di ripartenza. Guardando indietro nel breve tempo trascorso la disoccupazione ha preso il sopravvento, sicuramente per colpa di una crisi generalizzata alla quale però bisogna reagire e non solo subire.
Lamentarsi soltanto di ciò che non va bene, non aiuta certo a risolvere determinate problematiche. Serve sicuramente un supporto di rilancio che contrasti l’occupazione ricreando determinate condizioni di nuovi interessi produttivi in questa zona, gravata si da tanti problemi ma anche ricca di beltà, di servizi, di eccellenze e soprattutto geograficamente collegata in maniera ottimale.
Le opportunità vanno ricercate, non arrivano certo bussando alle porte del casello autostradale della A24 Carsoli-Oricola. Ovvio che per fare questo occorre anche applicare una mentalità produttiva che viaggi di pari passo con le esigenze del territorio, da considerare ormai come unito più per costume e volere della gente che a livello di confini territoriali ufficiali.
La piccola grande città della Piana conta quasi diecimila residenti, ma la popolazione fluttuante consente di valutare presenze in numero nettamente superiore. A comprensorio unito eleggere un consigliere regionale sarebbe un gioco da ragazzi. Eppure facendo una valutazione politica, da queste parti proprio la mancanza di strategie territoriali ha favorito ben altre zone della marsica che seppure di dimensioni inferiori e di minore importanza hanno raggiunto traguardi rilevanti. A scapito di un potenziale inespresso che resta suddiviso e frazionato in mille rivoli.
La piccola grande città è comunque casa nostra, ed è una realtà accogliente che annovera molte comunità che si sono insediate in questo territorio provenienti da nazioni diverse e da località diverse. E l’integrazione sociale è comunque anch’esso un fiore all’occhiello che caratterizza positivamente un territorio ricco di storia di cultura e che per come è strutturato rappresenta quella città spaziosa e ridente tutta da vivere. Forse sarà una utopia ma bisogna comunque scalfire quel torpore disoccupazionale dove non vi è futuro che ha ingrigito un territorio che deve essere riportato a colori e senza odori molesti. Vogliamo crederci? Ai posteri le ardue sentenze.