EDITORIALE – O. si siede di fronte a me e, nonostante cerchi di ostentare tranquillità, la sua mano continua a tormentare un foglietto di carta capitato per caso tra le sue dita.
Stabiliamo subito che non venga citato il suo nome.
Originaria della regione di Kharkiv, adiacente al confine russo, cresce inevitabilmente sotto l’influenza culturale russa. Madre russa per metà, marito russo e figli russofoni; possiamo affermare senza timore di sbagliare che O. rappresenti appieno la dicotomia intrinseca di un popolo che, fino a pochi mesi fa di questa sua duplice natura ne faceva un valore, piuttosto che un lacerante dramma.
O. inizia a rilassarsi mettendosi un po’ più a suo agio nella poltrona. La conversazione scorre e, insieme, tentiamo di ripercorrere alcune delle tappe più significative che hanno portato alle drammatiche conseguenze di questi giorni.
Incalzata dalle mie domande sui fatti di Maidan square O. dipinge una classe politica corrotta e dal dubbio passato. L’avvicendamento al potere tra Yanoukovich e Poroschenko viene descritto come l’esigenza da parte del popolo ucraino di affrancarsi da un Sistema oligarchico teso alla soddisfazione dei desideri di pochi. Un tentativo rivelatosi velleitario, poiché Poroschenko si dimostrò all’altezza del suo dicutibile predecessore.
“Le elezioni vinte, con numeri da plebiscito popolare, da Zelensky, non sono state un attestato di fiducia nei suoi confronti ma, piuttosto una totale bocciatura indirizzata al presidente uscente!” confessa O. “…chiunque si fosse presentato avrebbe vinto a mani basse in quel frangente”.
All’interno di questa confusa cornice politica si consumava, intanto, la tragedia del Donbass.
O. non ha problemi ad ammettere che in quel periodo i media di Stato derubricavano il conflitto ad un mero problema di “disordine pubblico”, banalizzando quello , che, purtroppo poi, si sarebbe palesato come il venefico germoglio di una Guerra civile.
Si, proprio così la definisce O., una madre ucraina che nutre “dei timori a riportare i propri figli a Kiev (dove si sono trasferiti da qualche anno), perché russofoni e, per questo, dei potenziali bersagli”.
O. dubita,rispondendo alla mia susseguente domanda, che esistano movimenti nazifascisti imperanti in ucraina ma, intercetta il crescente radicarsi, in modo trasversale attraverso il tessuto sociale, di una deriva nazionalista per il momento solo anti russa.
Avverte la sensazione che il suo paese sia martoriato oltre che dalle bombe, ancor di più da una Guerra di propaganda, i cui protagonisti sono: da una parte gli Stati Uniti e le loro promesse di investimenti e prosperità in cambio di un abnegante sottomissione; dall’altra la Russia, creatrice di chimère da combattere facendo leva su cardini religiosi e spauracchi pseudonazisti, atti a giustificare un’invasione di stampo epurativo ma suprattutto in odor di espansionismo.
Chiudendo il mio taccuino e guardando O. negli occhi mi rendo conto che sono gli stessi occhi dell’Ucraina, carichi di sgomento e destabilizzato senso di discernimento. Il risultato della Verità Perduta”
Omar Megirab