Valle del Turano – Anche il personale della Riserva fa parte della rete di ricercatori, aree protette e volontari chiamata a raccogliere dati in quella che si configura come la prima indagine nazionale coordinata, sulla distribuzione e consistenza delle popolazioni di lupo in Italia.
Ma in che cosa consiste l’attività di ricerca e come è stata organizzata? Si tratta fondamentalmente di raccogliere e catalogare i segni di presenza del lupo. L’intero territorio peninsulare è stato suddiviso all’interno di una griglia con celle di 10 x 10 km e in queste celle sono stati individuati dei percorsi (transetti) da percorrere periodicamente a piedi.
I principali segni di presenza che cerchiamo sono gli escrementi e le tracce (piste) che il predatore rilascia nel terreno innevato – ma non vengono trascurati altri “indizi”, quali le urine (molto evidenti in presenza di neve), le raspate lasciate con le unghie in prossimità dei punti di marcatura, o anche i resti di predazioni.
Tutti questi segni di presenza vengono fotografati, codificati e schedati con le informazioni associate. Inoltre gli escrementi abbastanza freschi vengono raccolti ed inviati, a laboratori di riferimento, per le analisi genetiche. Le informazioni che si possono ottenere da tali analisi sono molteplici. Innanzitutto possiamo identificare i singoli individui (avendo una sorta di carta di identità genetica) e seguirne gli eventuali spostamenti. Possiamo ricostruire le relazioni parentali tra individui (ad es. se si tratta di fratelli o figli/genitori); e poi possiamo identificare eventuali esemplari ibridi, quindi animali che sono il frutto di accoppiamento tra lupi e cani.