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La sera della “Pasquarella”, tanta nostalgia per la antica tradizione fermata dal Covid

Redazione  – Come da tradizione storica, nella sera del 5 gennaio si era soliti celebrare “la Pasquarella”, così chiamata, per via del fatto che questo appuntamento rappresenta la prima Pasqua dell’anno, Pasqua Epifania (che tutte le feste si porta via).

Un vero e proprio rito che da sempre  si svolge lungo le vie dei borghi; dove un gruppo di cantatori, esegue un canto benaugurante, volto alle abitazioni e alle famiglie che vi risiedono, le quali per ringraziare offrono dei pasti, piatti tipici del territorio. Una tradizione che unisce tutti, grandi e piccoli in una sorta di concerto itinerante che appassiona, dà colore e fascino e tanto entusiasmo.

E’ sempre elevato il numero dei partecipanti e “la pasquarella” si tramanda negli anni, di generazione in generazione, ed è salvaguardata come uso e costume di molte comunità della Valle del Turano, così come di altri centri in cui viene celebrata.

E’ una tradizione molto antica tipica dell’alta Sabina,  e coincide quindi con il tipico canto di questua di origine contadina, eseguito per l’occasione da gruppi di “befanotti”, “pasquaroli”, “pasquellanti”, “pasqualotti”, “pasquellari” o, nell’alta Sabina ed in Valnerina “pasquarellari” che, accompagnati da strumenti musicali, richiedono cibo e vino, augurano la buona sorte per l’anno venturo, fertilità dei terreni e delle giovani spose. Nelle versioni religiose del canto, portano di casa in casa l’annuncio della venuta del Messia. I gruppi rappresentano le anime degli antenati, ma al contempo rifuggono dai fantasmi degli stessi.

Nei borghi della Valle del Turano, ma anche in alcune frazioni di Carsoli, così come in Valle Aniene, la tradizione vuole che quando i pasquarellanti girino per le case a riscuotere cibarie per lo più salumi formaggi ci eccetera, vengano intonati dei versi ed uno in particolare affiora nella mente ed è questo recitato a Collalto Sabino:

“Oggi è la Santa Pasqua, e Benedetta sia,
tra una casa e l’altra ci sta Santa Maria,
Santa Maria e Madre libera sta casa da foco di bracia,
☺️ dente di lupo e bocca di serpente,
Dio ce ne scampi della mala gente”

Sul video sottostante il Canto della Pasquarella in un video del 2013 postato da Mario Gentili

In questo articolo anche il ricordo di Nonna Colomba di Carlo, era il canto della Pasquarella del 2020 a Tufo di Carsoli e la centenaria ebbe a ricevere la gradita visita della compagnia.

Emozione e tradizione a Tufo di Carsoli per la tradizione della Pasquarella da nonna Colomba