Verba volant , scripta manent ” (le parole volano , gli scritti rimangono) , forse avrà avuto in mente questo antico motto latino Papa Sisto V nel 1587 quando diede ordine di costruire in Subiaco un opificio dedito alla fabbricazione della carta , ma più probabilmente si era resa necessaria la sua costruzione a causa del fabbisogno sempre crescente di carta che la vicina officina per la stampa a caratteri mobili di Santa Scolastica richiedeva per la produzione di libri.
Nacque così questo antico opificio che in breve tempo divenne importante punto di riferimento per l’Italia di allora e per i paesi confinanti che apprezzavano enormemente la sua carta pregiata , soprattutto nel 18° secolo quando l’ arrivo dei maestri cartai da Fabriano e Pioraco diedero un importante impulso alla produzione .
Precedentemente la costruzione della diga della ” Parata” nel 1636 aveva già giovato moltissimo al potenziamento dell’ Opificio , mentre nel secolo della rivoluzione industriale tutto l’impianto subì una graduale trasformazione passando da una produzione ancora con metodi artigianali , a vera e propria industria moderna nel 1920 quando la famiglia Crespi prese le redini della fabbrica e che in quel momento contava circa 200 operai .
La seconda guerra mondiale fu una parentesi dolorosa per la Cartiera che fu danneggiata in modo rovinoso dai bombardamenti , ci vollero diversi anni nel dopoguerra per riportare la produzione ai livelli precedenti fino al 1968 quando la proprietà optò per l’abbandono della produzione di carta pregiata in favore della produzione di carta chimica autocopiante.
Questo fece sì che la Cartiera potesse crescere ulteriormente negli anni successivi aumentando produzione e occupati fino agli inizi degli anni novanta quando l’ avvento dell’ era digitale mise la parola fine a secoli di storia produttiva , gli anni successivi furono solo un tormentato modo di tenere in vita la Cartiera , ma tutto l’impianto non potè reggere il confronto con la modernità e questo segnò la fine ingloriosa della Cartiera di Subiaco.
Come si può notare la vita della Cartiera è stata abbastanza lineare dalla data della sua costruzione fino alla sua chiusura in anni recenti , una chiusura sicuramente frutto di politiche , investimenti o direzioni produttive sbagliate, complice una concorrenza agguerrita , forse anche la profonda complessità dei rapporti lavorativi e sindacali, ma probabilmente anche una fine fisiologica per un apparato produttivo forse divenuto troppo grande per la nostra piccola vallata, troppo lontana dalle vie comunicazione ,quindi priva di quella capacità di veicolare velocemente i prodotti verso altri luoghi , capacità diventata prioritaria in un mondo che corre sempre più velocemente.
Ma è l’impatto sociale una componente sicuramente importante della parabola storica della Cartiera , essa ha sempre rappresentato una sicurezza nella popolazione di Subiaco , sicurezza nella quale numerose generazioni hanno potuto prosperare , quindi la sua fine ha segnato un’epoca , è stato uno spartiacque tra la Subiaco contadina, operaia , tradizionalista , e la Subiaco dei giorni nostri , più aperta al mondo , con meno sicurezze certamente, ancora alla ricerca di una propria identità sicuramente , ma con le potenzialità di un luogo che può offrire molto a chi la abita e a chi viene a visitarla.
Guardare oggi l’area dove è sita la vecchia Cartiera crea disagio certamente , ma bisogna guardarla con occhi diversi , guardare a quegli edifici come luogo di rinascita , di speranza , creare le condizioni affinché si possa prospettare e progettare una grande area dove si possa esprimere la vocazione turistica del nostro territorio in un felice connubio tra sport , ambiente, istruzione, ricettività, un luogo dove si possa investire in attività imprenditoriali innovative o che rimandino ad antichi mestieri o startup che possano proiettare nel futuro l’idea di imprenditorialità del nostro territorio.
Oggi come ieri quindi la gloriosa Cartiera di Subiaco può tornare ad essere il cuore pulsante della nostra città , restituirci una identità nuova ma che affonda le radici nel nostro passato , c’è bisogno solo di idee valide e di una grande forza di volontà.
(Gian Luca Orlandi)