La zona rossa tra Lazio e Abruzzo, alla faglia di Balsorano/Sora l’evento sismico storico collegato risale al 1654
Redazione – Il terremoto di magnitudo Richter 4.4 (Mw 4.4) avvenuto nella giornata di ieri alle 18:35 (ora italiana) al confine tra Lazio e Abruzzo, tra le province di Frosinone e quella dell’Aquila, a una profondità stimata di 14 km ricade in una zona particolarmente attenzionata e delicata sotto il profilo sismologico. La zona interessata dall’evento odierno è caratterizzata da una sismicità frequente, sia a livello strumentale che dai dati storici Nelle ore precedenti l’evento di M 4.4 erano avvenuti circa 30 piccoli terremoti, tutti di magnitudo inferiore a 3. Nell’ora successiva al terremoto delle 18:35 sono state registrate circa 15 repliche di piccola magnitudo (la maggiore di M 2.2). Ora c’è grande attenzione per le ore successive.
La provincia di Frosinone ed in particolare la fascia orientale della Ciociaria, in riferimento ai dati storici ed a tutte le conoscenze scientifiche al momento disponibili, è soggetta ad una maggiore accelerazione del suolo e quindi esposta a movimenti tellurici di rilevante entità.
La zona del terremoto attuale è caratterizzata da pericolosità molto alta, come testimoniato anche dai forti terremoti avvenuti in passato. L’evento sismico storico più prossimo all’area dell’evento odierno è quello del 1654, per il quale si è stimata una magnitudo pari a 6.3. A nord e a sud sono avvenuti in passato altri forti terremoti, come quello del 1915 nella zona della Marsica, e nel 1349 al confine tra Lazio e Molise.
Il terremoto del 1654 colpì con effetti distruttivi sia la zona del Lazio meridionale compresa tra Sora e Cassino che la zona della Marsica in Abruzzo. All’interno di quest’area gli effetti furono molto diversificati, probabilmente a causa delle diverse condizioni geologiche e morfologiche dei territori. Furono quasi completamente distrutti Casalattico, Opi, Piedimonte S. Germano, Posta Fibreno, Santopadre. Altri centri subirono distruzioni diffuse: Atina, Casalvieri, Belmonte Castello, Castelliri, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Pontecorvo, Roccasecca, Alvito, Arpino, Aquino, Sora, Boville Ernica, Pescosolido, Veroli, Arce, Balsorano Vecchio. La scossa fu avvertita a Napoli e a Roma. Il terremoto colpì un territorio marginale dal punto di vista produttivo e della viabilità e nessun centro urbano rilevante fu danneggiato: l’unico sito di una certa importanza, per il suo ruolo religioso, storico e monumentale, fu Montecassino, con chiese, abbazie e strutture annesse, per le quali si hanno descrizioni dettagliate degli effetti. Il numero delle vittime varia a seconda delle fonti, ma complessivamente sembra siano state circa 200.
Gran parte dell’area danneggiata, che all’epoca afferiva al Regno di Napoli, faceva parte del feudo del Duca di Sora. Il terremoto danneggiò l’edilizia povera, di case e infrastrutture agricole, paralizzando l’attività produttiva e interrompendo le entrate di cui fruiva il duca che chiese pertanto che tali terre venissero esentate dai carichi fiscali. Le pressioni esercitate dal Duca sugli uffici regi furono tali da scoraggiare le richieste delle altre comunità colpite, tranne quella di Opi. Questo fattore ha quindi contribuito ad oscurare le altre situazioni di danno locale non ricordate da fonti ufficiali e locali. La mancanza di interventi economici per la ricostruzione, in un contesto quasi ai limiti della sussistenza, favorì un flusso migratorio della popolazione verso lo Stato della Chiesa e la Puglia. Questo evento rappresenta il più forte terremoto avvenuto nel Frusinate ed uno dei più forti che hanno interessato il Lazio. Altri eventi importanti sono quelli che nel 1703 colpirono il settore meridionale del’Appennino umbro-marchigiano (14 gennaio) e successivamente l’Aquilano (2 febbraio) e quello di Avezzano del 13 gennaio 1915. La lunga e complessa sequenza del 1703 produsse danni molto gravi in moltissime località del Reatino e danni leggeri anche nell’area urbana di Roma; il terremoto del 1915 ebbe conseguenze drammatiche anche nel Lazio, nel Reatino e nel Frusinate, ove si ebbero quasi un migliaio di vittime. Insieme a questi grandi eventi sismici, sono noti diversi eventi di energia inferiore, ma comunque localmente molto significativi. Fra questi oltre all’evento del 1654, sono da ricordare altri due terremoti che nel Seicento colpirono rispettivamente la zona di Amatrice (1639, Mw 5.9) e di Bagnoregio (1695, Mw 5.7). I dati relativi ai terremoti storici e tutte le conoscenze scientifiche al momento disponibili sono riassunte nella Mappa di Pericolosità Sismica del territorio nazionale (Gruppo di Lavoro MPS, 2004) dalla quale si rileva che il territorio regionale è caratterizzato da valori probabilistici di accelerazione massima attesa molto variabili, con un minimo lungo tutta la fascia costiera, e due aree di massimo in zona appenninica, che interessano il margine sud-orientale della provincia di Frosinone e il territorio della provincia di Rieti che si incunea fra Umbria e Abruzzo.
La storia sismica di Sora , uno dei centri più prossimi all’epicentro, mostra una frequenza elevata degli effetti di terremoti di media intensità, soprattutto a partire dalla metà dell’Ottocento quando le osservazioni sono diventate più complete. Si notano anche alcuni eventi che hanno raggiunto il grado VIII o IX della scala Mercalli-Cancani-Sieberg.