L’Aquila. Sono passati cinque anni da quel 6 aprile 2009, quando a L’Aquila un forte e improvviso terremoto distrusse case, famiglie ed edifici. Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente ha emanato un’ordinanza con la quale, in occasione del 6 aprile, quinto anniversario del sisma, dispone «la proclamazione del lutto cittadino e l’esposizione delle bandiere negli uffici pubblici listate a lutto, per non dimenticare e per contrassegnare quanto è ancora vivo e presente in ciascuno: il dolore per le tante vite cadute sotto lemacerie del sisma».
Il Primo cittadino dispone, inoltre, «il divieto, nelle vie e nelle piazze del luogo di svolgimento delle iniziative programmate dall’amministrazione comunale, di tutte le attività lavorative dei cantieri edili, delle attività rumorose e che possano intralciare l’afflusso dellepersone, nonché delle attività ludiche e ricreative e di ogni altro comportamento che contrasti con il carattere luttuoso della ricorrenza».
Il primo cittadino, attraverso l’ordinanza, dispone, inoltre, la chiusura “in segno di lutto e in ricordo delle vittime del sisma, degli esercizi commerciali e dei locali pubblici dell’intero territorio comunale, dalle ore 9.30 alle ore 11.30 di domenica 6 aprile 2014».
«Affiché la memoria tenga vivo il ricordo della notte del 6 aprile 2009 e rigeneri una nuova luce e speranza dopo il tormento di quei drammatici secondi», il sindaco invita inoltre «tutti i cittadini e le organizzazioni sociali, culturali e produttive e le altre Pubbliche amministrazioni a partecipare alle iniziative promosse dal Comune, nonché ad esprimere, in forme decise, autonomamente, la propria partecipazione in ricordo del drammatico evento».
Riflessione: al centro di L’Aquila, le famiglie hanno appeso su unatransenna, le chiavi delle loro abitazioni, nella speranza di tornare a casa. Oggi purtroppo, gran parte delle famiglie si trova ancora in condizione disastrose. L’augurio è che grazie agli organi di competenza L’Aquila e gli aquilani tornino ad una vita “normale”… dopo tanta sofferenza, lomeritano. (Elita Proietti)