Lazio, ospedali riconvertiti in strutture Covid, Cifaldi (Cisl Medici): “le altre malattie non vanno in vacanza”
“Quello che sta accadendo è la prova provata che gli ospedali si stanno sovraccaricando e non si sta investendo nella medicina territoriale e neanche nei dipartimenti di prevenzione, cioè quelli che si occupano di igiene pubblica”, così dichiara in un comunicato Luciano Cifaldi, segretario generale della Cisl Medici Lazio.
“Vorremmo che qualcuno ci spiegasse a cosa serve fare migliaia di tamponi se poi non si riescono a fare i tracciamenti. A questo punto, a cosa serve sapere che c’è il tampone positivo e magari saperlo anche a diversi giorni di distanza dal prelievo? I vari cluster nella nostra regione stanno a significare che si continua a rincorrere il Covid: ispezioni preventive se ne fanno o si agisce solo tardivamente dichiarando zona rossa e chiudendo RSA?”
“Il mancato potenziamento della medicina del territorio – prosegue la nota della Cisl Medici Lazio – comporta che i pronto soccorso continuano a riempirsi e gli ospedali vengono riconvertiti in strutture Covid. Intanto si riducono e vengono sospese le attività quotidiane di elezione e le liste di attesa si allungano. Le altre malattie, quelle cardiovascolari, quelle tumorali non vanno certo in vacanza e continuano a colpire le persone che però vedono ristretta la possibilità di un adeguato accesso alle cure in termini di tempistica”. Sono queste alcune delle critiche più urgenti che il segretario Cisl Medici Lazio intende far emergere per proporre un cambio di rotta nel modo di gestire l’emergenza.
“Visto che la situazione è eccezionale – conclude Cifaldi – allora sono necessari approcci eccezionali. Occorre trasformare i rapporti di lavoro degli operatori della sanità da determinati ad indeterminati, attingere dalle graduatorie esistenti per colmare i vuoti in organico, trasformare il rapporto degli specialisti ambulatoriali in tempo pieno a 38 ore. Non è più tempo di eroismi e neppure di eroi. Il personale nella sanità sta lavorando in condizione di grave stress e di autentico pericolo per la propria salute e per quella dei propri familiari. Eh sì, perché medici ed infermieri hanno una propria vita al di fuori del lavoro anche se questo può sembrare strano in tempi di lockdown”.