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L’Azione Cattolica di Carsoli in pellegrinaggio ad Assisi a conclusione dell’anno associativo

Carsoli – Non poteva concludersi in modo migliore l’anno associativo 2022-2023 per l’Azione Cattolica di Carsoli, che il 13 giugno, giorno di devozione a Sant’Antonio da Padova, si è recata in pellegrinaggio ad Assisi per ripercorrere lo straordinario cammino di vita e di fede del grande San Francesco, il santo “poverello” che parlava al cuore degli uomini e anche agli animali, autore del meraviglioso Cantico delle Creature, fondatore dell’ordine dei Frati Minori (o dei Francescani), patrono d’Italia e anche dell’Azione Cattolica.

Non è un caso che sia stato scelto dall’Azione Cattolica di Carsoli proprio questo itinerario per il pellegrinaggio di fine anno, poiché dal 2023 e per i prossimi tre anni ricorre l’Ottocentenario Francescano, il cammino verso i cinque più importanti anniversari del santo.  Nel 2023, infatti, si contano 800 anni dalla redazione della “Regola Bollata” e dalla realizzazione del primo presepe di Greccio; nel 2024 si ricorderanno le stimmate ricevute dal poverello a La Verna, vicino ad Arezzo; nel 2025 la composizione del Cantico delle Creature e nel 2026 si celebreranno gli otto secoli dalla morte di san Francesco. Un’occasione unica per pensare, meditare, contemplare e rivivere i momenti più importanti della sua storia.

La giornata ad Assisi è stata intensa, piena, ricca di emozioni e scandita da momenti di profonda preghiera. Il gruppo, formato da tesserati di Azione Cattolica e altri pellegrini esterni all’associazione, è stato guidato nell’intera organizzazione dal presidente Gianni Zazza e sostenuto dalla partecipazione preziosa del parroco di Carsoli don Roberto Cristofaro e insieme sono partiti all’alba del giorno 13 giugno per arrivare alla celebrazione della Santa Messa alle ore 11 nella Basilica Papale di San Francesco.  Dopo la messa, una guida turistica ha accolto il gruppo dei pellegrini di Carsoli per condurlo alla scoperta dei luoghi di San Francesco nella duplice Basilica a lui dedicata e custodita dai Frati Minori Conventuali.

Varcata la soglia di questo luogo sacro, i pellegrini e le pellegrine non hanno potuto fare a meno di sentire tutta la bellezza della storia, dell’arte e soprattutto della spiritualità che si respira. Ogni parete, ogni affresco racconta i tanti momenti salienti che hanno caratterizzato il cammino del santo “somigliantissimo a Cristo”, e benché si usi dire che San Francesco sia stato un rivoluzionario della Chiesa, in realtà non c’è santo capace di fare propria, nel modo più fedele, la vita di Gesù, il suo esempio, nel cammino di fede. Una familiarità con la Scrittura, ed in particolare con il Vangelo, da cui scaturiva questa somiglianza spirituale, questo “diminuire” di sé stesso affinché Gesù crescesse nei cuori di chi lo incontrava.

Nella Basilica Inferiore, i pellegrini di Carsoli sono stati condotti subito alla Cripta per un primo incontro col Santo. I suoi resti mortali sono custoditi dentro un’urna di pietra povera, collocata sopra un piccolo altare. Intorno alla tomba, sono posti anche i corpi di quattro dei primi fedelissimi compagni, e all’incrocio delle rampe di accesso alla cripta riposa la nobildonna Jacopa de’ Settesoli, molto vicina al Santo, che affettuosamente si faceva chiamare frate Jacopa. Francesco accoglieva a sé uomini, donne e tutto il creato. “Fratello sole”, “sorella luna”, “fratello lupo”, “sorella cicala”: è così che si rivolgeva ad ogni esistenza, sussurrando al cuore, accarezzando l’anima perfettamente in sintonia con il tutto, perché tutto veniva da Dio ed era motivo di lode e di gioia.

Nei meravigliosi passaggi della Basilica Inferiore, il gruppo ha seguito la guida ammirando i vasti cicli pittorici che impreziosiscono le pareti e le volte, in un crescendo tematico e spirituale realizzato da Giotto e i suoi collaboratori che restituiscono una sintesi magistrale del cammino ascetico di Francesco. La bellezza luminosa del Santo traspare in ogni episodio tratteggiato dall’opulenza dello stile senese. Ma San Francesco non era bello, per come è intesa oggi la bellezza, e lo si può constatare nell’affresco di Cimabue “Maestà di Assisi” (1288 circa) che compare nel transetto destro della Basilica Inferiore. Si tratta di una delle più antiche rappresentazioni del santo poverello, dove è ritratto piccolo, minuto, bruttino di aspetto, scalzo e con un povero saio come veste; ma nello stesso tempo ha tutti gli elementi che lo rendono maestoso nella sua santità, come la chierica, le stimmate sulle mani e sui piedi e al petto un libro, il Vangelo.

Il gruppo è poi salito nella Basilica Superiore, con pareti e volte interamente ricoperte di affreschi che sbalordiscono per l’originalità dello stile, della coerenza artistica e per il loro straordinario contenuto. Affreschi che rappresentano la profetica testimonianza del Santo, che ha riversato nella Chiesa e nella società ideali e valori validi per gli uomini di ogni tempo. Francesco è stato un giovane ricco di averi, ma determinato a spogliarsi di tutto per ricevere Cristo: la sua conversione fu totale e senza esitazioni e sin dall’inizio si propose di seguire alla lettera quello che il Vangelo gli chiedeva.

Bellissimo l’affresco della “Spogliazione di Francesco” realizzata da Giotto, che fa riflettere intensamente su questo atto rivoluzionario: Francesco si spoglia di tutti i suoi abiti di fronte a una folla attonita e dinanzi a suo padre, Pietro Bernardone, un ricco mercante di stoffe che aveva erroneamente immaginato per il suo Giovanni, detto Francesco (perché sua madre era di origine francese), il proseguimento della sua stessa strada fatta di successi, ricchezza, rispettabilità. E invece il suo unico figlio volle restituirgli persino gli abiti per dedicarsi agli ultimi, in primis i lebbrosi, abbracciando la povertà più assoluta per seguire una ricchezza ancora più alta e totale, la ricchezza della fede evangelica e della speranza cristiana legata intimamente a Gesù. Vivere il Vangelo e seguire le orme di Cristo povero e crocifisso fu la norma che determinò ogni scelta della vita di Francesco e da questa norma creò poi la Regola per sé e i suoi frati.

Dopo una breve pausa pranzo, il gruppo di Carsoli si è spostato nella Basilica di Santa Chiara, altra figura importante per la vita di San Francesco e per la Chiesa stessa: se Francesco apparteneva ad una famiglia benestante, Chiara era invece di famiglia nobile. Immaginiamo per due ragazzi così giovani come possa essere incredibile compiere un gesto di rifiuto della vita precedente, una vita fatta di benessere, ricchezza e potere in cambio di un vita povera tra i poveri. Un’amicizia forte unì Francesco e Chiara, un’affinità elettiva, come direbbe Goethe, fece incontrare le loro vite e le loro scelte. Francesco chiamava Chiara la sua “pianticella” e Chiara chiamava Francesco “il nostro Padre”: l’intesa profonda tra Francesco e Chiara, che caratterizza l’epopea francescana, non venne mai “dalla carne e dal sangue” ma da un comune destino di santità.

Nella Basilica di Santa Chiara, il gruppo di Carsoli ha potuto pregare davanti al crocifisso di San Damiano, l’icona a forma di croce dinanzi a cui Francesco d’Assisi stava pregando quando ricevette la richiesta del Signore di riparare la sua casa. Pregare davanti allo stesso crocifisso su cui pregava anche San Francesco è stata per i pellegrini di Carsoli un’esperienza unica e molto forte, come anche entrare nella Porziuncola, all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, ultima tappa del pellegrinaggio ad Assisi.

La Porziuncola era un piccolo pezzo di terreno, immerso tra le selve, situato sul monte Subasio che dipendeva all’epoca dal monastero di San Benedetto. Francesco spesso si fermava alla Porziuncola a pregare: qui capì che doveva vivere secondo il Santo Vangelo e inviò i primi frati ad annunciare la pace. Nel 1205 scelse questo luogo come sua dimora e ci fondò l’Ordine Francescano.  Il 2 agosto 1216, alla presenza di sette vescovi umbri, il piccolo edificio fu consacrato e vi fu proclamato il cosiddetto Perdono d’Assisi. “Io voglio che tutti vadano in paradiso”: questa era la missione di Francesco.

Pregare nella Porziuncola è stato per i pellegrini di Carsoli  il momento, forse, più forte di tutta la giornata. Inginocchiarsi in quel luogo carico di storia e di fede riesce ad emozionare credenti e anche non credenti, come ha sottolineato anche la guida, perché riesce a toccare la sensibilità di tutti i cuori, a comunicare la sua grande potenza di fede. Il gruppo si è rimesso in viaggio carico di speranza e di nuove consapevolezze portando a casa l’esempio mirabile di San Francesco, che ancora oggi dopo ottocento anni, riesce ad essere sorprendentemente vivo. “Conoscere più da vicino San Francesco nei luoghi in cui ha attraversato la sua vita e la sua fede – hanno commentato alcuni pellegrini di Carsoli – è stato per noi un modo per stringere un’amicizia più forte con lui, per guardare al suo esempio nella vita di tutti i giorni”.

Un modello, quello di San Francesco, caratterizzato dalla rinuncia alle cose terrene per fare spazio all’eternità, che è dentro ognuno noi.