L’abbinamento tra castagne e vino novello è una tradizione autunnale che affonda le sue radici nella cultura contadina, quando, dopo la vendemmia, i contadini festeggiavano l’arrivo del vino novello con i frutti di stagione, tra cui le castagne. Questo accostamento è apprezzato per l’equilibrio di sapori: la dolcezza naturale e leggermente farinosa delle castagne, soprattutto se arrostite o bollite, si sposa perfettamente con la freschezza, la vivacità e le note fruttate del vino novello, che ha una gradazione alcolica moderata e un gusto giovane. Le caldarroste in particolare, con il loro sapore affumicato e tostato, trovano nel vino novello un contrasto gradevole che ne esalta l’aroma. Inoltre, entrambi vengono consumati nei mesi autunnali, quando il clima fresco invita a gustare questi sapori conviviali in compagnia. Non è raro, soprattutto in molte zone del Nord Italia, che questo abbinamento sia il protagonista di sagre e feste di paese, che celebrano non solo il raccolto, ma anche il piacere dello stare insieme con cibi genuini e di stagione.
La storia delle castagne è affascinante e intrecciata con l’evoluzione delle civiltà umane, specialmente nelle regioni montuose d’Europa e dell’Asia. Questo piccolo frutto, nutriente e versatile, ha rappresentato una fonte di sostentamento importante per secoli, guadagnandosi il soprannome di “pane dei poveri” per il suo ruolo vitale nell’alimentazione di molte popolazioni.
Origini e diffusione delle castagne
La pianta del castagno (Castanea sativa), da cui provengono le castagne, è originaria dell’Asia Minore, precisamente delle regioni intorno al Mar Caspio, ma si è diffusa in tutta Europa fin dall’antichità. Il castagno si adattava facilmente ai terreni montani e poveri, spesso inadatti ad altre coltivazioni, rendendolo una risorsa essenziale per le popolazioni che vivevano in zone collinari e montuose. Le prime tracce di castagni coltivati risalgono a oltre 3.000 anni fa, e si pensa che Greci ed Etruschi abbiano contribuito alla diffusione della coltivazione della castagna in Italia.
I Romani apprezzavano le castagne per le loro qualità alimentari e le diffondevano nelle province dell’impero, dai Balcani fino alla Gallia. Essi non solo ne facevano consumo come cibo, ma impiegavano il legno del castagno in costruzioni e lavori artigianali, grazie alla sua resistenza e durevolezza. La castagna divenne così uno degli alimenti principali, in particolare durante l’inverno, quando altre risorse scarseggiavano.
L’importanza delle castagne nel Medioevo
Durante il Medioevo, il castagno divenne una vera e propria risorsa strategica in diverse aree dell’Europa, soprattutto nell’Italia settentrionale, in Francia, in Spagna e nei Balcani. In questo periodo, molti villaggi montani dipendevano quasi interamente dalle castagne, che costituivano una delle principali fonti di carboidrati e calorie. I boschi di castagno erano considerati tesori preziosi, tanto da essere regolamentati da leggi severe per proteggerli e conservarli.
Le castagne venivano raccolte in autunno, poi essiccate e conservate in locali appositi per essere consumate durante tutto l’anno. Venivano trasformate in farina di castagne, un ingrediente base per il pane e altri alimenti. Questo tipo di farina era un’alternativa essenziale alla farina di grano, soprattutto nei periodi di carestia o di guerra, quando le altre risorse scarseggiavano. In molte regioni italiane, come in Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte, la farina di castagne è stata per lungo tempo uno degli ingredienti più utilizzati e ha dato origine a piatti tradizionali, come il famoso castagnaccio.
La castagna come “pane dei poveri” e la rinascita nel Rinascimento
A causa della sua accessibilità e del basso costo, la castagna è stata soprannominata “pane dei poveri”. Era nutriente, abbondante e disponibile per gran parte della popolazione rurale, che viveva in condizioni economiche difficili. Oltre alla farina di castagne, si consumavano castagne bollite o arrostite, che fornivano un apporto calorico sufficiente per affrontare l’inverno.
Nel Rinascimento, la coltivazione dei castagni e l’uso della castagna si diversificarono ulteriormente. Anche se il grano cominciava a diventare più accessibile e diffuso, il consumo di castagne rimase importante, e nuove ricette vennero create per trasformare questo ingrediente tradizionale in piatti raffinati.
Il declino e la riscoperta della castagna nel XX secolo
Con l’industrializzazione e la conseguente urbanizzazione, il consumo di castagne iniziò a diminuire. La crescente disponibilità di grano, riso e mais ha sostituito in parte il ruolo delle castagne nella dieta quotidiana, relegandole a un alimento stagionale e quasi folkloristico. Inoltre, nel Novecento, una serie di malattie del castagno, tra cui il cosiddetto “cancro del castagno” e il cinipide galligeno, hanno decimato le piantagioni in Europa, mettendo a rischio questa risorsa naturale.
Fortunatamente, grazie a programmi di riforestazione e a tecniche di coltivazione innovative, il castagno ha conosciuto una rinascita, in particolare come risorsa di nicchia. Oggi le castagne stanno vivendo una sorta di “seconda giovinezza”, essendo rivalutate come alimento salutare e nutriente, ricco di vitamine, fibre e minerali. Vengono utilizzate non solo nella cucina tradizionale, ma anche nella preparazione di dolci, farine alternative e prodotti gourmet. Le sagre delle castagne, celebrate in molte regioni italiane, sono un tributo a questo antico frutto e alla sua storia.
La castagna nella cultura e nella gastronomia moderna
Oggi le castagne sono un alimento apprezzato non solo nelle aree rurali, ma anche nelle cucine di alta gastronomia. Piatti come il castagnaccio, la polenta di farina di castagne, le caldarroste e la marron glacé sono entrati a far parte del patrimonio culinario, diventando simboli di tradizione e di un ritorno alla semplicità. Inoltre, in tempi recenti, le castagne sono state riconosciute per i loro benefici per la salute: sono naturalmente prive di glutine e adatte a diete vegetariane e vegane.
In conclusione, la castagna ha attraversato millenni di storia, da alimento indispensabile per la sopravvivenza a simbolo di tradizione e genuinità. La sua evoluzione riflette la storia delle comunità rurali e il legame tra l’uomo e la natura, rendendo la castagna non solo un frutto, ma un elemento culturale di grande valore.