Subiaco – Una leggenda sembra voglia evidenziare la derivazione del nome del fiume Aniene dal Re Etrusco Anio, morto annegato nelle sue acque.
l territorio di Subiaco fu anticamente abitato degli Equi, i quali, dopo una serie di battaglie, furono definitivamente sottomessi nel 304 a.C. dai Romani. Il periodo preromano è testimoniato, a Subiaco, da avanzi di mura poligonali, frammenti di ceramica e altri reperti archeologici. Nel 299 a.C. i Romani fondarono colonie nella Valle dell‘Aniene, costituendo così la Tribù Aniense. L’appartenenza dei cittadini sublacensi a questa Tribù è dimostrata da un monumento sepolcrale, rinvenuto nel 1843 in località S.Angelo e tutt’ora visibile prima di arrivare a Subiaco.
Nella mitologia greca, Anio era il nome di uno dei figli di Apollo, e Creusa o Reo.Anio ebbe anche un figlio, chiamato Androne, che divenne re di Andro ed ebbe come il padre poteri divinatori.Androne, fratello delle Vignaiole, le tre ragazze che ebbero come dono da Dioniso il poter creare olio, vino e grano all’infinito, fu discepolo di Apollo per quanto riguarda l’arte mantica, tecnica, si racconta, nota anche a suo padre. Divenne successivamente re di Andro. Andro o Andros (in greco Άνδρος) è un’isola della Grecia, la più settentrionale dell’arcipelago delle Cicladi. Ma veniamo ad Anio.Anio era il figlio del dio Apollo che generò con Reo figlia di Stafilo. Il padre avendo scoperto la figlia incinta la rinchiuse in un cofano e la gettò nel mare. Grazie ad Apollo il bimbo nacque e rimase in vita…In epoca Romana, il cofano (lat. cophinus) era un apprestamento difensivo operato dalle legioni: una sorta di cassone cuneiforme, dotato di feritoie laterali, che veniva installato nel fossato perimetrale all’accampamento militare, posto a protezione e controllo dell’alveo .
Nel comune di Custonaci si erge il Monte Cofano, che prende il nome dal cophinus Romano, a causa del suo profilo cuneiforme Catillo rapisce la figlia di Anio e la porta con sé sul monte, che prende il suo nome. Egli cerca di approfittare di lei, allora suo padre tenta di oltrepassare il fiume per raggiungerla, ma viene trascinato via dalle acque e muore. Catillo e la ragazza, che erano ancora sul monte, vengono attirati da un bagliore: appare loro lo spirito di Anio che porta in salvo la fanciulla e abbandona lo sciagurato sul monte. Il suo spirito rimase intrappolato in quel luogo, mentre il fiume viene chiamato Aniene in onore di Anio.I Monti Simbruini (dal latino “sub imbribus” – sotto le piogge), dette anche Alpi Romane, sono una catena montuosa sita nel Lazio al confine con l’Abruzzo.Poco prima della confluenza con il Simbrivio, l’Aniene forma le caratteristiche Cascate di Trevi.A valle di Trevi il fiume scorre in una valle molto incassata ricevendo solo piccoli tributi idrici fra i quali si annovera quello della Sorgente dell’Inferniglio che gli tributa da destra presso Jenne con portate variabili da 0,1 a 1,6 m³/s. Dopo avere bagnato Subiaco la valle s’allarga e giunto ad Agosta il fiume riceve parte del tributo delle copiose e famosissime Sorgenti dell’Acqua Claudia e dell’Acqua Marcia nel territorio di Arsoli e Marano Equo, fin dall’epoca romana captate per la maggior parte dall’acquedotto a servizio di Roma che vi prende il nome.
Dopo il maestoso salto (160 m) della grande cascata di Tivoli (e relative e successive cascatelle visibili dalla via Palombarese), l’Aniene giunge nella pianura romana raggiungendo con andamento sinuoso il punto di confluenza con il Tevere a Roma nella zona dei Prati Fiscali nei pressi di ponte Salario, apportando una media sostanziosa di circa 31 m³/s.Anticamente il fiume si chiamava Parensius (Parenzio).
Il suo nome attuale è Aniene, in latino Anio, perché secondo la leggenda Anio, re della Toscana, volendo perseguitare Cetego, rapitore di sua figlia, nel passare questo fiume vi restò sommerso.L’abbondanza e la continuità delle acque che lo alimentano fanno dell’Aniene un fiume di buona portata, che fu infatti utilizzato fin dall’antichità per alimentare acquedotti, e successivamente come risorsa per la produzione industriale locale e per la produzione di energia elettrica.La captazione delle acque dell’Aniene ha una lunga storia: comincia a metà del II secolo a.C. con il primo acquedotto fatto costruire (o secondo altri restaurato) dal pretore Quinto Marcio Filippo Rege, al quale fino all’età dei Claudi se ne aggiunsero altri due, sulla stessa direttrice e in alcuni punti sovrapposti o paralleli. Da qui il nome di acqua Marcia che l’insieme di queste acque assunse e mantiene nell’approvvigionamento idrico di Roma (al quale ancora contribuisce).In età romana sorsero lungo tutta la val d’Aniene numerose ville romane, tra cui quella di Nerone a Subiaco. Nel Medioevo poi la zona divenne rifugio di popolazioni in fuga dai barbari e sede di castelli, eremi e monasteri (spesso insediati sulle antiche strutture romane), il più noto dei quali è il monastero benedettino di Subiaco.Due eccezionali “prodotti” dell’Aniene a Tivoli sono:la Villa d’Este, i cui giochi d’acqua furono alimentati derivando l’acqua appunto dall’Aniene attraverso un cunicolo artificiale…la Villa Gregoriana, recentemente restaurata dal Fondo per l’Ambiente Italiano, tipico e poco noto esempio di giardino romantico.