ROMA – Pochi giorni fa in aula in Campidoglio nel consiglio straordinario per l’emergenze e gestione rifiuti le dichiarazioni del Sindaco – ” il Consiglio straordinario di oggi, che prende le mosse da una richiesta dei gruppi di opposizione, verte su uno dei temi più sentiti dai romani, e su cui si è concentrato fin da subito l’impegno della nuova Amministrazione. Quella del modello di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti è forse l’eredità più difficile e complessa che ci siamo trovati a gestire.
Non solo, come sanno bene i romani, sul piano della qualità della raccolta, del tutto inadeguata, ma anche su quello dei costi molto elevati del servizio per i cittadini e per le imprese, della dotazione impiantistica insufficiente e degli sbocchi precari. Questi diversi aspetti sono tra loro strettamente collegati, perché l’insufficienza e la precarietà della dotazione impiantistica e degli sbocchi non solo espone costantemente la città al rischio periodico di un blocco della raccolta e dell’accumulo dei rifiuti nelle strade, non solo costringe a un livello altissimo della tariffa, ma sottrae una quantità enorme di risorse alla qualità e alla quantità delle operazioni di raccolta e pulizia della città.
Come è noto, il primo impegno che ci siamo assunti e che abbiamo messo in pratica è stato il Piano straordinario di pulizia, attuato grazie alla sinergia tra AMA, dipartimento SIMU e Dipartimento Ambiente, i Municipi, supportati dalla Polizia Locale.
Come avevamo preannunciato, il piano non si sarebbe esaurito all’inizio dell’anno ma sarebbe diventato permanente, rappresentando il punto di partenza di un ambizioso lavoro di completa reingegnerizzazione della raccolta.
Nel bilancio tracciato prima a dicembre e poi lo scorso marzo abbiamo sottolineato come grazie a questa iniziativa Roma sia più pulita di come l’abbiamo trovata, anche se ancora ben al di sotto degli standard che ci prefiggiamo di raggiungere.
Grazie al piano e al lavoro di Ama e dei Municipi, abbiamo reso più efficiente la raccolta, aumentato di 2000 tonnellate i quantitativi settimanali di rifiuti raccolti e rimosso oltre 4000 tonnellate di scarti abbandonati. Inoltre, sono state pulite centinaia di km di strade e marciapiedi, con interventi su erbe infestanti lungo circa 3000 km di strade e potature di alberi lungo oltre 130 strade. Sono anche state pulite e liberate oltre 3200 tra caditoie, griglie e bocche di lupo. Allo stesso tempo è stata potenziata la manutenzione della flotta dei mezzi Ama adibiti alla raccolta e alla pulizia con oltre 300 mezzi tra leggeri e pesanti rientrati in servizio, a cui si sono aggiunti ulteriori nuovi mezzi, nel quadro di un potenziamento del personale.
Si tratta di risultati che hanno anche trovato un primo positivo riscontro anche nella percezione dei romani, di cui sono felice di constatare una volta di più l’approccio costruttivo e collaborativo. E di questo spirito abbiamo avuto prova anche durante dell’iniziativa “Roma Cura Roma” promossa dall’assessora Alfonsi in cui migliaia di cittadini e decine di associazioni che ringrazio per la partecipazione e che sono scese in campo inaugurando una stagione di collaborazione che siamo certi andrà avanti nel tempo, a maggior ragione che avremo implementato i nostri progetti.
Si tratta di progressi tangibili ma insufficienti, oltre che precari, come si è visto nei giorni successivi alla chiusura da parte della magistratura della discarica di Albano e prima in occasione del guasto di un impianto in provincia di Frosinone o più recentemente in occasione dell’afflusso di turisti a Pasqua. E i risultati raggiunti in questi primi mesi risentono, essi stessi, della precarietà degli sbocchi e dei limiti strutturali degli attuali processi e strumenti di raccolta e trattamento dei rifiuti: ad esempio a Pasqua e Pasquetta sono state complessivamente raccolte e avviate a trattamento oltre 1600 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno, 400 in più dell’anno precedente, sono stati impiegati più uomini del solito ma obiettivamente l’afflusso straordinario di turisti ha messo in difficoltà il sistema di raccolta in molti luoghi.
Per questo è fondamentale procedere rapidamente sia sul fronte della raccolta che su quello degli impianti.
Per quanto riguarda il primo aspetto, proseguiremo il lavoro già avviato di rilancio di Ama, per mettere l’azienda in condizione di corrispondere alle aspettative dell’Amministrazione e della città. Proprio in questi giorni sta per insediarsi il nuovo Direttore Generale, che avrà come primo obiettivo la reingegnerizzazione di tutto il servizio di raccolta per aumentare la pulizia della città e incrementare la raccolta differenziata portandola gradualmente al 65%. È stata inoltre avviata e ringrazio per questo Maurizio Pucci e l’azienda per l’eccellente lavoro svolto, la riorganizzazione dell’Azienda, a partire da una sua riarticolazione territoriale: attraverso il nuovo contratto di servizio, infatti, questo processo proseguirà e verrà messa a sistema l’AMA di Municipio, immaginata per garantire maggiore sensibilità per i problemi di ogni territorio, maggiore capillarità e qualità dei processi di raccolta e pulizia nell’ambito della costruzione di una città più vicina alle persone che dia corpo alla costruzione dell’idea di città dei 15 minuti.
L’altro aspetto sul quale oggi mi concentrerò maggiormente è quello della dotazione impiantistica e degli sbocchi.
L’attuale assetto del ciclo dei rifiuti di Roma Capitale, infatti, vive in una dimensione di cronica e latente emergenza, pronta a deflagrare ogniqualvolta uno dei suoi fragili sbocchi entri in difficoltà. È per l’appunto la fragilità degli sbocchi, figlia della pressoché totale assenza di un’adeguata ed autonoma dotazione impiantistica, il vero vulnus che oggi impedisce a questa città di esprimere una capacità di controllo e di governo su tutta la filiera del servizio e di far compiere alla raccolta e al servizio quel salto di qualità che i romani meritano.
È dunque dagli aspetti industriali ed impiantistici, che rappresentano la causa di fondo delle attuali criticità della gestione del ciclo dei rifiuti a Roma, che bisogna muovere per declinare le prime linee di azione e di intervento strutturali, senza perdere di vista gli aspetti vitali del decoro e dell’igiene urbana che, purtroppo, a causa di tale deficit impiantistico soffrono, rappresentandone l’inevitabile riflesso.
Questa situazione è stata resa ancora più acuta negli anni dalla assenza di una capacità pianificatoria in grado di garantire le necessarie soluzioni nel medio-lungo periodo. Ricordo che ad oggi Roma Capitale chiude il ciclo dei rifiuti sul suo territorio e con propri impianti per una quota inferiore al 2% delle quantità prodotte. Si tratta di una percentuale irrisoria, che non trova eguali in nessuna grande capitale e città italiana, una percentuale lontanissima dagli standard delle altre grandi città europee. Ciò ha fatto sì che negli anni la gestione del servizio diventasse progressivamente sempre più dipendente dai servizi di terzi e, dunque, meno autonoma, precludendo in tal modo anche la possibilità di progettare un servizio di raccolta coerente con una stabile ed adeguata impiantistica di trattamento sul territorio.
Non solo Roma dipende in misura altissima da impianti di terzi, che attualmente trattano il 96% della quota differenziata dei rifiuti e l’85% di quella indifferenziata, ma la tipologia degli impianti che trattano i nostri rifiuti è attualmente altamente inquinante e invasiva e lascia il ciclo dei rifiuti completamente aperto e alla ricerca di sbocchi in altri territori.
È un sistema intrinsecamente fragile che ha allontanato la città dal raggiungimento di tutti i target ambientali di economia circolare e di sostenibilità in generale. In particolare, il modello di sviluppo che governa il ciclo dei rifiuti di Roma si basa su un fabbisogno smisurato di Tmb e di discariche, e su un ricorso al trasporto con camion altamente inquinante in termini di emissioni.
Attualmente, Roma manda in discarica ben 450.000 tonnellate l’anno di rifiuti tra indifferenziati e scarti della quota differenziata, cioè il 30% dei rifiuti attualmente prodotti, ben al di sopra della media nazionale. Il nostro fabbisogno di discarica ammonta oggi a 1.200 tonnellate al giorno. Questo dipende non solo dal livello basso della raccolta differenziata ma anche dal tipo di impianti. Infatti, anche quando avremo raggiunto il 65% di raccolta differenziata, sulla base del nostro modello attuale, il nostro fabbisogno quotidiano di discarica sarebbe di circa 1.000 tonnellate al giorno, equivalenti a circa 350.000 tonnellate l’anno.
Questo significa che al ritmo attuale una discarica di grandi dimensioni da 1 milione di tonnellate, fortemente impattante in termini di consumo di suolo e di impatto sul territorio, durerebbe meno di due anni e mezzo dopo i quali se ne dovrebbe realizzare un’altra e poi un’altra ancora. Con la differenziata al 65% i due anni e mezzo diventerebbero circa tre. Ma non cambierebbe il meccanismo. Inoltre, come è noto, il conferimento in discarica richiede il passaggio in un Tmb, che a sua volta – come sanno molto bene i cittadini di Rocca Cencia o quelli del Salario – è un tipo di impianto fortemente impattante oltre che esso stesso altamente inquinante in termini di emissioni di CO2.
Per uscire da questo circolo vizioso che alimenta la necessità di discariche, comporta altissimi costi ed emissioni e rende il sistema di raccolta fragile e precario è necessario, come abbiamo indicato fin dall’insediamento di questa amministrazione, potenziare in misura significativa la dotazione di impianti e chiudere il ciclo dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare.
Anzitutto, occorre promuovere azioni per ridurre la produzione di rifiuti, incoraggiando il riuso e il riciclo dei materiali. Nel nostro piano è prevista una riduzione costante dei rifiuti prodotti che passi dalle circa 1,7 milioni di tonnellate del periodo pre-pandemia alle 1580 nel 2026, per scendere poi ancora al di sotto negli anni successivi.
In secondo luogo, ci proponiamo di portare la raccolta differenziata almeno al 65% e di realizzare gli impianti per il riciclo, il riutilizzo e il recupero energetico della quota differenziata. Per questo, intendiamo investire sui centri di raccolta, e ci proponiamo di averne 30, di cui 10 attraverso il PNRR.
Abbiamo inoltre chiesto finanziamenti per due ulteriori impianti per trattare carta e plastica, al fine di recuperare 200.000 tonnellate l’anno. Ciò ci consentirà di estrarre il valore di tali materie attraverso il loro riciclo e riutilizzo, contribuendo al contempo al raggiungimento degli obiettivi della economia circolare.
Tali impianti, ai fini della chiusura del ciclo in condizioni di prossimità, continueranno a richiedere l’utile concorso dell’industria del riciclo e del riutilizzo già esistente sul territorio, che in quest’ottica potrà contare su frazioni di qualità crescente grazie agli sforzi tesi al miglioramento ed alla riprogettazione della attività di raccolta. A questo nuovo rapporto con tutti i consorzi di filiera disponibili a implementare progetti nella Capitale, anche in vista del Giubileo, teniamo particolarmente.
Inoltre, abbiamo dato mandato ad Ama a presentare progetti per partecipare a bandi PNRR per due impianti di bio-digestione anaerobica, finalizzati al trattamento della frazione organica. Si tratta di impianti che producono compost e biogas. La dimensione degli impianti sarà essenziale per massimizzarne l’efficacia, il rendimento ed i ritorni economici ed ambientali a beneficio della collettività. In tal modo il ciclo dell’organico si avvierà ad una definitiva chiusura rispetto alla situazione attuale, nella quale l’80% della frazione organica di Roma confluisce in impianti di terzi e fuori regione. Ragioneremo poi sull’opportunità di costruire un terzo biodigestore, o di dotarci di un sistema diffuso sul territorio di piccoli impianti.
Infine, dobbiamo dotarci degli impianti necessari al trattamento della quota indifferenziata di rifiuti e degli scarti di quella differenziata. Il modello che intendiamo perseguire è quello della valorizzazione energetica e del completo superamento della dipendenza dalle discariche, in linea con quanto indicato dal Programma nazionale per la gestione dei rifiuti da poco presentato dal Governo.
Ricordo d’altronde che, già al momento della presentazione in quest’aula delle linee programmatiche, avevo avuto modo di sottolineare che quanto maggiore sarebbe stata la capacità di valorizzazione energetica dei rifiuti, tanto minore sarebbe stata la necessità di ricorrere a discariche e Tmb. Per questo, nelle linee programmatiche avevamo indicato la necessità di potenziare le capacità di valorizzazione energetica dei rifiuti a partire dal potenziamento del sito Acea di San Vittore, facendo ricorso alle migliori tecnologie.
Dopo un’attenta e approfondita valutazione degli sviluppi tecnologici più avanzati disponibili e un loro esame non solo in termini di costi ma anche di emissioni e di consumo di suolo, abbiamo deciso di dotarci di un nuovo impianto per la valorizzazione energetica dei rifiuti, che produca calore ed energia e che ci consenta di raggiungere l’obiettivo ambizioso ma possibile di zero discariche. Un termovalorizzatore a controllo pubblico da attuare con le migliori tecnologie disponibili.
Vorrei sottolineare che alle già robuste ragioni che ci hanno indotto a definire questo scenario, si è nel frattempo aggiunta la necessità di ridurre la dipendenza energetica dell’Italia, rafforzata dalla drammatica aggressione russa ai danni dell’Ucraina, e di contribuire alla riduzione dei costi dell’energia ormai divenuti insostenibili per le famiglie e per le imprese.
Il nuovo termovalorizzatore da 600mila tonellate, che intendiamo realizzare in tempi molto rapidi, ci permetterà inoltre di chiudere il TMB di Rocca Cencia, come chiedono da tempo i cittadini di quel territorio, e di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche rendendo necessaria non più una discarica del tipo di quelle attualmente presenti sul territorio della città metropolitana, ma una piccola discarica di servizio per il conferimento di residui inerti che potrà limitarsi a sole 60.000 tonnellate l’anno, e che non solo per le dimensioni ridotte ma per il tipo di materiale conferito, ceneri inerti, avrà un impatto ambientale sostanzialmente nullo (ricordo poi che le ceneri pesanti sono recuperabili fino al 90% e quelle leggere si riducono al 4/5% della massa iniziale).
Con questo impianto, Roma potrà finalmente chiudere il ciclo dei rifiuti e mettersi al pari con le grandi capitali del Nord Europa e con i più importanti capoluoghi del Centro-Nord Italia. E non solo. L’obiettivo che ci prefiggiamo non è soltanto di emulare queste capitali, ma di avvalerci delle tecnologie di nuovissima generazione che consentono un pieno abbattimento delle emissioni, con risultati persino migliori dell’ormai celeberrimo impianto di Copenaghen, che costituisce meta per gli sciatori e i turisti di tutta Europa.
A questo proposito è bene sottolineare che rispetto al ciclo attuale dei rifiuti, il nuovo impianto e l’insieme del nostro piano determineranno una riduzione delle emissioni di ben il 44%, con un -15% per le emissioni su attività di trasporto, -18% sull’impiantistica e -99% sulle emissioni da discarica.
Inoltre, sarà possibile produrre il fabbisogno di energia elettrica di 150.000 famiglie l’anno e risparmiare il gas utilizzato da 60.000 famiglie l’anno, con un contributo molto significativo anche per politiche di contrasto della povertà energetica e al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e di maggiore autonomia dell’Italia.
La completa chiusura e autonomia del ciclo dei rifiuti consentirà inoltre un vero e proprio abbattimento dei costi del trattamento, che ci consentirà di ridurre la Tari di almeno il 20% e di potenziare in misura significativa le attività di raccolta e di pulizia della città.
Dopo troppi anni di irresponsabile inerzia, Roma si dota quindi di un piano organico e ambizioso di impianti che ci consentirà di risolvere in modo strutturale l’emergenza rifiuti e di avere una città pulita e ambientalmente sostenibile, che non solo recupererà il tempo perduto ma si metterà all’avanguardia sulla nuova frontiera europea del superamento delle discariche, dell’economia circolare, dell’abbattimento delle emissioni e dell’autonomia energetica.
Confido che su un obiettivo così ambizioso possa realizzarsi anche in quest’Aula una convergenza larga.
È tempo di chiudere una saga che dura da troppo tempo. Io voglio essere l’ultimo sindaco che dovrà trascorrere una parte significativa del suo tempo a trovare sbocchi costosi, precari, inefficienti e inquinanti in giro per l’Italia e per l’Europa, sottraendo risorse preziose alle tasche dei romani e alla qualità della pulizia. Roma non merita tutto questo. È tempo di voltare pagina e come Sindaco sento il dovere anche morale di perseguire questo obiettivo con la massima determinazione”.