The news is by your side.

Le “Feriae Augusti”, una antica tradizione fondata dall’Imperatore Augusto nel 18° sec.

Editoriale.  Il giorno di vacanza per eccellenza, domani è Ferragosto, istituito nei tempi ormai andati, quando ancora la gente poteva permettersi il lusso di essere piu’ serena. Ma questa terminologia utilizzata correntemente da dove viene?

Augusto, primo imperatore di Roma, nel 18 a.C. decise di indire le feriae Augusti in questo periodo – feriae che per esattezza iniziavano il primo giorno d’agosto -, a fianco di altre antiche festività come i Vinalia rustica e i Consualia: quale modo migliore per farsi amare dal popolo? Ad ogni modo, in epoca cristiana, nel grande sforzo di annichilire le feste pagane, il ferragosto fu spostato al 15 di agosto, in modo che potesse essere assorbito dalla festa religiosa dell’Assunzione – con cui però si è sovrapposto senza perdere la propria identità.

Infatti intorno a questa festa, che attraverso i millenni ha mantenuto una grande popolarità, sono nati molti usi: per lungo tempo è infatti stato costume che i lavoratori rendessero omaggio ai padroni delle terre che lavoravano, alle autorità religiose e agli alti dignitari della cosa pubblica, da cui ricevevano mance e doni; inoltre il ferragosto è diventata una festività spesso associata a brevi viaggi e gite fuori porta – anche per via della promozione fascista: durante il Ventennio venivano organizzati dalle istituzioni stesse.

Posta così, al mezzo d’agosto, questa festa si mostra come l’ultimo bastione sicuro prima di settembre e dell’autunno. Con questa poesia vogliamo fare gli auguri di una serena giornata di riposo e di svago per tutti!

“La sabbia del tempo” di Gabriele  D’Annunzio.




Come scorrea la calda sabbia lieve

Per entro il cavo della mano in ozio

Il cor sentì che il giorno era più breve.

E un’ansia repentina il cor m’assalse

Per l’appressar dell’umido equinozio

Che offusca l’oro delle piagge salse.

Alla sabbia del Tempo urna la mano

Era, clessidra il cor mio palpitante,

L’ombra crescente d’ogni stelo vano

Quasi ombra d’ago in tacito quadrante.