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Le meraviglie del quartiere Coppedè a Roma

ROMA – Era il 1927 quando furono ultimati i lavori del Quartiere Coppedè. E nella città eterna è apprezzato da ogni dove il quartiere più bizzarro, che acquisì tale denominazione.
L’architetto Gino Coppedè voleva rievocare la Roma Antica e Imperiale con cornici, modanature marmo e travertino, un grande arco richiamante quelli di trionfo, maioliche smaltate e mosaici di stile pompeiano. Ma cerchiamo di conoscere meglio questo professionista che ha reso unico questo quartiere per la dovizia di particolari opportunamente inseriti in un contesto urbanistico che ancora oggi costituisce l’eccellenza romana.

GINO era figlio di Mariano Coppedè e Antonietta Bizzarri, fratello di Adolfo Coppedè (anch’egli architetto, a cui si deve tra l’altro il Castelllo Cova di Milano), fu un artista eclettico, sviluppò un suo stile ornamentale che coincise, nella scelta di alcuni motivi, con i caratteri più immediati dello stile Liberty.

Studia presso le Scuole Pie e la Scuola Professionale di Arti Decorative Industriali di Firenze ottenendo il Diploma. Tra il 1885 e il 1890 lavora presso il laboratorio del padre raggiungendo la piena padronanza dell’arte dell’intaglio venendo a contatto con alcuni architetti toscani dell’epoca. Nel 1889 si sposa con Beatrice Romanelli, figlia dello scultore Pasquale Romanelli dalla quale avrà 3 figlie, Anna (1890), Matilde (1892) e Margherita (1897).

Nel 1891 si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e si diploma professore di disegno architettonico ad “unanimità dei voti e plauso”. Insegna al Regio Orfanotrofio Puccini di Pistoia collaborando con alcune fonderie delle medesima città.

Viene chiamato a Genova da Evan Mackenzie per la progettazione e la costruzione dell’omonimo castello (1890), che sarà il suo primo importante successo. Si trasferisce nel capoluogo ligure con la famiglia e, grazie a Mackenzie, ottiene numerosi incarichi e ricopre diverse volte il ruolo di membro nella Commissione Municipale, della Commissione per il riordinamento dei Piani Regolatori.

È nominato “Accademico di Merito” dell’Accademia Ligustica e, in seguito, “Accademico delle Accademie di Perugia ed Urbino” ed Ingegnere della regia Scuola di Applicazioni per gli Ingegneri di Roma. Nel giugno del 1917 ottiene il Decreto di libera docenza in Architettura Generale presso la Regia Università di Pisa.

Nel 1919 è impegnato in diverse costruzioni a Roma che costituiranno il complesso di edifici conosciuto come Quartiere Coppedè, ed in altri edifici a Messina sotto la committenza della ditta bancaria Fratelli Cerruti di Genova. A partire da quest’anno collabora insieme ai fratelli per l’arredamento di alcuni piroscafi de Lloyd Sabaudol e della Couslich Società Triestina di Navigazione.

Nel 1920, il 6 aprile, muore a Genova la moglie e il 20 dicembre il padre Mariano Coppedè; Gino, insieme a suo fratello Adolfo Coppedè, subentra nella direzione de “La casa Artistica”. Tra il 1920 e 1921 collabora insieme all’Ing. Ugolotti alla redazione del progetto per lo spostamento della Stazione di Roma Termini.

Nel 1921 progetto sul lago di Como, dove soggiornava a Lierna, insieme al fratello Adolfo, il castello chiamato Villa La Gaeta, che fu location del film James Bond.

Nel 1924 inizia la costruzione del nuovo castello del Marchese de la Motilla a Siviglia. Nel 1926 viene nominato Professore residente “emerito” dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze.

Muore il 20 settembre 1927 a Roma affetto da gangrena polmonare in seguito a complicazioni intervenute dopo un’operazione. È sepolto a Firenze, nel cimitero di San Miniato, nella tomba di famiglia.