Carsoli. Il tema della linea ferroviaria Roma Pescara continua a tenere banco, e così dopo il treno superveloce che collega l’adriatico con il tirreno, la politica dei proclami cambia registro con altri proclami che assicurerebbero le fermate intermedie. Su questo fronte Vincenzo Giovagnorio, consigliere comunale di Tagliacozzo, e figura sempre attenta alle problematiche sociali ha scritto una lettera aperta ai pendolari della Marsica:
“Cari Amici pendolari della Marsica,
Quanto dichiarato dal Consigliere Pd Camillo D’Alessandro sulla vicenda del “treno veloce Pescara-Roma in tre ore”, che il governo regionale si è appressato a sbandierare come la “più grande conquista”, per i pendolari e viaggiatori abruzzesi dimostra quanto sia lontana la politica e chi la fa dalle vere esigenze dei cittadini.
Sul fatto che poi esso treno veloce sia un “servizio aggiuntivo”, come dichiara D’Alessandro, e che sia “un’opportunità in più per gli Abruzzesi” è un’ulteriore presa in giro per coloro che quotidianamente devono recarsi a Roma per motivi di lavoro o di studio. Il Consigliere in oggetto, dall’alto del suo scranno regionale, farebbe bene a scendere e a valutare di persona la convenienza del servizio aggiuntivo che percorrerebbe la distanza di 180 km in tre ore. Forse D’Alessandro non sa, che pur su tracciati ferroviari diversi, i treni oggi compiono quella stessa distanza in meno di un’ora?
Possibile che l’ottusità della classe politica che ci amministra non arriva a capire che le agevolazioni dei fruitori della Linea Ferroviaria Pescara-Roma non vanno intese sull’intero tracciato ma sulla media tratta che collega l’entroterra abruzzese alla Capitale e sulla media tratta che collega l’entroterra abruzzese alla costa adriatica?
Circa l’attestazione nella Stazione centrale di Roma Termini di alcuni tra i treni tra i più frequentati, trovo veramente disarmante l’ingenuità di chi, nella qualità di amministratore regionale, si rimette alle decisioni di Trenitalia che dovrà stabilire “se ci sono i presupposti e l’utenza per mettere in piedi questo servizio”.
Non so se piangere o se ridere, ma se questi signori, di cui conosciamo bene le somme percepite a compenso della loro attività istituzionale, sono coloro che abbiamo chiamato ad amministrarci e a risolvere i nostri problemi stiamo veramente mal messi.”