Tagliacozzo. Il rispettoso silenzio della città, che si è stretta attorno alle famiglie delle tre vittime del drammatico incidente alla pirotecnica Paolelli, ha segnato la giornata dell’ultimo, forte, caloroso abbraccio a Valerio, Tonino e Antonello, rimasti insieme, fino al primo pomeriggio di oggi, quando le strade della loro vita terrena si sono definitivamente divise. Ha raggiunto Rieti il corteo funebre di Tonino Morsari, dove ad attenderlo, per l’ultimo saluto, c’erano parenti e amici. E’ andato invece a Petrella Liri il corteo funebre di Antonello D’Ambrosio, dove tutta la comunità ha atteso in Chiesa per rendergli omaggio, poi il lento cammino in ciociaria, sua terra d’origine. E’ stato accolto nella chiesa della Santissima Annunziata, a Tagliacozzo, Valerio, figlio di Sergio, fondatore dell’azienda di fuochi pirotecnici Paolelli saltata in aria per un tragico incidente. Per tutta la mattinata in tantissimi hanno voluto testimoniare la loro vicinanza alle famiglie, con un saluto nella camera ardente allestita in Comune e dove ad accogliere le tre bare c’erano il primo cittadino di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa, il sindaco di Cappadocia, Lucilla Lilli, il parroco, Don Bruno Innocenzi, e tanti parenti e amici. Un assordante silenzio davanti ai feretri, un via vai incessante di gente, compresi alcuni dei tanti soccorritori che in quelle ore drammatiche, successive all’esplosione della casamatta, sono accorsi sul luogo dell’incidente. Lutto cittadino e parole di cordoglio in questi giorni hanno unito un’intera comunità ancora stordita da quanto accaduto all’ora di pranzo di sei giorni fa. Un boato fortissimo, poi ancora uno, poi altri due. Sono morti così Valerio, Tonino e Antonello; sono morti mentre confezionavano scintille da far brillare in cielo, stelle filanti, coriandoli di luce, frammenti colorati per illuminare la notte in onore dei tanti santi da festeggiare nei mesi estivi e con i quali inizieranno a guardare il mondo da un’altra prospettiva. Sono morti mentre facevano un mestiere che è pericolo e passione, arte e competizione. “Non è qui, è risorto”, così Don Bruno nell’omelia. E il vescovo dei Marsi, Pietro Santoro, nel suo messaggio fa appello alle parole di Papa Francesco che in una sua riflessione ci invita dicendo: “dobbiamo chiedere al Signore che ci dia lo Spirito Santo e ci dia il dono della saggezza, quella saggezza di Dio che ci insegna a guardare con gli occhi di Dio, a sentire con il cuore di Dio, a parlare con le parole di Dio. E così, con questa saggezza andiamo avanti”. L’impegno a non abbandonare le famiglie lo ha preso il sindaco, Maurizio Di Marco Testa, a nome di tutta la città. Forte l’abbraccio e l’appluso dei partenti e degli amici, dei colleghi e di tanti cittadini per cercare di lenire, di soffocare un dolore che non è il male, né la botta, ma purtroppo è il livido che resta.
Gianluca Rubeo