ROMA – Uno dei parchi più affascinanti di Roma è racchiuso tra Via Appia e Via Tuscolana e si estende per circa 240 ettari, tra le attrattive paesaggistiche della campagna romana fino ai Castelli e un’atmosfera sospesa nel tempo, godibile soprattutto alla luce rosa del tramonto, quando le imponenti arcate dell’acquedotto Claudio e dell’acquedotto Felice, incorniciate dai pini, si stagliano controsole in tutta la loro suggestiva ed evocativa bellezza.
Ricchissimo di storia, il Parco degli Acquedotti, è uno dei polmoni verdi della città e fa parte del Parco Regionale Suburbano dell’Appia Antica. Il suo nome deriva dal fatto che qui si trovava il punto fondamentale di snodo della rete idrica dell’antica Roma, punto dove si intersecavano, congiungevano e sovrapponevano gli acquedotti che rifornivano di acqua la Capitale, le immense ville patrizie, le terme e le fontane.
Gli stessi seducenti paesaggi di natura selvaggia e ancora incontaminata hanno incantato grandi artisti, letterati, pittori paesaggisti, e i giovani aristocratici che nell’età romantica intraprendevano il Grand Tour, l’irrinunciabile viaggio per imparare a vivere.
Passeggiare all’interno del parco vuol dire concedersi qualche ora di completo relax lontano dal caos cittadino, tra sentieri costeggiati da ruscelli, cascate, alberi e pascoli, e ovviamente immergersi nell’atmosfera della Roma del passato.
Nella zona si possono contare ben sette acquedotti: l’Anio Vetus, l’Anio Novus, quello dell’Aqua Marcia, della Tepula, l’acquedotto Iulia, quello dell’Aqua Claudia e l’Acquedotto Felice, tuttora funzionante, edificato nel 1585 da Papa Sisto V, Felice Peretti, sulle arcate dell’Acquedotto Marcio. Oltre ai succitati acquedotti, in quest’area sono presenti altri interessanti edifici antichi, tra cui la villa delle Vignacce, il casale di Roma Vecchia e la Villa dei Sette Bassi.
Oggi, gran parte dei condotti non è più visibile, sia perché molti avevano un percorso sotterraneo sia perché in diversi casi, alle strutture esterne degli acquedotti più antichi sono state sovrapposte nel tempo quelle più recenti.
Anio Vetus
Realizzato tra il 272 ed il 269 a. C., era lungo circa 64 chilometri e spostava 180 mila metri cubi d’acqua al giorno. Il suo condotto è sotterraneo e solo un breve tratto ne emerge vicino a Via del Quadraro. E’ il secondo più antico acquedotto romano, dopo quello dell’acqua Appia, ma è il primo che prendeva l’acqua dal fiume Aniene, di cui segue il percorso fino a Tivoli.
Aqua Marcia
E’ l’acquedotto con ha il percorso più lungo: 91 chilometri e una portata di 190 mila metri cubi giornalieri che giungeva fino in Campidoglio. Fatto costruire nel 144 a.C. dal pretore Quinto Marcio, veniva alimentato da una sorgente localizzata al XXXVI chilometro della via Tiburtina Valeria, tra Arsoli ed Agosta. Questo acquedotto fu il primo ad utilizzare il sistema delle arcate, due tronconi delle quali sono ancora ben conservate alle spalle del Casale di Roma Vecchia, il resto della struttura fu oscurato da quella dell’acquedotto Felice che segue il suo stesso percorso.
Aqua Tepula
Edificato nel 125 a. C. dai consoli Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino, traeva le sue acque tiepide – 16/17 gradi – , da fonti alle falde dei Colli Albani, tra Grottaferrata e Marino, attraverso un condotto sotterraneo. Parte di esso era visibile all’incrocio tra via Latina e via Appia Nuova, ma le sue strutture, come per l’acquedotto Marcio, furono inglobate dall’Acquedotto Felice.
Aqua Julia
La sua acqua venivano trasportate in un condotto sotterraneo dalle sorgenti di Squarciarelli, vicino Grottaferrata. Fu realizzato nel 33 a.C. dal console Agrippa. Le sue strutture non sono più visibili perché distrutte o utilizzate per l’acquedotto Felice.
Claudio E Anio Novus
Al tempo della loro costruzione iniziata dall’Imperatore Caligola nel 38 d.C. e ultimata da Claudio nel 52 d.C, Roma contava già oltre 1 milione di abitanti e aveva un massiccio fabbisogno di acqua per le numerose attività quotidiane pubbliche e private. Nel loro percorso attraverso il Parco, i due condotti si inglobano e si sovrappongono nella medesima struttura ad archi ma, mentre l’Anio Novus estraeva le sue acque dall’Aniene, il Claudio le attingeva dalle sorgenti Cerulea e Curzia, poco distanti dall’acqua Marcia. L’acquedotto Claudio era lungo circa 68 km e aveva una capacità di 185 mila metri cubi di acqua al giorno. 155 piloni ne sorreggono le arcate alte fino a quasi 28 metri che incrociano l’acquedotto Marcio e dopo deviano verso l’Appia Antica per incrociarlo di nuovo all’altezza di Tor Fiscale. L’Anio Novus, così chiamato per distinguerlo dal Vetus, aveva un percorso di 87 km: 73 sotterranei e 14 sopra terra. Il suo corso era parallelo a quello dell’acquedotto Claudio e in zona Capannelle si sovrapponeva a esso.
Felice
Fatto costruire da Papa Sisto V, ricavava le sue acque dalle fonti di Pantano Borghese, sulla via Prenestina. In condotto sotterraneo fino alla tenuta di Roma Vecchia, dove si trova uno dei torrini che ne permetteva l’accesso per la manutenzione, prosegue da qui fino alla fontana del Mosè di Largo di Santa Susanna. Le sue arcate sono ben visibili fino a Porta Furba. Da Via del Mandrione a Porta Maggiore si sovrappone all’Acquedotto Claudio.
La Villa delle Vignacce, il Casale di Roma Vecchia e la Villa dei Sette Bassi
La Villa delle Vignacce è una delle più grandi ville suburbane di questa zona ed è databile tra il II e il IV secolo d.C.. Fu probabilmente costruita da Quinto Servilio Pudente, ricco produttore di laterizi del tempo di Adriano (117-138 d.C.), come sembrano dimostrare alcuni bolli di mattoni e tubi di piombo recanti il suo nome, rinvenuti negli scavi. I resti conservati della villa si riferiscono a un grande complesso termale e a una cisterna a due piani, alimentata dal vicino Acquedotto Marcio.
Il Casale di Roma Vecchia e la località in cui si trova prendono nome dalla vicina villa dei Sette Bassi in quanto, data la grande estensione delle sue rovine, nel Settecento si riteneva che queste appartenessero a un’altra città antica simile a Roma. Si tratta di un casale-torre, situato lungo la via Latina, probabilmente sul luogo di una antica stazione di posta, risalente al XIII secolo. Il casale si trova in posizione strategica, tra gli acquedotti dell’Aqua Claudia e Marcia. Accanto al Casale di Roma Vecchia corre il fosso dell’Acqua Mariana, detto marrana già nel medioevo.