Colli di Monte Bove – da Biancamaria Caroli riceviamo ed integralmente pubblichiamo:
“Quest’anno il Natale sarà diverso per tutti noi. Per l’emergenza dovuta al Covid-19, non potremo passare come vorremmo le festività natalizie. Il lato buono di questa situazione è che forse vivremo questi giorni più raccolti spiritualmente.
Per quanto mi riguarda, il Natale per me è associato a Colli. Negli ultimi anni l’ho sempre trascorso a Roma, ma ho ancora vivido il ricordo dell’anno più magico.
Credo fosse il 1981. Nonno Corrado e nonna Bianchina erano andati al paesino già qualche giorno prima per scaldare casa, composta di stanze grandi; c’erano solo la stufa a legna e i termosifoni elettrici e la notte si usava mettere il “prete” (il braciere) nel letto per scaldarlo. Il viaggio in autostrada fu breve e tranquillo. Arrivammo il 24 dicembre e la sera ci fu la “solita” cena luculliana, con anche gli zii e mio cugino, della vigilia. Tutto a base di fritti di verdure e di pesce, rigorosamente preparato da nonna che, infaticabile, era stata in cucina già dal giorno prima. Verso le 22 ci fu una bella sorpresa: iniziò a nevicare! Immaginate la magia. Neve fitta e placida in un paesino di montagna. Mancava solo Babbo Natale. Io, mio fratello Corrado (in braccio a mamma), papà e nonno, uscimmo per andare nella chiesa di San Nicola di Bari, un gioiello con affreschi meravigliosi situato nel centro del paese, a cui si può arrivare tuttora solo a piedi.
Ero coperta all’inverosimile, ma ricordo la contentezza per la neve ed entrai con gioia per partecipare alla messa. La chiesa era piena, e nella cantoria in alto era presente un organo a mantice con il coro, composto dalle persone del luogo. Mio nonno era molto credente e ci teneva ad essere presente e cantare. Molti erano rimasti fuori e chiacchieravano, infatti il prete, Don Donato, famoso per le sue modalità brusche, spesso le riprendeva, facendo notare, giustamente, che durante la messa non era consono parlare. Ricordo ancora il forte odore di incenso. La messa finì e ci fu un’altra magia. Subito dopo “Tu scendi dalle stelle”, il coro e tutti i presenti alla liturgia intonarono la “Pastorale”. Fui meravigliata dal trasporto e dalla voglia di tutti i cantori di partecipare a quel momento meraviglioso di condivisione. Erano talmente coinvolti che alcuni di loro addirittura stonavano per urlare la loro gioia. Tuttora ricordo commossa quel momento.
Sembra che la “Pastorale” sia un canto che suonavano i montanari mentre scendevano a valle con i loro strumenti per sfuggire alla fame e al freddo invernale. Ne esistono molte versioni e nelle immagini che trovate c’è quella in dialetto coglietano. Non so ancora come celebrerò il Natale perché le istituzioni stanno valutando le misure da prendere, ma spero di riuscire ad avere lo stesso coinvolgimento dei miei ricordi fanciulleschi. Lo auguro di cuore a tutti voi!
p.s.: ringrazio soprattutto Francesca e poi Berardo Caroli, per avermi aiutata a trovare il testo completo della canzone. A Colli si cantano tutte le strofe ad eccezione della quinta e della sesta”.