Odontoiatria sociale, Ottolenghi (La Sapienza): “Garantire maggiore equità”
La presidente del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell'università romana: "Oltre il 40% degli italiani non si fa controllare in maniera regolare"
ROMA – Avere una bocca sana non influisce solo sulla salute dei denti ma permette di prevenire le malattie del cavo orale, anche temibili, come ad esempio i tumori. Un sorriso curato inoltre è bello da guardare e fa bene all’umore. Ma gli italiani che rapporto hanno con il dentista? E quante persone in fragilità economica rinunciano alle cure e in particolare alle protesi dentarie perché non possono sostenerne i costi notevoli? Cos’è l’odontoiatria sociale e che ruolo può svolgere in questo momento storico, così complesso a livello nazionale e internazionale, e come può rispondere alle esigenze delle crescenti sacche di popolazione che versano in una condizione di fragilità economica? In occasione della Giornata Mondiale della Salute Orale, che ricorre domenica 20 marzo, l’agenzia di stampa Dire per approfondire questi temi, ha raggiunto telefonicamente la professoressa Livia Ottolenghi, presidente del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell’Università La Sapienza di Roma.
– Si sente parlare della necessità di inserire l’assistenza odontoiatrica pubblica all’interno del futuro modello di assistenza territoriale che si sta delineando. Ma cosa si intende per odontoiatria sociale?
“Per odontoiatria sociale si intende in sintesi l’assistenza odontoiatrica alle persone più vulnerabili. Questa viene erogata tramite l’odontoiatria pubblica, in strutture che afferiscono al Ssn, come il polo odontoiatrico ad attività integrata dell’Aou Policlinico Umberto I, dove sono strutturata, e in molti altri centri nelle diverse realtà regionali. Inoltre, non si può dimenticare che l’odontoiatria sociale in Italia è portata avanti anche da altri enti, a partire dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp) e da altri enti benefici del privato sociale, come Caritas, Acse, Vincenziani, ecc”.
– Come va strutturata? E quali sono le misure che lo Stato deve introdurre, anche a livello fiscale, per fare in modo che l’odontoiatria abbia un ruolo chiave nella prevenzione ed essere meglio ricompresa nei livelli essenziali di assistenza (Lea)?
“L’accesso alle cure odontoiatriche oggi è ampiamente regolato dal Ssn, che consente ai cittadini di accedere alle prestazioni odontoiatriche nella struttura pubblica, in modo diversificato in base alle vulnerabilità sociosanitarie. Come poter migliorare l’accesso? Credo che si possa lavorare per conferire al sistema maggiore equità. Ad esempio, gli ultimi dati Istat evidenziano che la percentuale degli italiani che versa in povertà assoluta sia sempre più in crescita, siamo quasi al 10%, condizione ulteriormente peggiorata dalla pandemia da Covid-19. È necessario dunque mettere a sistema dei correttivi per agevolare l’accesso alle cure per queste persone, ad esempio incidendo sulla gradualità dei costi dei manufatti in base alla vulnerabilità e fragilità. Nei Lea sono infatti ricomprese molte prestazioni odontoiatriche, ma il costo dei materiali per gli apparecchi, sia protesici che ortodontici, ricade sul paziente a prescindere dal reddito“.
-A prescindere dal fattore economico che è una discriminante importante, gli italiani amano andare dal dentista oppure non siamo così attenti alla nostra salute orale? Ricordiamo l’importanza dei controlli visto che domani 20 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Salute Orale?
“Le statistiche ci dicono che più del 40% degli italiani non si fa controllare dal dentista in maniera regolare. Questo non è giustificato dai costi eccessivi, e non è una scusante il fatto che la maggioranza dell’odontoiatria viene erogata in Italia a livello privato, poiché la visita odontoiatrica è garantita nel Ssn a tutta la popolazione“.
– Quali sono le cause di questa carenza nel rapporto tra gli italiani e il dentista?
“Dalla difficoltà di accesso ai servizi fino alla mancanza d’informazione e motivazione. È necessaria un’azione di promozione sanitaria che inserisca anche la salute orale nelle campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione generale, per accrescere la cosiddetta ‘alfabetizzazione sanitaria’. È importante far comprendere che l’abitudine di un controllo odontoiatrico regolare consente di intercettare precocemente tutte le patologie del cavo orale, compreso il temibile tumore del cavo orale. Le malattie del cavo orale sono semplici da osservare perché il cavo orale è un distretto del corpo che è facilmente ispezionabile e quindi si possono e si devono intercettare. Serve però una rete di promozione sanitaria, che non coinvolga solo i dentisti e gli igienisti dentali, ma tutti coloro che si occupano di salute”.
– Grazie ai fondi messi a disposizione dell’Europa attraverso il Pnrr si potrà, o si avrà la possibilità di ridisegnare il nostro Ssn. Cosa è mancato fino ad oggi e su cosa si dovrà lavorare nel campo dell’odontoiatria?
“Questa è una domanda complessa ed è difficile rispondere, perché in Italia non tutti i servizi sono presenti allo stesso modo sul territorio e le necessità sono molto diverse, con una disomogeneità tra regione e regione. Mi viene in mente, tuttavia, che il potenziamento tecnologico, tra gli obiettivi del Pnrr, consentirebbe una migliore disponibilità dei dati di salute orale dell’intera popolazione per individuare le sacche di fragilità e poter intervenire con maggiore efficacia ed efficienza, lì dove serve”. (www.dire.it)