Tivoli – Pubblicato nel 1978, Souvenirs. Stralci da documenti, note & passe-partout di Italo Carrarini (Tivoli, classe 1953) è un libro d’artista, una «antologia» che raccoglie, in cinque sezioni, idee ed esperimenti appartenenti al periodo ’71-’77. Il focus di questo progetto carraririano – buona allegoria, però, dell’intera sua opera – non tanto è la produzione dell’oggetto, quanto la produzione in sé, con l’accento spostato, dunque, dal risultato all’operazione. Lo stesso autore, nell’introduzione, parla di «Riflettere sui mezzi, definendoli come mezzi della propria documentazione». Ne consegue, innanzitutto, la disponibilità a lavorare con qualsiasi tipo di materiale e la costante attenzione alla documentazione (fotografica o testuale) delle fabbricazioni e degli eventi. Come suggerisce il titolo Souvenirs, anzi, il significato del lavoro si colloca proprio in un’azione di riporto – di un’idea o esperienza o creazione.
La tautologia ne è l’effetto più immediato e sottomano. Le sezioni che aprono l’opera, Appunti, 1971/1975 e Collages, decollages, 1974/1975, sono infatti quelle più orientate in questo senso. Nella prima il gioco è soprattutto quello dell’immagine che concretizza il significato di un concetto/oggetto e contemporaneamente lo esaurisce, proprio in virtù dello spazio illusionistico della pagina. Così Cestinato è il recupero di un foglio accartocciato che ritrae un cestino pieno di cartacce, mentre Cancello, in più pagine, porta avanti l’apertura di un cancello e insieme la cancellazione della sua immagine. Un’impostazione che funziona dunque con la considerazione del foglio e della foto non solo come supporti, ma come spazi significanti e materiali che interagiscono con le rappresentazioni – testuali o visive – di cui sono portatrici. Collages, decollages rafforza ulteriormente questi aspetti insistendo sulla fisicità – quindi possibile deperimento e modifica – della pagina, ad esempio in Bricolage… (strappata) e Bricolage… (staccata), oppure, in maniera più sottile, nei Collages in cui il tubetto di colla ritratto si esaurisce foto dopo foto perché utilizzato proprio per incollare le immagini che lo ritraggono.
Carrarini, dunque, colloca fermamente l’opera nel tempo: la rappresentazione, in questa maniera, apre non sull’esserci del rappresentato ma sulla sua morte, sulla capacità fattiva – in quanto anche mezzo – di sfuggire all’immortalità, dunque all’immortalazione. I Lavori con il tempo, 1976/1977, più avanti, sono del resto continui dialoghi tra l’accadimento e la sua documentazione, non però in senso “neutro” di reportage, bensì in senso problematico di irraggiungibilità dell’evento oltre l’immagine. Così l’attenzione di Carrarini si sposta qui sul tentativo di cogliere il mutamento degli oggetti come rappresentazione fattuale, come sintomo del tempo: in Allevamento di polvere, Esposizione sul tempo, Pre (&) Visioni sul tempo, Bottiglietteria ricorre la serialità di oggetti o installazioni, i cui elementi singoli acquistano identità proprio tramite le diverse reazioni al tempo (“assoluto” e atmosferico).
Ma la parte più complessa e intrigante – e più smaterializzata – di Souvenirs è forse quella delle ultime due sezioni. Qui infatti Carrarini fa i conti con l’evento nudo e crudo, di cui il libro può essere solo documentazione (si assottiglia perciò l’energia di intervento fisico sulla pagina), e fa i conti soprattutto con l’evento nello spazio – dimensione che sarà poi sempre più centrale nella sua opera, molto legata ai temi del camminare e dell’esplorazione. Se Altri interventi (documenti), 1971/1977 è più che altro una miscellanea (in cui, comunque, il tempo ha il suo ruolo primario, come ad esempio negli accadimenti simultanei di Pausa… o Dormi/veglia), soprattutto Note di lavoro, 1975/1977 rappresenta il grado massimo di “pensiero dello spazio” di Carrarini. Si tratta infatti di progetti e appunti per allestimenti di mostre o generalmente di ambienti alimentati da una forte concezione di spazio come attraversamento, come interazione tra corpo, fruizione artistica e movimento. In quanto progetti, però, lo spazio viene semplicemente pensato, organizzato in architetture mentali, ragionato su carta. È, letteralmente, un’immaginazione dello spazio, che porta l’esercizio carraririano al vertice della dichiarata «sensibilizzazione programmata nell’ambiente».
Proprio in virtù della sua natura composita ed eterogenea, Souvenirs si offre allora non solo come antologia preziosa del lavoro anni ‘70 di Carrarini, ma anche come studio sull’oggetto-libro, considerato a volte come supporto da sfidare, manipolare, trasgredire, a volte come insostituibile strumento di testimonianza e documentazione, senza la quale il lavoro “astratto” (ad esempio delle Note di lavoro) sarebbe impossibile.