Roma. In un clima di grande amicizia e cordialità, il cast di Ameluk ha accolto un qualificato pubblico che ha assistito ieri sera alla presentazione dell’opera cinematografica “Ameluk”, diretta da Mimmo Mancini. L’appuntamento è stato dato alle 21.30 presso il Nuovo Cinema Aquila, in via L’Aquila n. 66 al Pigneto.
Il film è una sequenza di immagini che rappresentano uno spaccato di vita reale, ambientato in un comune pugliese (Mariotto) di circa duemila anime che durante le riprese si è trasformato completamente in un set cinematografico.
La storia è realista, l’interpretazione degli attori è spontanea e sicuramente ognuno ha saputo interpretare con estrema naturalezza il suo ruolo. La sceneggiatura è stata curata dallo stesso regista e da Carlo Dellonte. Il cast degli attori: Mehdi Madloo Torkaman, Paolo Sassanelli, Mimmo Mancini, Claudia Lerro, Francesca Giaccari, Dante Marmone, Roberto Nobile, Cosimo Cinieri, Michele di Virgilio, Teodosio Barresi, Nadia Kibout, Rosanna Banfi, Andrea Leonetti Di Vagno.
Il film è un mix di attualità, cultura, delicata ironia e contiene spaccati di vita reale vissuta tipica dei piccoli centri del sud. Ci si rende conto subito che il filo conduttore dell’opera riesce a trasmettere messaggi che evidenziano l’importanza di una integrazione sociale, oggi piu’viva che mai. Il personaggio di Ameluk, è carismatico e particolare. Riassume un pò la storia di personaggi venuti da fuori che riescono ad avere un ruolo in una società che lo rifiuta e che nello stesso tempo accetta una relativa diversità culturale. L’attore, per chi lo conosce anche nella vita reale, trasmette un certo fascino che gli è proprio abbinato ad una naturalezza espositiva ed una recitazione alquanto realista.
Lo spettatore ha la percezione immediata che tutti gli attori siano entrati nella parte, e sentano cio’ che stanno realmente interpretando. I personaggi caratteristici, la semplicità e talvolta anche la leggerezza con cui si trattano argomenti importanti come le elezioni di un comune testimoniano la vita reale. Cio’ che di fatto accade o può accadere. Meccanismi fluidi, talvolta contorti ed inspiegabili che portano un personaggio come Ameluk a diventare in maniera naturale una sorta di riferimento da portare addirittura in trionfo.
Tutta la sceneggiatura ritrae un percorso di vita che sembra essere fin troppo vero; una piccola comunità che si spacca in due tra chi sostiene e chi è dedito alla calunnia. Come naturalmente avviene in situazioni simili pressochè ovunque. La storia narra un susseguirsi di fatti e di eventi che passano in pochi istanti dall’avere caratteristiche divertenti alternati ad una drammaticità reale, sempre interpretata con rispetto della vita.
Ameluk entra in questo percorso elettorale, religioso quasi non rendendosene conto, spinto da eventi da lui non voluti. Un realismo che ha saputo unire molti elementi, che caratterizzano una comunità, come la ricerca immediata di un Cristo musulmano che da momento di divisione diventa ragione che può unire.
La presentazione del film è senza intervalli di sorta, è scorrevolissima. Ci si rende conto di essere arrivati alla fine quando i titoli di coda iniziano a scorrere, e si vorrebbe tornare indietro. E’ un’opera cinematografica di grande comunicazione che mette lo spettatore a suo agio e ne favorisce l’immediata immedesimazione nella realtà in cui è ambientato.
Al termine della proiezione, tutto il cast si è presentato al pubblico, il regista con una amicale naturalezza ha fornito dettagli e spiegato perfino i costi del film che ammontano a circa cinquecentomila euro.
E’ un film da vedere, che farà parlare sicuramente di se’. Soprattutto per il messaggio di una integrazione sociale, che si deve dunque rispettare, difendere e portare avanti.
(Daniele Imperiale)