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Presentato alla Sapienza di Roma il primo corso di laurea magistrale in Gender Studies

ROMA – Analisi sociale del gender equality, gender sensitive journalism, sociologia dei media digitali, discriminazioni e tutele nel linguaggio giuridico. Sono alcune delle materie di studio del primo corso di laurea magistrale in studi di genere. Un nuovo percorso istituito dall’Università Sapienza di Roma per l’anno accademico 2022/23. Il corso in ‘Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione’, è stato presentato oggi a Roma nell’Aula Organi Collegiali del Rettorato alla presenza della Rettrice Antonella Polimeni, con la consigliera Agcom Elisa Giomi e Silvia Garambois, presidente dell’associazione GiULiA – Gornaliste Unite LIbere Autonome.

La nuova laurea è la prima nel contesto nazionale a unire lo studio dei processi culturali, sociali, politici ed economici, sulla base dei quali si producono squilibri e disuguaglianze fondate sul genere, all’analisi e allo sviluppo di contenuti comunicativi inclusivi e non discriminatori. “C’è ancora molto da fare, ma tanto è già stato fatto– ha detto la rettrice Polimeni- Abbiamo approvato un codice di condotta contro le molestie. Stiamo lavorando per garantire il rispetto delle norme a tutela della maternità per il personale tecnico amministrativo e di ricerca. E poi abbiamo varato il gender quality plan, con un comitato tecnico scientifico sulla diversità e l’inclusione. A luglio abbiamo aperto un centro antiviolenza di ateneo gestito dal telefono rosa. Non è detto che queste azioni diano risultati immediati- ha concluso Polimeni- ma questo non ci deve scoraggiare e non può essere un alibi. Se le università sono il modello più alto della formazione, devono emanciparsi dagli stereotipi”.

Promosso dai Dipartimenti di Comunicazione e ricerca sociale, Lettere e culture moderne e Psicologia, il corso adotta un approccio multidisciplinare volto a formare professionisti dei media e della comunicazione capaci di promuovere rappresentazioni e narrazioni gender sensitive nei processi e contenuti comunicativi e mediali.

A inizio agosto il corso aveva subito degli attacchi da gruppi Telegram vicini al mondo no-vax e no-green pass. Violenze verbali marginali rispetto ai riscontri positivi avuti su ampia scala, sottolinea Paola Panarese, presidente del corso di laurea. “Qui facciamo cultura. Il tema è usato come strumento politico, ma qui non dovrebbe esserlo. Siamo un’accademia”, ha detto.

Silvia Garambois, presidente dell’associazione GiULiA – Gornaliste Unite LIbere Autonome, ha osservato che gli attacchi dimostrano quanta violenza verbale, sopratutto sul web, suscitano questi temi, ed ha aggiunto che “è necessario affrontare questa questione dal punto di vista giornalistico. Sui nostri media è molto difficile sentire la parola delle donne. Eppure è fondamentale per la crescita di questo paese che donne e uomini abbiano lo stesso spazio. Si può iniziare utilizzando in modo corretto l’italiano. E poi approfondire la storia delle donne”.

La consigliera Agcom Elisa Giom si è soffermata invece sull’emarginazione degli studi di genere, ma ha anche sottolineato quanto le cose siano cambiate nel corso del tempo. “È un ambito che continua a essere fortemente marginalizzato, ma oggi le cose stanno cambiando e l’offerta di master e corsi è aumentata”. Le lezioni, iniziate oggi, sono frequentate già da una settantina di studenti. Durante il primo anno del corso studentesse e studenti apprenderanno la relazione tra processi democratici e politiche di rappresentanza fondata sul genere, le condizioni sociali, culturali, politiche ed economiche che producono gender inequalities; il legame tra rappresentazioni mediali e riproduzione degli stereotipi di genere; i principi che guidano la scelta di un linguaggio orientato all’inclusione e al rispetto delle differenze. Il secondo anno proporrà invece focus specifici sulle narrazioni mediali, sui fondamenti psicosociali della discriminazione, sui profili costituzionali della parità e le relative tutele. (www.dire.it)