Il licenziamento di un dipendente rappresenta una decisione importante e spesso traumatica e difficile da gestire che un datore di lavoro può prendere qualora non ritenesse percorrere altre vie alternative. Tuttavia, tale attività, come prevede la normativa, deve essere giustificata e conforme alle leggi e ai regolamenti del lavoro, e può essere portata avanti solo in determinate circostanze stabilite dal diritto del lavoro, onde evitare problemi legali e controversie che possono portare anche a cause e a doversi interfacciare con i giudici del lavoro.
Il datore deve quindi valutare attentamente ogni aspetto relativo ai comportamenti dei propri dipendenti, e verificare se il licenziamento sia effettivamente l’unica attività da dover porre in essere, in quanto comporta anche costi e perdite tempo, relative al dover successivamente gestire un nuovo processo di assunzione per sostituire la figura professionale in azienda.
Le condizioni per poter licenziare
Come appena accennato, per poter licenziare un proprio lavoratore, è necessaria la presenza di alcune condizioni o comportamenti, accuratamente disciplinati dalle normative inerenti il diritto del lavoro, che devono essere valutate attentamente per evitare controversie legali e problemi per l’imprenditore stesso.
In linea generale, gli elementi che possono portare al licenziamento di un dipendente sono:
- Licenziamento per giusta causa
Uno dei casi più comuni in cui un datore può far terminare il contratto di lavoro è quello relativo alla giusta causa, che si manifesta quando un membro del personale commette una violazione grave dei suoi doveri e responsabilità lavorative. Le violazioni che possono giustificare tale attività includono il furto, la violazione della sicurezza sul lavoro, l’abuso di sostanze, l’insubordinazione grave, il danno intenzionale alla proprietà dell’azienda o il rifiuto persistente di seguire le istruzioni impartite dal management.
- Licenziamento per ragioni disciplinari
Un datore di lavoro può licenziare un dipendente per ragioni disciplinari se quest’ultimo viola le politiche aziendali o le regole stabilite dall’azienda. Tra queste troviamo il mancato rispetto degli orari di lavoro, l’assenteismo ripetuto, il cattivo comportamento sul posto di lavoro, il bullismo o il mobbing, l’uso improprio delle risorse aziendali o l’insubordinazione minore. In quest’ottica, però, prima di procedere al definitivo licenziamento, si dovrebbe solitamente seguire un processo disciplinare che potrebbe contemplare una serie di avvertimenti o provvedimenti correttivi che, se non seguiti, aprirebbero il campo alla soluzione definitiva.
- Licenziamento per riduzione del personale e ragioni economiche
Ovviamente non mancano le eventualità relative alle ragioni economiche, con l’imprenditore che si trova costretto a ridurre il personale nei casi, ad esempio, legati alla ristrutturazione dell’azienda, la riduzione delle attività o la mancanza di fondi. Tuttavia, in questo contesto, si devono seguire attentamente le leggi e le norme in materia di licenziamenti collettivi e garantire che la selezione dei dipendenti da licenziare sia basata su criteri oggettivi e non discriminatori.
Allo stesso modo, l’azienda che sta attraversando difficoltà finanziarie significative, potrebbe licenziare nelle situazioni in cui c’è una rilevante riduzione dei profitti, una perdita di clienti o a una contrazione del mercato e, anche in questo caso, è fondamentale rispettare il diritto e fornire un preavviso adeguato o una compensazione finanziaria ai dipendenti mandati a casa.
In queste eventualità, il capitale umano, qualora ritenesse che il comportamento del datore non fosse imparziale o corretto, può interfacciarsi con i professionisti legali, chiedendo supporto a uno studio legale assistenza lavoratori, in grado di studiare i singoli casi e capire effettivamente se il licenziamento sia giustificato e in conformità normativa.
- Licenziamento per prestazioni insoddisfacenti
Se un dipendente non soddisfa le aspettative di lavoro o non raggiunge i risultati attesi, si può prendere in considerazione il licenziamento per prestazioni insoddisfacenti. Prima di procedere, però, il datore dovrebbe fornire un’adeguata valutazione delle prestazioni, offrire feedback, opportunità di miglioramento e un periodo ragionevole per correggere le carenze, e valutare successivamente questa ipotesi.
Cosa può fare un dipendente licenziato
Come detto, in ogni caso, il dipendente licenziato può non dover sottostare passivamente a questa decisione da parte del proprio datore, mettendosi in contatto con i consulenti del lavoro o con gli studi legali specializzati in questa materia, per poter ottenere una assistenza qualificata e richiedere un risarcimento, così come il non licenziamento stesso, o attraverso una negoziazione tra le parti, o mediante la richiesta al Tribunale di una valutazione oggettiva delle questioni.
In alternativa, il lavoratore può anche interfacciarsi con i vari sindacati che possono o procedere a una possibile riconciliazione o alla citazione in giudizio del datore