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“Quota Mille” nell’antico borgo disabitato di Gioia dei Marsi

Gioia Vecchio (Aq) 1404 metri sopra il livello del mare; a qualche chilometro dal centro abitato di Gioia dei Marsi è un piccolo borgo dell’Appennino centrale, di quelli che maggiormente hanno risentito dell’emigrazione tanto da essere oggi completamente disabitato. Conserva però intatto il fascino di un tempo, e oggi è un piccolo paradiso all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Il borgo fu edificato probabilmente dopo l’invasione dei Saraceni, durante il X secolo, che arrivarono qui seguendo il fiume Sangro, la cui sorgente dista pochi chilometri. A seguito di quell’evento gli abitanti della zona decisero di unirsi fondando questo centro, ritenuto più sicuro, perché situato in posizione dominante rispetto all’importante Passo del Diavolo, che collega il Fucino con la zona di Pescasseroli.

Un periodo florido si ebbe con la transumanza, che passava proprio di qui, ma già a metà del ‘700 le mutate condizioni socio-economiche convinsero gli abitanti a scendere a valle costruendo il nuovo borgo di Manaforno, l’attuale Gioia dei Marsi – spiega lo scrittore abruzzese Peppe Millanta che, insieme Sem Cipriani e le telecamere Rai, ha raggiunto questo caratteristico luogo per una nuova puntata della rubrica a cura di Paolo Pacitti,“Quota Mille”– Il colpo di grazia definitivo però si ebbe nell’800, con il prosciugamento del Fucino: a poco a poco gli abitanti si spostarono tutti vicino ai nuovi terreni resi coltivabili”.

Il paese risulta quindi oggi totalmente disabitato. Ma è un luogo di grande suggestione, apparentemente senza tempo: “Se vi trovate a passare di qui – prosegue Millanta  sicuramente rimarrete colpiti dalla chiesa di San Vincenzo, una vera e propria cattedrale nel deserto. Risale al 1749 e fu distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale per poi essere ricostruita rispettando l’architettura originaria”.

Una pietra posta ai suoi piedi suona oggi ironica: “Dove risorge la Chiesa Rinasce il Paese”. La perla del luogo però è sicuramente il belvedere, che si apre su uno dei luoghi più suggestivi del Parco: la zona è infatti tra le più selvagge e vede il transito di numerosissime specie animali protette, tra cui l’orso bruno marsicano, che frequenta la zona per la presenza di vecchi alberi da frutta ormai abbandonati, di cui è ghiotto.