Recensione del libro “Il mio posto felice” di Franca Battista: anche chi ha perduto tutto può ancora combattere e rinascere
L’autrice racconta del suo passato senza risparmiarsi, tra privazioni, ingiustizie e abusi. Ma non ha mai perso il sorriso: è stata l’arma più potente con cui ha affrontato la vita
“Tutte le vite sono difficili; ciò che rende certe vite riuscite è il modo in cui sono state affrontate le sofferenze”.
È così che inizia il libro di Franca Battista, “Il mio posto felice” (Edizioni &100), con una citazione del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Tuttavia, di filosofico, speculativo, intellettuale in questo libro non c’è nulla. Si tratta di un resoconto autobiografico, scritto con un linguaggio semplice, colloquiale, quasi sgrammaticato, perché ciò che importa all’autrice è essere diretta tirando fuori tutto ciò che ha dentro, come un fiume in piena. La scrittura è terapeutica e l’autrice stessa ammette che così è stato per lei in questo suo viaggio nelle viscere dell’anima e della sua storia.
La sua è una vita vissuta tra mille peripezie, errori, cadute, sofferenze. E non è un caso la citazione del filosofo tedesco, perché è proprio ciò che è accaduto a Franca Battista, che ne ha passate davvero tante, forse troppe. Difficoltà, ingiustizie, abusi e dipendenze l’hanno messa più volte al tappeto, quasi uccidendola. Eppure, Franca ha continuato a combattere e, come l’araba fenice, è rinata dalle sue stesse ceneri. Lo ha fatto per sé stessa e per i suoi figli con un coraggio, una dignità e una forza d’animo fuori del comune. È la forza di una disperazione, che si è tramuta in speranza.
Da tutte queste ferite ne è uscita una donna risanata, libera e in pace con sé stessa. Dopo una lunga odissea, Franca è una persona nuova: serena, appagata della sua vita, insieme ai suoi splendidi figli, con un lavoro che le consente di mettere al servizio degli altri le sue buone qualità, aiutando chi ha più bisogno. Franca oggi è dove vuole essere: ha trovato il suo posto felice.
L’autrice scrive senza risparmiarsi e senza omettere nulla del suo passato, neanche le cose più torbide e crudeli; ci mette la faccia con grande lucidità, come una confessione a cuore aperto, imprimendo nero su bianco tutta la sua vicenda personale fatta di luci e ombre. Ombre lunghe e profonde come la notte.
Franca, sin da bambina, ha dovuto combattere con il dolore e l’ingiustizia, a cominciare da quando fu abbandonata da sua madre e poi ripresa con sé per poi essere maltrattata e picchiata. Fortunatamente a salvarla ci furono i suoi nonni, che tanto l’hanno amata e protetta in molte situazioni, cercando di lenire quella sofferenza di bambina privata di ogni decenza e protezione. Quell’infanzia dolorosa ha forgiato il suo carattere alla sottomissione, all’abuso, al disperato bisogno di amore, anche a costo di rinunciare a sé stessa. Franca era solo colpevole di innocenza, un’innocenza tradita e oltraggiata.
Non ha mai conosciuto suo padre. Quando era ancora molto piccola, le fu allontanato. Solo dopo molti anni, quando provò a cercarlo – era certa che le volesse bene – era ormai morto. Quella figura mancante nella sua vita ha lasciato un vuoto di affetto e di identità che hanno fatto avvicinare Franca a uomini molto più grandi di lei, sin da giovanissima. Ma erano tutti uomini sbagliati. Franca ha avuto cinque figli da tre uomini diversi, questo perché il suo bisogno di essere amata e protetta non è mai venuto meno, ma la sua anima confusa non le ha permesso di riconoscere chi realmente la rispettasse.
Come si può permettere tutto questo? Succede quando non si ama sé stessi, e si permette che gli altri si approfittino della nostra persona, del nostro buon cuore. Franca è sempre stata una brava bambina, poi una brava ragazza, ma ad un certo punto della sua vita perfino lei ha smesso di obbedire agli altri e amare sé stessa. E lì è caduta nel tunnel della droga, che l’ha risucchiata in un vortice nero e profondo: avrebbe potuto ucciderla. Solo l’amore per i suoi figli le ha permesso di reagire e alzare la testa, aiutata dai servizi sociali, da pochi amici fidati che le volevano bene, da una zia a cui deve molto e che è sempre stata d’esempio per lei.
Ma non bastano anni di tossicodipendenza e di comunità di recupero per uscirne. Franca ha dovuto combattere molte battaglie e tra queste anche la malattia, la chemioterapia, la perdita dei capelli. Ma non del sorriso. Franca non ha mai perso il suo sorriso, e questa è stata l’arma più potente con cui ha affrontato la sua vita. Non ha mai perso la speranza di riavere tutto ciò che aveva perduto: una vita felice e piena, con i suoi figli, la sua dignità, il suo riscatto personale. La società la teneva alla larga poiché la considerava una poco di buono, una donna sull’orlo della fossa, con la disperazione negli occhi e i figli affidati ai servizi sociali. Ci sono voluti anni per riappropriarsi di tutto, della sua dignità di donna e di madre: ma Franca ce l’ha fatta.
Questo libro offre una lettura autentica ma difficile: bisogna accettare tutto ciò che è scritto, e leggerlo con molta attenzione e rispetto. E al termine della lettura, non si può fare a meno di trarne un grande insegnamento. “Il mio posto felice” è rivolto a tutte quelle persone che stanno affrontando dei problemi, delle difficoltà e che non riescono a reagire: trovare la forza dentro di sé è il primo passo per rialzarsi e affrontare la vita. Nulla è perduto, mai. La determinazione, il coraggio e lo spirito di sopravvivenza hanno portato Franca alla conquista della sua nuova vita. La citazione di Nietzsche, allora, sembra cucita alla perfezione su questa storia e risuona come un corno tra le montagne: “Tutte le vite sono difficili; ciò che rende certe vite riuscite è il modo in cui sono state affrontate le sofferenze”.
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