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Rientro in classe in Abruzzo al 50% in presenza, Azzolina: la Dad non funziona più

L’Aquila. Rientro in classe, oggi, per i ragazzi delle scuole superiori in Abruzzo. Più di 56mila studenti abruzzesi tornano sui banchi dopo mesi di didattica a distanza. Insieme alla nostra regione ritorno in classe in presenza per gli studenti della Toscana, poco più di 116mila e Valle D’Aosta. I ragazzi rientreranno al 50% in presenza.

Tutte le altre Regioni hanno scelto di rinviare il ritorno sui banchi degli studenti delle superiori in date che vanno dal 18 gennaio al 1 febbraio. Sono previsti per oggi proteste e flash mob. Ragazzi, studenti e docenti, dal Nord al Sud, chiedono di poter tornare a scuola.

“E’ difficile per gli studenti comprendere perchè non rientrano a scuola, capisco le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui”. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a Radio Rai 1. “Nelle regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Si fa l’errore di credere che la scuola non produca incassi: se io chiudo un negozio so purtroppo quanto ho perso, sulla scuola questo discorso non si fa ma i costi sono altissimi. Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare, c’è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati ed sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica”.

“Il rischio zero non esiste, ma non esiste in alcun ambito”, ha aggiunto, “all’interno delle scuole il rischio è molto basso e lo testimoniano gli studi italiani ed europei. La scuola si è organizzata molto bene. Io ho fatto tutto quello che potevo fare, chiedo a tutti di trattare la scuola non in modo diverso di come si trattano le attività produttive”, ha concluso la ministra Azzolina.

“Da parte mia non vuole esserci polemica con le Regioni. Ma bisogna dire quelli che sono i fatti: volevamo riaprire le scuole il 9 dicembre, qualcuno ci disse no, ma le attività produttive sono partite. Il 23 dicembre si è stipulata un’intesa all’unanimità con le Regioni che hanno garantito che al 50% le scuole superiori sarebbero rientrate. E’ partito un lavoro immane nei tavoli con i prefetti e sono stati previsti molti bus in più. A inizio gennaio molti presidenti di Regione hanno detto che erano addirittura pronti a far rientrare il 75% dei ragazzi in aula. Ci sono regioni che hanno lavorato bene come la Toscana, noi al ministero abbiamo monitorato tutto, abbiamo fatto informative; il lavoro fatto dai dirigenti scolastici è stato encomiabile. E’ difficile per gli studenti comprendere perché oggi non si riapre: hanno ragione, capisco le loro frustrazioni, la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui”.

“Il ministro sta lavorando” in vista della maturità. “Abbiamo chiesto agli studenti di farci delle proposte: lo scorso anno ci hanno presentato proposte ragionevoli; una decisione la prenderemo a breve, i ragazzi a causa dell’incertezza assoluta per le date che slittano come la tela di Penelope, hanno bisogno di avere certezze che il ministero deve dare. Capisco i ragazzi: il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata”, afferma ancora la titolare del ministero dell’Istruzione, “io ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola. A maggio 2020 i medici mi scrivevano per chiedere di lasciare chiusa la scuola e così è stato, oggi ricevo lettere di tanti medici che mi chiedono di aprire le scuole: vedono le difficoltà dei loro figli. Ieri sera ho ricevuto la lettera di un anestesista”.

Il ministro è intervenuto anche sul concorso straordinario che “riprenderà, il 75% delle prove è stato svolto, i commissari potranno iniziare a correggere le prove già svolte, al più presto termineremo le prove di quel concorso, mancano 4 giorni per finire. Poi partirà il concorso ordinario”. Sulla questione del rientro in classe era intervenuto nella serata di domenica anche il ministro della Salute Roberto Speranza. “Ne discuteremo domani (oggi n.d.r.) con le regioni, ma mi pare complicato vedere le scuole superiori chiuse e gli impianti di sci aperti. Sarà uno dei temi, e poi ancora in Parlamento”.