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Roma, a San Basilio non solo spaccio: “Il quartiere sta cambiando”

Parla Eugenio Ferraro, dirigente del IV Distretto di Polizia di Roma intervistato dall'agenzia Dire

ROMA – “Non si può nascondere che San Basilio sia tuttora una delle più importanti piazze di spaccio di sostanze stupefacenti, sarebbe negare la verità, ma non è solamente questo San Basilio. Il quartiere sta cambiando”. Non ha dubbi Eugenio Ferraro, dirigente del IV Distretto di Polizia di Roma intervistato dall’agenzia Dire.

Da Casal Bruciato a Pietralata, da Casal Monastero a Portonaccio, un territorio in cui vivono circa 177mila abitanti su una superficie di circa 50 chilometri quadrati. Nel mezzo c’è uno dei quartieri più noti di Roma est, San Basilio, passato alla storia di Roma per le rivolte e le occupazioni, troppo spesso famoso per fatti di cronaca e magari meno per storie di rivalsa e speranza che possono raccontare personaggi che qui sono nati come Mannarino, Fabrizio Moro, Ultimo e non solo.

San Basilio ha anche una connotazione urbanistica, a tratti simile ad un borgo, è poi vicina al raccordo“, racconta Ferraro. Una logistica ‘idonea’ per i traffici di droga che sono proseguiti anche durante il lockdown nonostante anche lo spaccio abbia registrato la flessione economica: “Ce ne accorgiamo dalla grado di qualità della polvere bianca che rinveniamo” spiega il Dirigente.

“Ma attenzione- aggiunge- San Basilio non è solo spaccio, è anche tanti aspetti positivi: è una popolazione di lavoratori, ci sono delle imprese già abbastanza fiorenti e altre che stanno nascendo”. È ora, fa capire Ferraro di cambiare approccio, anche narrativo: “Bisogna ridimensionare quella che è stata l’immagine di questo quartiere negli ultimi anni: posso dire con grande tranquillità e chiarezza che la situazione è fortemente migliorata negli ultimi tempi”. Fuochi d’artificio e bidoni incendiati che venivano accesi di notte per segnalare la presenza di spacciatori? “Questo non accade più quindi questa fenomenologia da fiction è venuta meno”, sottolinea Ferraro.

“La nostra opera qui è certamente quella di una Polizia che fa prevenzione, repressione, controllo del territorio e attività investigativa in sintonia con l’autorità giudiziaria e in senso generale ci occupiamo di ordine e sicurezza pubblica sotto le direttive della Prefettura e della Questura di Roma, che hanno entrambe a cuore questo territorio”. Ma a questo bisogna aggiungere anche un altro approccio: “Facciamo un lavoro che potremmo definire di ‘Community police’, ovvero noi siamo parte della comunità e non siamo una cosa a sé stante, non siamo solamente la divisa, siamo uno dei gangli che compone la rete territoriale. Mi spiego: un problema di criminalità che spesso è un problema sociale, non lo si può affrontare solo in termini di emergenza, ma bisogna lavorare giorno per giorno”. Come si traduce nel lavoro quotidiano della Polizia sul territorio, Eugenio Ferraro, già dirigente in passato di un altro territorio complesso, quello di Ostia, lo spiega: “Dobbiamo essere presenti e vicini ai cittadini e puntare su nuovi modelli positivi. Purtroppo negli anni qui c’è stata una valorizzazione invece di modelli negativi: il pusher che gira con una moto di valore o con una macchina costosa, abiti firmati. Quella è un’immagine perdente. Se i ragazzi vedessero la vita di un pusher buttato all’angolo di una strada a servizio di un’organizzazione o di un gruppo che li sfrutta fino a quando non andranno in galera, perché tanto prima o poi ci andranno, il ragazzo potrebbe capire che questi sono effetti di una valorizzazione negativa”. Per far questo: “Noi vogliamo proporre persone che vengono dal territorio, associazioni e iniziative come quella dell’Opera Don Giustino di Don Antonio Don Coluccia”, sacerdote che tutti i giorni va nelle strade di San Basilio scortato dalla Polizia per parlare e pregare con i cittadini. Proprio con Don Coluccia, Ferraro conferma il progetto di apertura a breve di una palestra con gli istruttori delle Fiamme Oro nel cuore della piazza di spaccio della ‘Lupa’, in via Carlo Tranfo. “E poi ci sono anche le attività culturali, ci sono delle associazioni che tra poco inizieranno il teatro di strada”.

Un ruolo particolare lo hanno le scuole, spiega Ferraro: “Abbiamo dei confronti settimanali con le varie scolaresche. ci incontrimo, facciamo videoconferenze. Una preside mi ha raccontato: ‘Vede noi qui abbiamo dei bambini che vengono a scuola e spesso non hanno la cartella ma una busta del supermercato con dentro alcuni libri’. Questo tanto per dare l’idea delle difficoltà che hanno alcuni cittadini. Ed è proprio a loro – sottolinea- che noi vogliamo rivolgerci, vogliamo essere dei simboli positivi, vogliamo se possibile prenderli per mano e comunque fare parte di questa collettività. Ecco questo è il grande lavoro che noi stiamo facendo”.

Ma San Basilio di oggi è diversa da quella del passato? “Io il cambiamento lo vedo nei fatti. C’è una grande apertura delle persone perbene verso di noi e quindi questo mi fa essere molto fiducioso. Molte delle attività che facciamo vengono sollecitate proprio dalla cittadinanza. Dobbiamo avere anche noi pazienza e dare il tempo al tessuto sociale di crescere sempre di più. Ecco perché dobbiamo investire molto sulle scuole. Speriamo di ‘creare’ dei cittadini nuovi con una mentalità di apertura e sicuramente improntata alla legalità. Il modello- conclude- non può essere quello del bandito che diventa eroe. L’eroe deve essere un altro: una persona che tutte le mattine va a lavorare e che vive il territorio in modo sano, civile e libero da qualunque servitù, perché essere spacciatori vuol dire essere dei servi”. (Marco Agostini – www.dire.it)