Roma, al Casino dei Principi la mostra “Katy Castellucci. La Scuola romana e oltre”
Attraverso l’esposizione di circa cento opere, tra dipinti, gouaches e disegni, la mostra presenta l’intero percorso creativo dell’artista che fu tra gli interpreti più sensibili della Scuola romana
Roma – Il Casino dei Principi a Villa Torlonia, a Roma, ospita dal 13 maggio al 10 ottobre 2021 la mostra Katy Castellucci. La Scuola romana e oltre, che presenta l’intero percorso creativo dell’artista Katy Castellucci (1905-1985) figura di rilievo nel panorama artistico della prima metà del Novecento e tra gli interpreti più sensibili nell’ambito della Scuola romana.
Attraverso l’esposizione di circa 60 dipinti, 10 gouaches e 30 disegni è rievocato l’ambiente artistico nel quale la pittrice si mosse e operò. Presenti in mostra tutti i temi frequenti nel lavoro dell’artista, dai ritratti ai paesaggi, dagli autoritratti alle nature morte, dai nudi femminili alle composizioni astratte. Tra le opere più significative vanno ricordate Autoritratto alla finestra del 1935, Ritratto di Giacomino del ’37, Nudo con panno a fiori del ’43, Le sorelle del ’45 e dopo la guerra, nella fase neocubista, Autoritratto con il compasso e Cupole a Roma del ’53.
Un nucleo di opere ricostruisce inoltre l’ambiente familiare e il sodalizio con gli amici artisti, come i ritratti che le fecero Ziveri e Mafai; il delizioso dipinto La famiglia Castellucci (1934) e Katy con il bassotto (1937), entrambi di Ziveri; il ritratto che Katy fece a Titina Maselli (1942), e altri.
L’esposizione, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dal nipote dell’artista Alessandro Pagliero, è a cura di Claudia Terenzi e Fabio Benzi. Organizzazione Zètema Progetto Cultura.
Nata a Laglio, sul Lago di Como nel 1905, Katy Castellucci si trasferì a Roma all’inizio degli anni Venti, dove frequentò il Liceo artistico. Figlia del pittore Ezio, raffinato illustratore e pittore di tradizione accademica, fin da giovanissima rivelò un talento artistico particolare, anche come danzatrice. Nel 1926 con la sorella Guenda si recò a Parigi, dove rimase due anni e nel 1927 prese parte alla Pantomima futurista di Enrico Prampolini al Théatre de la Madeleine.
Tornata a Roma frequentò gli artisti più significativi della Scuola romana, tra cui Ziveri, Mafai, Fazzini, Scipione e altri. Nel ’32 espose per la prima volta alla III Sindacale con 2 opere, ma la mostra veramente importante fu la prima personale alla Galleria della Cometa nel 1936 assieme ad Adriana Pincherle, sorella di Alberto Moravia. Nella mostra, tra le altre opere, era esposto anche il delicatissimo Autoritratto del ’35, oggi conservato al Museo della Scuola romana di Villa Torlonia. Fu notata subito dalla critica la qualità e l’intensa poesia della sua pittura, tale da collocarla tra gli interpreti più sensibili nell’ambito della Scuola romana.
Negli anni del dopoguerra, oltre a dedicarsi intensamente all’insegnamento, prima a Modena e poi all’Istituto d’arte applicata di Roma dove fondò la sezione di disegno su tessuto, Katy Castellucci si dedicò anche alla scenografia e ai costumi teatrali.
Presente alla VI Quadriennale nel ’51, insieme al padre, nello stesso anno in una mostra personale alla Galleria dello Zodiaco presentò i suoi quadri neocubisti, all’interno di una tendenza allora diffusa in Italia di rilettura della cultura europea: opere con un impianto originale, dove i tagli netti delle immagini si coniugano con i valori tonali. Consapevole dei profondi mutamenti che stava attraversando la pittura, ridusse drasticamente il suo impegno in questo ambito e dalla fine degli anni ’50 rinunciò a partecipare alle mostre a cui era invitata.
Alla fase neocubista seguirono alcuni tentativi astratti più sperimentali non destinati a reali intenzioni espositive, di cui una parte è qui in mostra per documentare il suo insegnamento all’istituto d’arte. Moltissimi invece, fino agli ultimi anni della sua vita (l’artista si spense a ottant’anni a Roma nel dicembre 1985), furono i disegni, tanti e di grande qualità, per la maggior parte autonomi dalla pittura, dove il tratto sfumato e ombreggiato dei primi anni, diviene via via più incisivo ed essenziale.
La mostra è accompagnata da un catalogo con interventi di: Sandro Pagliero, Fabio Benzi, Claudia Terenzi, Duccio Trombadori.