Roma – Sono centinaia i piatti della cucina italiana a base di olio. Ma cosa fare dopo averlo usato?Se viene buttato negli scarichi domestici crea seri problemi ai processi di depurazione e rischia quindi di inquinare l’ambiente.
CURIOSITA’: 1 kg di olio vegetale esausto inquina una superficie d’acqua di un kilometro quadrato, un’estensione pari a 140 campi di calcio.
Se correttamente raccolto l’olio usato è sottoposto ad un processo di rigenerazione e si trasforma in una risorsa preziosa. Da questo infatti si possono ricavare, attraverso trattamenti, la glicerina per produrre i saponi e, soprattutto, un biocarburante efficiente ed ecologico per una mobilità sostenibile.
Dal 1997 in Italia esiste il CONOE, Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi, vegetali ed animali, esausti. Istituito per legge, il Consorzio ha il compito di organizzare e controllare la filiera del recupero e dello smaltimento di questo rifiuto e, dunque, svolge la propria attività a fini ambientali, a tutela della salute pubblica e della trasparenza della filiera.
COME SI FA?
Raccogli l’olio da cucina per la conservazione degli alimenti, o quello usato per la frittura – dopo averlo fatto raffreddare – in un bottiglia o in una piccola tanica, dopo averlo filtrato con un colino per eliminare impurità o residui di cibo.
Porta il tuo olio usato in uno dei punti di raccolta.
Versa l’olio nell’apposito contenitore giallo, così potrai riutilizzare la tua bottiglia o tanichetta.
QUALI OLI PUOI RACCOGLIERE?
Oli vegetali (olio di oliva e di semi vari) usati per le fritture e la preparazione degli alimenti.
Oli di conservazione dei cibi in scatola o in vetro (tonno, sgombro, sardine, funghi, carciofini, condimenti per riso, ecc).
È molto importante che vengano consegnati solo oli alimentari, mente gli olio minerali – come carburanti e lubrificanti per motori – hanno altri sistemi di smaltimento e recupero.
Per tutte le info sui punti di raccolta si può consultare il sito di Roma Capitale.