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Roma, il restauro della statua marmorea dell’Ercole apre al pubblico

Roma – Il restauro dell’Ercole apre al pubblico nella Villa dei Quintili, a Roma. Si sono concluse le fasi più delicate di movimentazione e assemblaggio dei frammenti scultorei, il cantiere della statua marmorea diventa accessibile ai visitatori. Le operazioni di restauro sono in corso all’interno della cisterna grande di Villa dei Quintili dove è possibile accedere in tutti i giorni di apertura del sito.

 

Il ritrovamento

 

Il 25 gennaio 2023, nell’area di Parco Scott, tra la Cristoforo Colombo e il secondo miglio della via Appia Antica, durante un difficile intervento di revisione e bonifica del condotto fognario a cura di Acea – Bacino sud, è stata rinvenuta la statua attualmente in corso di restauro. La scoperta, del tutto inaspettata, è avvenuta durante la rimozione di una fogna in mattoni databile al secolo scorso. La struttura, collassata in più punti, nei mesi precedenti aveva portato allo sversamento di liquami e all’apertura di pericolose voragini e smottamenti nella collina di Parco Scott. I frammenti della statua sono stati individuati proprio al di sotto del piano di scorrimento della fogna, all’interno di uno strato di terreno argilloso e poco compatto, in associazione a materiali moderni databili ai primi del Novecento. Il reperto era quindi stato asportato dalla sua posizione stratigrafica originaria per essere reinterrato nella fondazione della fognatura ai primi del secolo scorso. Dopo il ritrovamento del corpo scultoreo sono stati eseguiti due saggi di indagine archeologica a lato della fogna, per indagare eventuali stratigrafie archeologiche non toccate dai lavori per la costruzione dell’impianto novecentesco e per acquisire dati sul possibile contesto originario della statua. I saggi, eseguiti proteggendo le pareti con un blindo-scavo per le notevoli profondità da raggiungere, hanno individuato e scavato un corposo strato ricco di materiale ceramico di II e III secolo d.C. Al di sotto di questo è emerso un muro in opera mista di cubilia di tufo e ammorsature angolari in laterizi, che delimitava un ambiente pavimentato in cocciopesto.

 

 

La statua

 

La statua è in marmo bianco probabilmente pentelico, anche se questo dato dovrà essere confermato da analisi specifiche, e raffigura un personaggio dal volto molto ben caratterizzato con gli attributi di Ercole.

Partendo dal ritratto, ci troviamo di fronte a un personaggio in età avanzata, con il volto piuttosto stempiato e segnato da importanti rughe, sia frontali che naso labiali. Il ritratto si caratterizza per una generale impronta realistica. Gli occhi, sormontati da sottili sopracciglia arcuate, hanno palpebre rigonfie, iride e pupilla incisi. Il naso si caratterizza per il lungo dorso ricurvo e le narici ampie. Una barba, dalle ciocche lievemente ondulate, copre mento e guance e raggiunge il labbro inferiore; i baffi coprono l’area naso-labiale. La figura indossa la leonté cioè la pelle del leone nemeo, uno dei più caratteristici attributi di Ercole, che gli copre le spalle, terminando in un grosso nodo sul petto; un lembo, sorretto dall’avambraccio sinistro, scende lungo la coscia sinistra. Altri immancabili attributi sono la clava e la faretra con le frecce.

Nel complesso il corpo scultoreo è monumentale: l’altezza complessiva, comprensiva di basamento, è di m 2,08. La figura, nuda e massiccia, poggia su una base, sulla quale si erge un masso roccioso, avente anche funzione statica, e su cui sono la clava (sulla quale doveva poggiare la mano destra, mancante) e la faretra, addossata al piede sinistro. La parte posteriore del piede destro è troncata e consente di ipotizzare un’originaria collocazione a ridosso di una parete.

La mano sinistra, anch’essa non conservata, doveva porgere i pomi delle Esperidi. Le caratteristiche generali richiamano quelle del cosiddetto Eracle Borghese, conservato presso Palazzo Borghese in Campo Marzio: un tipo scultoreo realizzato intorno alla metà del IV sec. a. C. e trasmesso attraverso copie e varianti del periodo romano.

 

L’imitatio herculis

 

A prescindere dall’identificazione del ritratto, sicuramente la statua è un chiaro esempio del fenomeno dell’imitatio herculis, tipico di re ellenistici, imperatori e uomini di potere romani. La tendenza ebbe inizio, secondo le fonti, con alcuni vincitori olimpici che si richiamavano ad Eracle, fondatore e primo vincitore dei giochi. Il primo monarca ad autorappresentarsi così è Alessandro Magno. Tra gli imperatori romani ricordiamo Traiano e Adriano anche se è Commodo l’imperatore che si rifà in maniera plateale ad Ercole, del quale assimila gli attributi, fino a farsi acclamare pubblicamente come Ercole Romano. La sua effige in veste di Ercole compare su serie monetali e medaglioni e il busto di Commodo come Ercole, databile al 192 d.C., proveniente dagli Horti Lamiani e conservato ai Musei Capitolini, è una delle opere più celebri della ritrattistica romana.

 

Il restauro

 

Il gruppo scultoreo è stato rinvenuto in frammenti. La maggior parte delle fratture sono antiche ad eccezione di quella tra corpo e gamba destra che è avvenuta in concomitanza con le circostanze della scoperta.

Dopo il recupero la superficie marmorea è stata preliminarmente liberata dalla terra di scavo con pennellesse e aspiratori. Successivamente è stato effettuato un lavaggio con acqua, spugne e spazzolini morbidi che ha permesso di osservare i principali fenomeni di degrado della superficie marmorea, interessata da concrezioni e depositi e ricoperta da una patina aderente di colore giallo pallido. Le incrostazioni più spesse sono localizzate sul retro dei frammenti del corpo e del basamento. Sulla superficie si ritrovano abrasioni, scagliature, lacune. In corrispondenza del ventre è un profondo graffio e una mancanza in corrispondenza dei genitali dovuti alla recente azione del mezzo meccanico escavatore.

L’intervento di restauro in corso, a cura della Res.Loi, ha previsto la realizzazione di una struttura di sostegno necessaria alla movimentazione, alla pesatura e all’incollaggio dei frammenti con resina epossidica. Per i frammenti di dimensioni e peso maggiore sono stati anche utilizzati perni in titanio in modo da assicurare la tenuta ottimale. Tutte le interfacce degli attacchi sono state preliminarmente trattate con resine per realizzare uno strato di sacrificio che potesse assicurare la reversibilità dell’operazione.

Una volta “rimessa in piedi” la statua sono iniziate le operazioni di pulitura della superficie con mezzi meccanici manuali come il bisturi o con strumentazioni di precisione come l’apparecchio ad ultrasuoni. Sono anche applicati impacchi con compresse imbevute di soluzione satura di sali inorganici o ammonio carbonato per ammorbidire le concrezioni e i depositi coerenti ed asportarli con un risciacquo finale.

Al termine delle operazioni di pulitura si affronterà la presentazione estetica: le fessurazioni saranno sigillate con micro-stuccature e stuccature realizzate con malte a base di calce aerea di idoneo impasto per granulometria e colore, da definirsi a seguito della realizzazione di prove. Infine, dove possibile, sarà realizzata l’integrazione di parti mancanti di pietra al fine di restituire unità di lettura all’opera da effettuarsi con malta lavorata sul posto. Le integrazioni saranno realizzate solo nei casi in cui sarà possibile farlo senza interpretare arbitrariamente il modellato, nel pieno rispetto dell’opera originale.

Tutta la superficie sarà infine trattata con un protettivo idoneo steso a pennello, compatibile con il materiale originale sia dal punto di vista chimico che cromatico.

 

Orari di apertura al pubblico

 

Dal martedì alla domenica, accesso possibile dalle 9 alle 19.15 con ultimo ingresso alle 18.15.