Roma – Lo sciopero dei mezzi pubblici verificatosi ieri, 10 luglio, nella Capitale ha certamente portato non pochi disagi ai viaggiatori. Lo sciopero, indetto dal sindacato Faisa Cisal, ha interessato le aziende Atac, Roma Tpl e Contral ed è durato 24 ore, dalle 8.30 alle 17 e dalle 20 fino al termine del servizio diurno. Uno stop davvero importante, che ha visto fermarsi per un’intera giornata bus, filobus, tram, metro, trenini e ferrovie interne alla città. Il motivo della protesta questa volta è stato la mancanza di adeguate protezioni anti covid per i lavoratori, una nobile causa certamente, ma cosa ha comportato?
I viaggiatori, non potendo usufruire del servizio, si sono riversati sulle poche corse disponibili, creando non un semplice assembramento, ma una vera e propria calca dove non era possibile neanche respirare all’interno del mezzo di trasposto pubblico. Ieri sera, in particolare, a causa di alcuni gravi ritardi delle Ferrovie dello Stato – dove un treno diretto a Roma Termini si è bloccato a Marcellina ed è arrivato a destinazione con due ore di ritardo, e altri treni hanno visto situazioni analoghe -, i passeggeri scesi dai convogli si sono letteralmente precipitati verso la prima corsa del tram o dell’auto disponibile. Inutile spiegare lo scenario catastrofico che si è venuto a creare: i disperati passeggeri, con tanto di mascherina indosso, si sono ritrovati tutti “congiunti”, cioè attaccati, incollati uno all’altro, come in una scatola di sardine.
L’idea di scioperare in un momento simile cozza gravemente con la regola del distanziamento sociale voluta dal governo. Le due realtà sono evidentemente inconciliabili, o, per lo meno, in questa città non c’è spazio per tutte e due. Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione (art. 40) – ma non è scritto da nessuna parte che bisogna farlo per forza il venerdì, a ridosso del fine settimana –, il distanziamento sociale è invece, almeno per il momento, ancora un dovere che ogni cittadino è tenuto a rispettare, per prevenire la trasmissione del coronavirus. Il paradosso è che, se lo sciopero è stato voluto dai lavoratori per chiedere adeguate protezioni anti contagio, il risultato è stato creare tra i cittadini situazioni in cui il contagio è garantito.