Roma – Romani e turisti potranno ammirare, a partire dal mese di novembre, gli spazi della Serra e della Torre Moresca, che, insieme alla grotta artificiale, Alessandro Torlonia, nella prima metà dell’Ottocento, commissionò all’architetto Giuseppe Jappelli per abbellire la sua villa.
Dopo anni di abbandono, l’Amministrazione Capitolina ha effettuato tra il 2007 e il 2013 una prima e importante fase di recupero dell’edificio. Il complesso era in condizioni di fortissimo degrado: le coperture della Serra erano completamente crollate, i vetri policromi in gran parte perduti, come perduti erano tutti gli arredi. Il restauro condotto dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e affidato all’impresa I.A.B. che si era aggiudicata la gara, è stato mirato al recupero, il più fedele possibile, dell’assetto originario di tutte le strutture, ricostruito sulla scorta di documenti e immagini d’epoca e sull’analisi di quanto era sopravvissuto. Il restauro ha interessato sia la parte strutturale che quella decorativa, riportando l’intero complesso al suo originale splendore. Il costo finale dei lavori di restauro è stato di € 4.947.737,17.
Con questa seconda fase di lavori si sta finalmente procedendo alla realizzazione del progetto di rendere fruibile il complesso con un allestimento che sia rispettoso della sua vocazione originaria: la Serra Moresca di Villa Torlonia tornerà quindi ad ospitare piante e specie arboree compatibili con l’idea progettuale di Jappelli, ma sarà anche spazio per eventi e per la didattica associata alla natura e al verde.
Gli interventi conservativi ancora in corso, che stanno riguardando in particolare la Serra e l’area a verde ad essa circostante, si concluderanno nella prima settimana di settembre, mentre i lavori di allestimento funzionali alla sua nuova dimensione di Museo, su progetto dell’architetto Maria Cristina Tullio, inizieranno il 6 settembre e avranno la durata di 66 giorni, con apertura al pubblico prevista fra il 19 e il 26 novembre 2021.
I costi della seconda fase di lavori, mirati al recupero delle parti che si erano degradate in questi anni di mancata apertura al pubblico e all’allestimento e messa in esercizio dell’intero complesso come spazio museale, ammontano a circa 209.000 euro (oltre IVA).
Tutte le lavorazioni sono effettuate sotto la direzione tecnico-scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed eseguiti, all’interno del contratto di servizio, da Zètema Progetto Cultura.
Il complesso della Serra e Torre Moresca, con annessa una Grotta artificiale, della quale restano solo alcuni grandi speroni di roccia e traccia del percorso d’acqua che era all’interno, ma che rendono bene l’idea di quanto fosse grandiosa e spettacolare, è stato progettato intorno al 1839 dall’architetto veneto Giuseppe Jappelli e realizzato tra il 1835 e il 1845.
La Serra vera e propria è uno stupefacente padiglione da giardino con una struttura in peperino e un largo uso del ferro, della ghisa e di vetrate policrome. Jappelli era ben a conoscenza dell’innovativo uso della ghisa, che aveva già sperimento nella Villa Treves a Padova, e seguiva con attenzione l’introduzione di nuove tecnologie, come dimostrano vari suoi studi e progetti per costruzioni da adibire a serra, e per l’uso delle colonnine in ghisa. Le architetture di stampo moresco ideate da Jappelli erano ispirate all’Alhambra di Granada, e la Serra era destinata ad accogliere piante esotiche e rare ma anche eventi spettacolari, come testimoniato dalla presenza di un vano seminascosto, interno alla grande sala, destinato all’orchestra.
La Torre era invece riservata ad incontri più intimi, per pochi partecipanti, invitati dal Principe nella sontuosa sala da pranzo dell’ultimo piano, caratterizzato da ampie finestre con intelaiature in ghisa e vetri colorati e da pareti riccamente decorate da stucchi policromi. La sala aveva al centro un divano che mediante l’azione di un meccanismo, poteva sollevarsi verso il soffitto, mentre dal piano sottostante saliva un tavolo imbandito che doveva sorprendere e impressionare gli ospiti del Principe.
Tra la Torre e la Serra, Jappelli aveva poi costruito una Grotta artificiale, retta da strutture in legno e stucco, oggi non più esistenti, con laghetti e percorsi in legno sospesi – solo in parte conservati – pensata come il luogo della Ninfa (“Nymphae Loci”) e quindi un luogo naturale e ricco di acque, che doveva destare meraviglia e stupore a chiunque l’attraversasse.
La documentazione utilizzata per ricostruire l’aspetto degli spazi è costituita da fotografie e iconografie storiche, oltre che dalla testimonianza di Giovan Battista Cecchetelli, che narra di un paesaggio “arido” costituito da Palme, Agavi e Aloe, attorno alla coloratissima Serra, e di una grotta artificiale ricca di acque e passaggi lignei: due paesaggi e spazi totalmente diversi, “secco” e solare il primo e “umido” e ombreggiato il secondo.
Assecondando queste impostazioni storiche, il progetto in corso di attuazione, prevede che nello spazio interno della Serra, sia ripristinata la fontana esistente e sia inserita l’attrezzatura tecnica necessaria per ospitare il pubblico e per allestire una raccolta di Palme, Agavi e Aloe, scelte fra le specie che erano già state introdotte nel nostro paese nel secolo XIX, cioè all’epoca di Jappelli.
Le piante saranno disposte al centro dello spazio e davanti alla parete in muratura, in vasconi di ferro corten (color rame dopo l’ossidazione), fornite di ruote, per poter essere spostati in caso di mostre, convegni o altro tipo di eventi.
L’accoglienza del pubblico sarà gestita nell’emiciclo d’ingresso, che sarà arredato con mobili disegnati ad hoc e realizzati in ferro, in consonanza con la struttura dell’edificio.
Particolare attenzione è stata posta all’illuminazione degli spazi, sia per garantire i lumen di sicurezza necessari, che per valorizzare le piante (o altri elementi esposti) e il sito.
Nello spazio esterno antistante alla Serra si prevede l’impianto di una piccola collezione di Palme, Agavi e Aloe, la loro illuminazione scenografica, l’adeguamento della scala esistente in pietra di tufo – che conduce al primo piano in cui si realizzeranno dei laboratori – e, soprattutto, la sistemazione della pavimentazione per rendere lo spazio esterno utilizzabile per mostre, fiere tematiche e altri tipi di eventi e attività integrative, rispetto a quelle che si possono svolgere all’interno. Una pavimentazione in assemblato di legno permetterà lo svolgimento delle attività didattiche anche all’esterno del laboratorio.
La vallecola – “Nymphae Loci” – sarà resa accessibile in diversi modi e si evocherà l’atmosfera della grotta che la copriva ripristinando e arricchendo i rivoli d’acqua che alimentano i due laghetti esistenti e inserendo nel secondo alcune ninfee, piante ossigenanti e fiori di loto, per caratterizzare questo piccolo bacino lacustre con piante acquatiche.
Una pavimentazione in assemblato di legno posto fra la Torre e i laghetti permetterà di organizzare in questo spazio incontri di didattica ambientale o piccoli spettacoli, mentre il progetto d’illuminazione scenograficamente mirato, evidenzierà i resti della grotta, con luce calda.