Roma – Simona è autista Atac, mamma di una bambina e figlia di una professoressa di sostegno. Il mestiere della madre ha influito sicuramente, nello stimolare in lei una certa sensibilità nei confronti dei più deboli. Per questo quando, qualche mattina fa, alla guida di un nostro bus, ha notato in fermata un gruppo di adolescenti inveire nei confronti di un loro coetaneo, ha attivato subito la massima attenzione.
Le vessazioni nei confronti della vittima individuata dal branco, proseguono e aumentano di livello e crudeltà anche quando salgono a bordo.
Simona sente le pesanti offese verbali e vede dal retrovisore gli spintoni ai danni del giovane. Spera dapprima nell’intervento di qualche passeggero adulto, ma poi si rende conto che è il momento di agire per porre fine alle angherie. Arresta il bus ad una fermata successiva e, con la scusa di controllare la porta posteriore del mezzo, lascia il posto guida per avvicinarsi ai ragazzi. Si rivolge con dolcezza al giovane spaurito per invitarlo a seguirla. Se lo porta con sé all’interno della cabina guida. Il branco ammutolisce, consapevole, forse, di avere esagerato.
La nostra collega chiede al ragazzo di telefonare ai suoi familiari. Vuole essere sicura che non subisca di nuovo quando lo lascerà al capolinea. La mamma del giovane si fa trovare all’appuntamento. Scossa da quanto accaduto, va via con il figlio, scambiando poche parole con la nostra giovane autista.
Poi, nel pomeriggio, ci contatta sulla nostra pagina Facebook. Vuole ringraziare quell’autista dell’Atac che ha salvato suo figlio da bulli.