Samuel Morse: L’inventore dell’alfabeto che rivoluzionò la storia delle comunicazioni
Samuel Finley Breese Morse nacque il 27 aprile 1791 a Charlestown, Massachusetts, negli Stati Uniti. Inizialmente, la sua carriera non fu legata alla scienza o alla tecnologia, ma all’arte: Morse era infatti un talentuoso pittore. Studiò presso la Yale University e divenne noto per i suoi ritratti, ma la sua vita cambiò radicalmente nel 1832.
Durante un viaggio in nave dall’Europa agli Stati Uniti, Morse sentì parlare delle recenti scoperte sull’elettromagnetismo, in particolare degli esperimenti di Michael Faraday e André-Marie Ampère. Fu in quel momento che ebbe l’idea di sviluppare un telegrafo elettrico che permettesse la trasmissione rapida di messaggi su lunghe distanze.
Con l’aiuto del fisico Joseph Henry e dell’ingegnere Alfred Vail, Morse perfezionò il suo telegrafo e sviluppò nel 1837 un sistema di comunicazione basato su impulsi elettrici: l’alfabeto Morse. Questo codice convertiva le lettere in combinazioni di punti e linee (detti “dot” e “dash”), facili da trasmettere e ricevere con il telegrafo.
Dopo anni di difficoltà e scetticismo, Morse riuscì a ottenere finanziamenti dal governo americano e nel 1844 inviò il primo messaggio telegrafico ufficiale da Washington a Baltimora con la celebre frase:
“What hath God wrought” (“Che cosa Dio ha fatto”).
Il successo del telegrafo Morse rivoluzionò le comunicazioni, permettendo una trasmissione istantanea delle informazioni e contribuendo allo sviluppo dei moderni sistemi di telecomunicazione.
Samuel Morse morì il 2 aprile 1872, lasciando un’eredità indelebile nella storia della tecnologia. Il suo alfabeto Morse è ancora usato oggi, soprattutto nelle comunicazioni di emergenza e nel mondo della radio.