Schiavi d’Abruzzo e Stati Uniti d’America: fili invisibili che legano a grandi personaggi internazionali
Schiavi d’Abruzzo – Negli ultimi editoriali pubblicati su “Il Messaggero Abruzzo” a cavallo dei mesi di agosto e settembre, il giornalista italo-americano Dom Serafini ha portato alla luce storie affascinanti che collegano l’Abruzzo a figure di spicco internazionali, specialmente dagli Stati Uniti. Attraverso una trama intricata di legami familiari e genealogici, emerge un quadro inaspettato che unisce Schiavi d’Abruzzo, un piccolo comune montano, a personaggi illustri come l’ex presidente americano Jimmy Carter.
Nel primo editoriale del 25 agosto 2024, Serafini narra di Hugo Wentzel, nipote di Amy Carter, la figlia del 39° presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter. Wentzel, un giovane di 25 anni, ha scoperto recentemente le sue radici abruzzesi. Grazie a una ricerca genealogica, ha ricollegato la sua storia familiare a Emilio Masciotta, trisnonno di Hugo, nato nel 1875 a Cupello, una frazione di Schiavi d’Abruzzo.
Masciotta emigrò negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento, cambiando per errore il suo cognome in “Masciotti”, come si evince dalla sua lapide. La linea genealogica continua con Anna Masciotta, figlia di Emilio, che sposò George Wentzel. Da questo matrimonio discende James Wentzel, padre di Hugo, che nel 1966 si unì in matrimonio con Amy Carter. Hugo racconta di come sia stato il nonno James a suggerirgli di visitare l’Abruzzo, risvegliando in lui un forte senso di appartenenza alle sue origini italiane.
Il viaggio di Hugo a Schiavi d’Abruzzo, insieme a una cara amica di famiglia, India Wrede, si è rivelato un’esperienza toccante. Dopo aver visitato Venezia e Pisa, giunti nel piccolo borgo abruzzese, sono stati accolti calorosamente dagli abitanti locali, felici di celebrare questo legame con una delle famiglie più famose d’America. Hugo ha dichiarato di voler tornare presto in Italia, poiché la cultura italiana è profondamente amata da tutta la famiglia Wentzel. Attualmente, Hugo vive ad Atlanta, ma ha in progetto di trasferirsi a Los Angeles per fondare un marchio di abbigliamento, un segno della continua evoluzione della sua carriera.
Nel secondo editoriale del 27 agosto, Serafini approfondisce la storia di Amerindo Porfilio, un altro abruzzese emigrato negli Stati Uniti, che con il nome americanizzato di Amerigo Portfolio divenne un influente tesoriere della città di New York, oltre che ambasciatore nominato dal presidente Franklin D. Roosevelt. In Abruzzo, Porfilio è ricordato come il benefattore che donò la rete elettrica al suo paese natale, Schiavi d’Abruzzo, un gesto che segnò una svolta epocale per la comunità locale. Negli Stati Uniti, invece, è celebre per aver donato la sua azienda di abbigliamento ai dipendenti, mostrando una visione imprenditoriale e umanitaria fuori dal comune.
La famiglia Portfolio si è ramificata nel tempo, con i Mogensen e i Werner, discendenti delle figlie di Amerindo, e i Rossi, legati alla sorella Giacinta. Paolo Riccardo Rossi, pronipote di Amerindo e console a Pittsburgh e New Orleans, ha continuato a mantenere vivo il legame con le origini abruzzesi. Nel 2016, durante una visita a Schiavi d’Abruzzo in occasione della dedica di una targa commemorativa, ha incontrato Claudio Cirulli, attuale portavoce delle iniziative a nome di Amerindo negli USA. La storia della famiglia Porfilio mostra come individui partiti da un piccolo villaggio abruzzese abbiano potuto incidere profondamente sia in Italia che negli Stati Uniti.
Infine, nell’editoriale del 22 settembre, Serafini racconta la vicenda di Vincenzo “Vin” Cirulli, un medico e scienziato nato a Schiavi d’Abruzzo e ora affermato professore all’Università di Washington. Cirulli lasciò l’Italia nel 1989, dopo aver conseguito una laurea, una specializzazione e un dottorato, per iniziare una brillante carriera internazionale. Dopo un periodo di ricerca in Svizzera, si trasferì a San Diego, dove lavorò presso un prestigioso istituto per il diabete. Nonostante la sua brillante carriera, Cirulli non ha dimenticato le sue origini abruzzesi e torna ogni anno a Schiavi per visitare i genitori. Un altro esempio di eccellenza scientifica che l’Italia ha perso, ma che continua a mantenere un legame affettivo con la terra d’origine.
Le storie raccontate da Dom Serafini dipingono un quadro complesso e affascinante di come le vite di abruzzesi emigrati, e i loro discendenti, si siano intrecciate con le vicende storiche e culturali di due continenti. Da Schiavi d’Abruzzo agli Stati Uniti, queste famiglie continuano a costruire ponti tra passato e presente, dimostrando come le radici italiane possano ancora esercitare una forte influenza, anche a distanza di generazioni.
Grazie al progetto Italea Abruzzo e all’impegno di Marco Cirulli, Presidente dell’Associazione “La Visceglia Abruzzo” che ne cura l’attuazione, queste storie di abruzzesi nel mondo continuano a essere raccontate, mantenendo vivo il legame tra passato e presente, e rafforzando la connessione tra l’Abruzzo e il mondo