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Scossa a Rocca di Botte, intervista esclusiva al sismologo Ingv Alessandro Amato sulla situazione sismica nel carseolano

Carsoli – La scossa di questa mattina ha suscitato a Rocca di Botte in particolare una certa apprensione. L’evento sismico è stato avvertito anche in strada ed accompagnato da un boato simile ad uno sparo. Ora per capire bene alcuni aspetti legati a questo fenomeno il direttore Daniele Imperiale ha intervistato il Dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dr. Alessandro Amato al quale ha rivolto le seguenti domande, corredate dalle risposte dell’esperto noto in Italia e all’estero per la sua cognizione tecnico-teorica sui terremoti:

Direttore: L’evento sismico in questione è stato preceduto da un’altra scossa di mg. 2.1 avvenuta sempre con epicentro in Rocca di Botte in data 8 Maggio 2018, potremmo definirli due eventi collegati?
Amato Ingv:  L’area interessata dall’evento sismico di oggi presenta un’attività sismica piuttosto frequente. Prendendo un’area circolare di raggio 30 km centrata sul comune di Rocca di Botte e analizzando il periodo dal 1/1/2001 a oggi, si trovano nel nostro catalogo strumentale oltre 1700 terremoti (circa un centinaio per anno) – vedi fig. 1. Selezionando solo quelli di magnitudo pari o superiore a 2 ne troviamo 358 (circa 20 per anno), pari o sopra magnitudo 3 sono 16 (fig. 2), circa uno l’anno, mentre nessuno raggiunge magnitudo 4 nel periodo indicato. Questo indica che i due eventi citati, uno oggi e il precedente a maggio, fanno parte di una zona moderatamente attiva in cui non è difficile avere eventi sismici a distanza di qualche settimana o mese. Terremoti più forti sono probabilmente molto rari nella zona in questione, ma non impossibili.
Direttore: C’è una faglia già identificata nella zona epicentrale in questione? 
Amato Ingv: No. Probabilmente nella regione ci sono numerose faglie, alcune delle quali attive, che non conosciamo precisamente. Va tenuto presente che dove ci sono terremoti (anche piccoli) c’è sempre almeno una faglia attiva, ma per definire le caratteristiche di queste faglie servirebbero dati del sottosuolo e misure della deformazione, che sono carenti. La distribuzione delle profondità ipocentrali indica comunque una sismicità piuttosto superficiale (tra 2 e 11 km per gli eventi di magnitudo >=3). 
Direttore: La zona interessata dal movimento ricade in fascia arancione e storicamente non risultano mai essere stati generati terremoti rilevanti, eventi simili sono da considerarsi fenomeni isolati o potrebbero sfociare in uno sciame sismico? 
Amato Ingv:  E’ vero. La zona in questione non ha un record storico importante. Tuttavia non è lontano dalla zona sismica della Marsica che all’inizio del Novecento fece registrare due eventi importanti, nel 1904 (magnitudo stimata 5.7, Intensità MCS IX grado a Rosciolo de’ Marsi) e nel 1915 (magnitudo 7.1, con XI grado ad Avezzano e in altre località). Da notare che questo evento fu registrato come VII grado MCS a Rocca di Botte. In sostanza, le aree limitrofe dell’Appennino laziale e abruzzese sono quelle più pericolose, forse anche per i centri dell’area colpita oggi. (Fig. 3: storia sismica di Rocca di Botte). Va anche detto che altre località non distanti (es. Subiaco) hanno subìto danni anche in occasione di eventi più antichi, come quelli del XIV secolo, sempre localizzati nell’area appenninica. 
Tornando all’attività recente, l’evenienza di uno sciame sismico non è da escludere, ma al momento non ci sono elementi per far pensare all’inizio di una sequenza o di uno sciame.
Nota
MCS: Scala di Intensità macrosismica Mercalli-Cancani-Sieberg
fig. 1
fig. 2
fig. 3
Grazie al dr. Amato per la sua disponibilità, la quale speriamo possa servire a chiarire aspetti relativamente a quanto accaduto geologicamente. (E.P.)