“Scrivo per parlare ai cuori”: intervista all’autrice Sara Filice sul romanzo “Figli della luna- La fiamma e il corvo”
Continuano le avventure dei due fratelli albini Seraphim e Victor. In questo secondo capitolo di “Figli della Luna” li troviamo alle prese con la loro nuova vita, che li vedrà crescere separati, il maggiore nella casa del Colonnello Glen Scarbrough e il più giovane nella famiglia Fitzroy. Sullo sfondo dell’Inghilterra ottocentesca, dove antiche usanze nobiliari si mescolano all’avanzare della rivoluzione industriale, seguiremo le loro avventure, li vedremo diventare preludio degli uomini che saranno, pronti ad affrontare le sfide che la vita saprà mettere sul loro cammino.
“La fiamma e il corvo” racconta di due ragazzi, alla ricerca della verità più oscura che alberga nel loro cuore, legati da un legame così profondo che niente e nessuno potrà mai spezzare: il richiamo del sangue.
Non solo, personaggi vecchi e nuovi si intrecciano in uno splendido affresco capace di prendere vita, pagina dopo pagina: tornano l’indomito Alejo, Vincent e l’amata Inès, ma anche Jamie e il suo terribile padre André; al tempo stesso conosceremo l’intrepido Zack, la scrittrice Jane, la dolce Alice.
Ognuno di loro avrà un ruolo nel destino ancora tutto da scrivere dei Figli della Luna.
Sara Filice dice di sé: “sono nata a Lappano, in Calabria, il 2 Novembre 1993. Attualmente vivo e lavoro a Cosenza. Ho da sempre avuto una passione per le storie, mi piace ascoltarle e raccontare. Scrivo da quando avevo dodici anni, ma il primo haiku lo composi per mia madre quando ne avevo cinque. Negli anni delle superiori ho iniziato la stesura di un romanzo, ancora nel cassetto, e nel frattempo ho frequentato diversi corsi di scrittura creativa. Nel 2010 ho partecipato con un mio racconto al concorso “Rompere il silenzio”, indetto da un’associazione culturale della mia città, relativo al tema della violenza contro le donne a me molto caro. Nel 2012 ho pubblicato col racconto “L’ultima lettera” al progetto di Roba da Scrittori “L’ombra dell’ignoto”, che racchiudeva racconti di autori più o meno esordienti scritti seguendo un incipit iniziale.
Successivamente nel 2015 pubblicai insieme ad altri autori un mio racconto dal titolo “La danza delle foglie d’autunno”, nella raccolta “Stagioni D’Inchiostro – 12 Autori Per 12 Mesi”. Dal 2011 scrivo su EFP, fan fiction, racconti brevi e talvolta anche poesie, e per un paio di anni sono stata anche su Wattpad. Nel 2021 pubblico in maniera indipendente il mio primo romanzo, parte di una trilogia, dal titolo “Figli della luna: Bimbi perduti”. Nel 2022 vede la luce il suo seguito “Figli della luna: La fiamma e il corvo”. Tutti e due sono attualmente disponibili all’acquisto su amazon. Nel 2023 pubblico il mio primo libro di poesie, racconti brevi e fotografie, sempre su amazon, intitolato “Stralci d’inconscio”.
Dalla fine della scuola lavoro e scrivo dedicandomi alla mia passione nei ritagli di tempo libero. Mi piace giocare ai videogames, guardare drama coreani, ascoltare tanta musica di vario genere, e fare lunghe passeggiate immersa nella natura. Credo che uno scrittore abbia l’onere di raccontare l’animo umano in ogni sua sfaccettatura, e ho sempre pensato che la mia scrittura dovesse rivolgersi a chiunque avesse cuore e volesse essere ascoltato.”
Intervista all’autrice
Come nasce la trilogia Figli della luna?
L’idea di base è stata quella di dare più spazio a uno dei protagonisti, Victor, che in origine faceva parte di una fan fiction basata sul mondo di un famoso videogioco. A seguito di alcuni problemi personali e dopo una profonda delusione con una casa editrice avevo smesso di scrivere del tutto, mi ammalai e “buttai la penna”, decisa a non riprovarci. Ma questo non mi fece stare meglio, anzi. Mi sentivo una bomba pronta a esplodere, perché la voglia di scrivere c’era ancora. Iniziai ad andare in terapia e tre anni dopo, nel 2014, Victor si presentò alle porte della mia ispirazione.
Tornai a scrivere, e man a mano che lo facevo mi accorgevo che prendeva sempre più spazio, così nel 2021, con la fan fiction quasi completa, decisi di lasciarla da parte e regalare a questo personaggio e alla sua storia un pubblico più ampio.
Parlaci dei due protagonisti Seraphim e Victor, cosa li caratterizza e quali sfide li attendono.
Sono due fratelli molto diversi tra di loro, eppure sembrano complementari.
Seraphim si basa sull’antagonista di quel videogioco, ma in Figli della luna l’ho un po’ trasformato, aggiungendo qualcosa di me specie nel primo libro, che racconta la sua infanzia. È un personaggio complesso, uno stratega ma anche un po’ un sognatore, una lettrice lo ha definito cavalleresco. È un bambino prodigio, e sin da subito il suo spirito ricorda molto quello dei dandy vittoriani: calmo, sofisticato e determinato. È un albino, e come tale ha delle difficoltà da affrontare, alcune dovute al suo stato di salute, altre alle circostanze in cui si ritrova a nascere e crescere, al pregiudizio e al mistero dietro alla sua famiglia di origine, di cui all’inizio è all’oscuro essendo stato adottato ancora in fasce dai membri di un circo.
Victor invece è il caos, anche quello creativo, la forza interiore, l’istinto, l’azione e l’ombra dentro ognuno di noi. Per questo motivo è un personaggio molto diretto, combattivo e alle volte anche estremo, rude. Nel corso della sua vita affronterà sfide difficili che però gli insegneranno a trovare un equilibrio e il suo posto nel mondo. Il distacco da suo fratello sarà una di queste, la principale. Senza di lui al suo fianco tuttavia potrà trovare la luce dentro di sé, e capire la vera portata della sua forza. Essendo nato da un momento di profonda crisi è un personaggio molto catartico, che spero possa aiutare anche altri a guarire ritrovando quella stessa forza dentro sé stessi. In ognuno di noi c’è un Victor Fitzroy, dobbiamo solo riconoscerlo e imparare ad ascoltarlo.
A quale genere appartiene Figli della luna e quale atmosfera letteraria può aspettarsi il lettore?
È un romanzo di formazione ambientato nell’Inghilterra del primo trentennio dell’Ottocento. L’ambientazione storica tuttavia è solo un pretesto per catturare appeno il senso della storia. Mentre cercavo di capire quale sarebbe stata quella migliore da usare, ho ricominciato ad ascoltare molto una famosa canzone dei Mecano, molto in voga negli anni 80, dal titolo Figlio della Luna.
Decisi di partire dall’incipit di quella storia per crearne una completamente diversa, e ovviamente molti elementi di quella “leggenda” sono anche nel romanzo. Il padre dei due protagonisti è un Kalè, ad esempio, innamorato di una gitana. Ed entrambi fanno spesso riferimento alla luna nelle loro preghiere, rivolgendosi ad essa come alla loro Dea.
Parlaci del contesto in cui hai ambientato la storia.
Nella prima parte del primo romanzo, Bimbi perduti, il lettore si ritrova immerso nelle atmosfere di un piccolo circo itinerante, circondato da artisti di vario genere. Un domatore di leoni, una mangiafuoco, acrobati, mangiatori di spade e incantatori di serpenti che provengono da ogni parte del mondo. Nell’idearla mi sono ispirata alle atmosfere quasi fiabesche del film premio Oscar The Greatest Showman.
Nella seconda parte abbiamo la possibilità di vivere assieme ai due protagonisti una vita fuori dal grigiore di quell’epoca, immersa nell’atmosfera tranquilla del Country Side inglese e del Lake District. Per descriverla ho usato molti dei ricordi della mia infanzia in campagna.
In La fiamma e il corvo invece ci immergiamo in un contesto completamente diverso, quello della media borghesia inglese, tra fabbriche di seta, piccoli villaggi, eleganti ville di campagna e accademie per giovani gentiluomini.
Quali temi affronti nel secondo libro La fiamma e il corvo e più in generale nell’intera trilogia?
I temi affrontati sono molti, alcuni un po’ ostici ma sempre posti con il massimo rispetto e la massima delicatezza. Uno dei più importanti, specie nel secondo libro, è quello dei disturbi mentali, ancora molto ghettizzati a quell’epoca e purtroppo anche al giorno d’oggi. Un altro tema che mi sta molto a cuore è quello della violenza sulle donne, sul quale abbiamo fatto qualche passo avanti ma purtroppo non abbastanza per riuscire a cambiare la mentalità generale ed evitare che le tragedie continuino a ripetersi. Essendo stata vittima di bullismo, ho voluto approfondire anche questo aspetto ma cercando di vedere le cose anche dal punto di vista del bullo, di capirne i motivi e di creare una base di ragionamento che serva a far riflettere e crescere sia i genitori che i figli.
Poi ovviamente ci sono i temi dell’albinismo, molto poco trattato specie nei romanzi e quindi sconosciuto ai più, e quello delle discriminazioni di genere, razza e religione.
In cosa si assomigliano e distinguono i due primi libri della saga? E, nel limite dello spoiler, cosa ci attende con il terzo volume?
Figli della luna è una storia di vita, dedicata ai legami fraterni e pensata e scritta raccogliendo testimonianze, ricercando negli archivi storici tutte quelle vicende ormai dimenticate o del tutto sconosciute. Anche se le atmosfere fiabesche del primo romanzo sono meno presenti nel secondo, resta questo forte senso di appartenenza, la voglia di lottare e di essere liberi, in ogni senso. In ogni epoca ci sono stati gli anticonformisti, posso affermare con certezza che tutti i protagonisti della trilogia lo sono.
Per quanto riguarda il terzo romanzo, che si intitolerà Levante e la cui uscita è prevista per Dicembre 2024, posso dire che sarà la fine di un ciclo, e narrerà di un viaggio verso casa.
Attraverseremo il mondo, con una particolare attenzione per l’Oriente, poi torneremo a Londra per l’atto finale e vedremo come e quanto in profondità l’intera avventura vissuta nel corso dei tre libri abbia cambiato i protagonisti, avvicinandoli ma anche rendendo chiaro a ognuno di loro e a chi li circonda il proprio singolo valore. Nel primo libro erano bimbi perduti, alla fine del terzo si trasformeranno in uomini che sono riusciti a ritrovarsi.
Chi o cosa ti ha ispirato per la scrittura della trilogia Figli della luna?
Le fonti di ispirazione sono state molteplici. Oltre al già menzionato videogioco, fin dall’inizio mi ispirò molto il concetto dello Yin e dello Yang, due forze opposte che necessitano dell’esistenza reciproca, e che in sinergia sono inarrestabili. Come il resto del cast della trilogia non sono personaggi ma persone, e in ognuno di loro c’è un po’ di male e un po’ di bene. Questo risulta molto evidente in particolare nei due fratelli, nel modo in cui vengono descritti e nei colori che portano addosso.
Nel corso della stesura del secondo e del terzo romanzo ho fatto molte ricerche storiche e guardato molti film che potessero aiutarmi a creare la giusta atmosfera. In particolare ho apprezzato molto il modo in cui la serie animata Arcane tratta i disturbi schizofrenici, e mi è stato molto d’aiuto, specie per la stesura del terzo libro, calarmi letteralmente nella cultura dell’Oriente. Ho visitato per ben due volte un famoso festival italiano che ne racchiude l’essenza, e studiato con molta attenzione culture molto diverse dalla mia, come anche quella gipsy e kalé, per cercare di catturarne la giusta essenza e farne un ritratto leggero ma più accurato possibile. Ad ogni modo, in tutti e tre i libri ci sono dei piccoli easter eggs sulle opere, specie quelle musicali, che hanno ispirato la mia scrittura.
Che tipo di scrittrice sei o stai diventando?
I miei libri sono un atto di amore verso l’umanità in generale, mi piace studiarla e mi piacere raccontarla. Ci sono stati dei momenti nella mia vita in cui mi sono sentita sconfitta, sola, giudicata, incompresa, perciò so quanto sia difficile esserlo in un mondo sempre più egoista, dove sono poche le persone che s’interessano di te e ti porgono una mano. Con i miei romanzi voglio raccontare di queste storie difficili, cercando però di dare loro una speranza, qualcosa di buono in cui credere.
Scrivo per parlare ai cuori, per quelli che hanno una storia da raccontare ma nessuno disposto ad ascoltarla. Per questo, esattamente come ho fatto con Figli della luna, nei miei prossimi lavori narrerò di altre vite complicate mescolando realtà e fantasia e lasciando al lettore la facoltà di distinguere cosa sia vero e cosa no.