Avezzano – Dall’Avv. Aurelio Cambise riceviamo e pubblichiamo. “”Eccoci di nuovo a trattare il problema delle strutture inutilizzate. Occorre riattivare subito il CRUA (Consorzio di Ricerca Unico d’Abruzzo)per fare tamponi. Anche Avezzano sta vivendo una grande emergenza, ma adesso abbiamo bisogno di concretezza e senso di responsabilità, perché non abbiamo più tempo. Più strutture ci sono, nella nostra zona, meglio è per i cittadini ,che, spesso, devono ricorrere a strutture private per non subire lunghe file e lunghe attese. Ho sempre appoggiato quel che l’attuale Sindaco di Avezzano, Dott. Gianni Di Pangrazio, diceva a proposito del CRUA, durante la prima ondata del virus. All’interno del CRUA ci sono le strutture, che possono essere riattivate e migliorate. Il CRUA, società interamente a capitale pubblico, potrebbe processare al costo esiguo di circa 10 euro un tampone per la ricerca degli anticorpi del Coronavirus, secondo l’Amministratore Unico Rocco Micucci. La Regione Abruzzo, attraverso una manifestazione di interesse, potrebbe, con delibera di giunta, proporre e affidare il CRUA all’Università degli Studi di Teramo con la concessione, della struttura e delle attrezzature alla Facoltà di Bioscienze e Tecnologie agro – alimentari e ambientali con, la collaborazione della Facoltà di Medicina Veterinaria, connubio perfetto per un territorio fortemente vocato a ricevere e formare nuove professionalità in questi ambiti.
Queste considerazioni sono state fatte già in precedenza, quando il COVID 19 aveva provocato decisioni drastiche da parte del Governo nazionale fino al lockdown. Inutile dire che il CRUA non è adatto allo scopo di cui stiamo parlando. Chi se ne intende potrebbe renderlo adatto a fare prime analisi di accertamento del virus. E questo vale anche per altre strutture ospedaliere che potrebbero prestarsi allo scopo, dal momento che funzionano anche autoambulanze per aiutare i laboratori pubblici intasati. Il problema della salute è prioritario su tutto il resto e, visto che c’è anche l’Abruzzo tra le 16 regioni in cui il valore dell’indice di trasmissibilità Rt è sopra l’1, precisamente 1.18. In altre parole occupa il nono posto per la problematicità del virus e si rischia la saturazione dei reparti di terapia intensiva.
Mi auguro che la situazione venga contenuta entro limiti accettabili, ma bisogna esser preparati al peggio. E non si dica che tutto ciò non si possa fare per quel motivo o per quell’altro oppure che chi scrive non sia un esperto del settore: si abbia allora la bontà di rivolgersi ai virologi, agli infettivologi, agli epidemiologi e via dicendo per combattere nel modo più giusto tale sciagura e ridare tranquillità alla nostra Comunità. Se infine bisogna ricorrere, come era una volta a frequentare i grandi centri delle metropoli, come era un tempo, allora dobbiamo rassegnarci a ciò che il convento ci passa. Ma tutti sappiamo che non è così (Anche questi grandi centri sono intasati fino all’inverosimile). Ripetiamo senza stancarci che per la salute non si spende mai abbastanza e anche la nostra Comunità può beneficiare di servizi eccellenti più di quanti non ce ne siano”.