Vicovaro – Sotto il segno del Tau, La Precettoria antoniana di S. Antonio Abate a Velletri (Città di Velletri 2022) è l’ultimo grande lavoro dello storico dell’arte, ricercatore, saggista e consulente storico-artistico Alberto Crielesi, la cui vasta e pregevole bibliografia è ampiamente documentata sul web.
Un viaggio tra carte inedite e stampate, archivi civili e religiosi, durato un ventennio di ricerche e oggi fruibile in un volume ragguardevole per ricchezza di fonti storiche, accuratezza della ricostruzione e ampiezza del repertorio iconografico. Soprattutto l’opera ha il merito di ricostruire con rigore filologico la storia di uno di quei monumenti, la Chiesa di S. Antonio Abate a Velletri, considerati “minori” e in quanto tali abbandonati all’incuria e all’indifferenza, solo perché al di fuori del turismo storico-artistico di massa. Se a muovere l’autore è stato da un lato il fascino del mondo antoniano (p. 3), dall’altro, forte è l’impegno, già manifestato in altre opere, a valorizzare e salvaguardare quei monumenti che solo una ricerca esperta e consolidata può salvare dall’oblio.
La pubblicazione si presenta articolata in dieci capitoli, seguiti da un’ampia bibliografia e dall’indice dei nomi. Al Santo egiziano sono dedicate pagine che ne ricostruiscono la vicenda biografica e soprattutto le storie narrate e dipinte, con particolare attenzione al significato dei suoi attributi: il Tau, il fuoco e il maialino. Ampio spazio è dedicato all’espansione dell’Ordine degli Antoniniani , dapprima fraternità laica e poi ordine canonicale , esempio per vari ordini monastici, come quello francescano. Interessante l’origine e il significato del Tau, la cosiddetta Furcella o Gruccia di S. Antonio, emblema di carità, esorcismo e guarigione, mentre al maialino, quasi sempre presente nell’iconologia del Santo, viene restituito il suo corretto significato di simbolo di lussuria, riferimento alle numerose tentazioni a cui il Diavolo sottopose l’anacoreta. La parte centrale è dedicata alla Commanderia o Precettoria di Velletri; l’espressione indica il complesso gestito dai monaci, comprendente la Chiesa, l’Ospedale per i poveri e la Casa delle elemosine, una struttura sociale fortemente organizzata e gerarchicamente dipendente dalla Precettoria sull’Esquilino, a Roma. Il complesso conobbe periodi di grande splendore, come nel XVI secolo, quando fu realizzata la decorazione interna della Chiesa, di cui ancora oggi sono visibili dei lacerti. Suggestiva la statua lignea policroma del Santo posta sull’altare maggiore, di cui l’autore descrive la tecnica di composizione, una novità rispetto al tradizionale intaglio del legno massiccio. Dopo l’excursus sugli affittuari laici del complesso e il passaggio della gestione ai Francescani Conventuali a seguito della crisi dell’ordine antoniniano, l’autore si sospinge fino ai nostri giorni, accennando anche a interventi non sempre ideali di restauro (…) fino al ripristino parziale dell’aspetto originale (p. 137) della Chiesa.
Una ricostruzione straordinaria, in parte inedita, quella del Crielesi, incaricato nel 2001 dalla Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici del Lazio di svolgere approfondite ricerche sull’origine e la natura degli affreschi della Chiesa. Insomma un’opera che nasce da questioni di studio, ma che è anche il risultato dell’innata curiosità dell’autore, come ci racconta nella Premessa. L’approccio metodologico è pluridisciplinare: oltre alla storia dell’arte, all’architettura, alla storia e all’iconologia, non mancano, infatti, riflessioni antropologiche interessanti per addentrarsi negli usi e costumi del culto antoniniano, ancora vivi nella festa del Santo, celebrata Il 17 gennaio da una folla di devoti, guidati dai “festaroli” e dall’ Università dei Mulattieri e Carrettieri di Velletri, antica istituzione da sempre legata al Santo, protettore dei cavalli e degli animali da soma.
Margherita Crielesi