Dell’antica chiesa di Santa Maria Assunta non si hanno notizie certe circa l’anno di costruzione. Si sa, però, che nel 1372 era ormai la chiesa principale di Cerreto. Verso il 1600 la chiesa di Santa Maria aveva l’attuale corpo, ma senza nessuna delle sei cappelle laterali, e senza il campanile. Nel 1796 fu costruita la prima grande cappella, quella della Madonna delle Grazie. Fu costruito in seguito il primo campanile. Il 3 maggio 1815 furono messe le 14 stazioni della Via Crucis. Nello stesso anno fu acquistato l’organo presso la ditta Aldobrando Fedeli di Roma. Nel 1839 fu terminata da Sebastiano Mastrecchia la cappella dell’Addolorata, dirimpetto a quella della Madonna delle Grazie e nello stesso stile. Per questo fu demolito l’oratorio del SS. Crocifisso. Negli anni 1859-1860 furono fatti rilevanti lavori per rinforzare e quasi rifare la chiesa, e fu costruita la volta a botte, invece del precedente tavolato. Nel 1870, invece, cominciarono i lavori per rifare il nuovo campanile, mentre quello vecchio fu demolito. Nel 1872 fu fatta a spese del Comune la cappella del SS. Rosario. Le altre cappelle furono erette in tempi più recenti, per bisogno di simmetria. E così pian piano la parrocchiale di Santa Maria (costruita forse nel sec. XII) solo nei tempi nostri ha assunto l’aspetto attuale. Cerreto Laziale sorge su una collina leggermente distaccata dai monti che la circondano. Dista 51 chilometri da Roma e vi ricorda nella sua struttura la forma di un ferro di cavallo con il nucleo medioevale situato sulla vetta e le costruzioni di epoche successive adagiate all’intorno sui declivi. Il toponimo, ricordato in epoca medievale come Cerretum, successivamente (1872) come Ponte Marano, e per breve tempo (1886) come Monterufo, è collegato ai boschi di cerri che ricoprono le montagne circostanti. Il territorio fu probabilmente abitato fin da epoche remote come dimostrano i resti di mura ciclopiche rinvenuti nella contrada La Fonte. Nella zona esistevano anche numerosi insediamenti romani come testimoniano le notevoli rovine dell’Arnale e dell’Arnalicchiu, risalenti probabilmente ai primi secoli dell’impero, rinvenuti rispettivamente ad ovest e a nord della Fonte di Farolfo. La prima citazione storica del paese compare in un documento del “Regesto Sublacense”, redatto il 21 luglio 1005 con il quale Papa Giovanni XVIII donava ai monaci benedettini di Subiaco il monte Cerretum. In un secondo documento, redatto il 31 ottobre 1051, Papa Leone IX confermava ai monaci sublacensi la donazione del monte Cerretum e del castrum. Il paese venne costruito quindi fra il 1005 e il 1051 dai monaci benedettini di Subiaco ai quali spettò il possesso fino al 1456. Passò poi all’abate commendatario fino al 1753 e alla Congregazione del Buon Governo fino al 1870. Cerreto era dunque un castrum cioè un paese edificato in posizione elevata e recintato da potenti mura per difendersi dai nemici. Non era, però, dotato di una fortezza che venne costruita in epoca successiva, sul finire del secolo XIV. Nel 1482 Cerreto venne coinvolta nella guerra tra Ferrara e Venezia, che intendeva estendere il proprio dominio sul ducato degli Estensi. In aiuto di Ferrara, si mosse l’esercito napoletano, bloccato dalle truppe di Papa Sisto IV, che non permise loro di passare attraverso lo stato della Chiesa.
L’esercito si accampò nei pressi di Grottaferrata ma alcune schiere isolate si spinsero fino a Cerreto, devastandolo. Dopo un periodo di pace durato circa cento anni, Marco Sciarra, a capo di centinaia di briganti, dopo aver distrutto il villaggio di Rocca d’Alce, strinse d’assedio Cerreto. I cerretani, rifugiatisi nella fortezza, resistettero per diversi giorni all’assedio poi ricorsero ad un abile stratagemma. Legarono alla coda di una gatta della paglia e alcuni stracci intrisi di materiale infiammabile, vi diedero fuoco e gettarono l’animale nei fienili dove i briganti si erano accampati. Il fuoco si propagò in un baleno, disorientando gli avversari che vennero così facilmente in sconfitti. Le stesse fiamme minacciavano però di ridurre in cenere il paese che fu salvato, secondo la tradizione, dal prodigioso intervento di Sant’Agata. Dal 1456 il potere passò nelle mani di abati commendatari, quasi tutti principi, scelti dalla Santa Sede.
Il primo di questi fu Rodrigo Borgia, eletto Papa nel 1492 col nome di Alessandro VI, seguito da rappresentanti delle potenti famiglie dei Colonna, dei Borghese e dei Barberini. Soltanto nel 1915 soppressa la commenda da Benedetto XV, il governo della Diocesi venne affidato all’abate claustrale di Santa Scolastica. Nella parte più alta del paese sorge la Rocca realizzata per volere dell’abate Lali Tommaso da Celano che impose a tutti i paesi dell’abbazia sublacense il pagamento di una tassa speciale per contribuire alle spese sostenute. L’edificio aveva la forma di un trapezio con l’ingresso posto sul lato minore; agli angoli erano posti quattro torrioni e, di fronte all’ingresso, il maschio, la poderosa torre che ancora oggi domina con la sua imponente mole le antiche abitazioni. Degne di interesse sono anche la chiesa di Santa Maria Assunta e quella di San Sebastiano. La chiesa di Santa Maria Assunta, costruita probabilmente tra il secolo XII e XIII, ha subito molteplici trasformazioni perdendo quasi completamente la sua struttura originaria. Attualmente presenta una facciata con due paraste che terminano sotto un cornicione, al di sopra del quale è posto il timpano leggermente aggettante. L’interno, debolmente rischiarato dalla luce delle finestre che sovrastano il cornicione, è scandito da lesene, con ovoli e volute inquadranti le cappelle. Nella chiesa si conservano opere di un certo interesse pittorico come i dipinti della Madonna della Grazie e del Salvatore e un crocifisso ligneo attribuibile al XVI secolo. La chiesa di San Sebastiano, aperta solo in determinate occasioni, risale presumibilmente al secolo XVI. Allo stato attuale presenta una facciata di stile cinquecentesco con paraste e timpano; nell’interno un semplice soffitto a travi e mattoni e disadorne lesene che dividono l’aula rettangolare in varie sezioni. Sono quasi del tutto scomparsi i dipinti che ornavano le pareti.