Le testimonianze artistiche presenti a Camerata Nuova sono riconducibili alle caratteristiche architettoniche della chiesa parrocchiale e da quanto in essa conservato. In stile neo classico con facciata a due costoloni laterali diseguali tra loro e con al centro un rosone a vetri policromi, la chiesa di Camerata Nuova, il cui oratorio è dedicato al culto della Vergine Assunta, iniziò ad essere costruita nel 1860. A promuovere l’iniziativa fu lo stesso Papa Pio IX il quale aveva già in precedenza contribuito alla nascita del nuovo paese inviando trecento scudi d’oro dalla sua casa privata “ai diletti figli della Camerata, così duramente provati”. I lavori andarono avanti per circa 8 anni. Solo il 18 settembre 1868 Mons. Filippo Manetti, Amministratore Apostolico della Chiesa sublacense, poté consacrare il tempio. Fu proprio in considerazione dell’importanza dell’avvenimento e a ricordo della cerimonia di consacrazione che il Capitolo della Basilica romana di San Pietro donò alla piccola chiesa di montagna un artistico ostensorio d’argento a forma di anfora con tre angeli che lo sorreggono alla base. Realizzata ad una unica navata, con 2 cappelle laterali e il soffitto a “volta reale”, ristrutturata nel 1946 e contemporaneamente modificata in alcune sue parti la chiesa conserva due pregevoli opere d’arte: una statua in legno di autore ignoto, proveniente dall’antica chiesetta della Vecchia Camerata raffigurante Sant’Antonio, e una statua del 1600, in peperino di autore abbruzzese (quasi certamente originario di Capistrello) raffigurante la Madonna della Pietà. L’altare Maggiore è, infine, dominato da una tela di scuola senese dedicata all’Assunzione della Vergine. Camerata Nuova è uno dei comuni più alti della provincia di Roma. Nel suo territorio, che fa parte del Parco naturale dei monti Simbruini, è facile osservare fenomeni orografici di natura carsica, data la costituzione calcarea del terreno. Le prime notizie su Camerata come centro abitato risalgono al 955, vale a dire al periodo detto “dell’incastellamento”, quando gli abitanti dei vari paesi della valle dell’Aniene e oltre si ritirarono in luoghi difficilmente accessibili e li fortificarono perché fossero uno scudo sicuro durante le contese feudali. Alcuni documenti danno notizia che l’abate di Montecassino, intorno alla metà del X secolo, concesse in enfiteusi la chiesa del San Salvatore in Camerata al conte dei Marsi, Rainaldo. I conti dei Marsi, titolari della contea, avevano ampliato il loro territorio carseolano fino ai margini della piana del Cavaliere, dove era presente la potente Abbazia di Subiaco. A questa vennero cedute nel 993 alcune terre localizzabili nei pressi di Camerata Nuova, le quali poi vennero rese in usufrutto agli stessi conti dei Marsi, insieme alla rocca di Camerata. Scarsissime sono le notizie sulle vicende del paese per tutto il Medioevo. Certamente il castellum, abbarbicato sullo sperone calcareo, dovette seguire per un certo periodo, le vicende dei centri vicini dipendenti dall’Abbazia sublacense, e in seguito, fu feudo di famiglie dello Stato Pontificio. Il 9 gennaio 1859 Camerata venne completamente distrutta da un violento incendio. Gli abitanti furono costretti a fuggire e si ritirarono su due colline del monte Colle di Mezzo, allo sbocco della valle di Fioio. Da quell’anno Camerata non fu più l’insediamento antico situato a ridosso della rocca, a 1220 metri di altitudine, ma un nuovo borgo, ricostruito nell’attuale posizione, secondo un nuovo, ordinato impianto urbanistico. Papa Pio IX inviò al paese trecento scudi del suo patrimonio personale per avviare le opere di ricostruzione, tanto che in un primo momento si pensò di chiamare il nuovo insediamento “Pio Camerata”, ma poi si scelse il nome di Camerata Nuova. Del vecchio paese rimangono i ruderi delle mura di cinta, l’arco di sostegno della chiesa di San Salvatore, case e strade in rovina. Nei pressi sorge il Santuario della Madonna delle Grazie, databile alla fine del XVII secolo, meta di pellegrinaggi annuali nel giorno del lunedì dell’Angelo. Nel paese nuovo, sorge la Parrocchiale di Santa Maria Assunta nella quale si conserva una statua lignea della Madonna salvata dall’incendio di Camerata Vecchia. A circa sette chilometri dal paese, a 1400 metri di altezza, si estende l’altipiano di Camposecco, una vasta distesa con praterie e faggeti. Qui pascolano mandrie di cavalli ancora allo stato brado, tanto che località è stata spesso prescelta per girare “western” all’italiana. Di particolare interesse paesaggistico e naturalistico sono anche la valle di Fioio, la valle e il monte Autore, il fondo della Femmina Morta e il pozzo della Neve. Il territorio di Camerata Nuova è particolarmente indicato per gli escursionisti. Sono numerosi gli itinerari a piedi, a cavallo e, nella stagione invernale, su sci di fondo. Attraverso il parco naturale dei Simbruini si può raggiungere Pescarseroli, nel Parco nazionale d’Abruzzo; oppure per l’altopiano di Camposecco salire al monte Autore con possibili deviazioni per Camerata Vecchia. Con il crescere dell’interesse per l’escursionismo si è sviluppato, a vantaggio del paese, una certa forma di turismo alla scoperta di luoghi e paesaggi ancora incontaminati. I pochi abitanti, tuttavia, vivono per lo più di agricoltura e di pastorizia. Tra le manifestazioni tradizionali la “sagra della braciola”. Istituita nel 1959 in occasione del primo centenario dell’incendio di Camerata Vecchia si è affermata a tal punto da costituire un richiamo turistico importante per la comunità. Si svolge la domenica successiva al 17 gennaio. Oltre alla festa della Madonna delle Grazie si celebrano feste patronali per Santa Maria della Pietà e Sant’ Antonio nei giorni intorno all’8 settembre; in questa occasione si tiene “l’asta deji attrizzi” vale a dire degli stendardi, dei crocioni e delle macchine che vengono portate in processione per il paese.