Vicovaro – Nel 2013 ricorrevano i 150 anni dal più famoso dei miracoli che hanno visto protagonista, secondo la leggenda, il quadro della Madonna di Vicovaro. Correva il 1863, infatti, quando si verificò per la seconda volta – la prima era stata nel 1796 – il movimento degli occhi da parte di Maria, venerata nel paese con l’appellativo di Avvocata Nostra. Diversi altri episodi omologhi seguirono negli anni, con l’ultimo attestato al 1954.
È l’episodio del 1863, tuttavia, a occupare una posizione particolare nella memoria collettiva locale, per intensità dell’accaduto, devozione, sollecitazione di pellegrinaggi da tutto il circondario. Per questo motivo, per il presentarsi ancora ad oggi come “il” miracolo per eccellenza della Madonna vicovarese, nel 2013, ormai sette anni fa, la Parrocchia di San Pietro Apostolo spinse alla produzione di un libretto che rievocasse i momenti dell’accadimento di 150 anni prima e diffondesse tra gli abitanti – e tra le generazioni nuove, in particolare – una storia a rischio oblio, come tutte quelle che tessono le fila della memoria locale e che, perciò, si scontrano facilmente per incompatibilità con la laicizzazione del mondo moderno.
Intitolato Nel 150° del miracolo. 1863-2013, il libretto venne portato a termine grazie alla cura di Margherita Crielesi, che a sua volta fece riferimento a Vicovaro Sacra di Alberto Crielesi (di cui abbiamo parlato qui). La comparazione tra i due volumi è utile a comprendere i diversi obiettivi che essi sottendono: una pubblicazione scientifica e corredata da ricca bibliografia quella di Alberto Crielesi; un volume snello e accessibile quello prodotto nel centocinquantenario.
Il merito principale del libro curato da Margherita Crielesi è infatti di tipo divulgativo: proprio perché assai preciso e specialistico, Vicovaro Sacra si è dimostrato, e si dimostra ancora, un testo necessario per gli studiosi e gli appassionati di storia dell’arte, ma al contempo meno facile da maneggiare per il curioso (o il devoto) non specializzato. Ecco quindi che Nel 150° del miracolo. 1863-2013 sopperisce a una mancanza, e – sempre facendo capo all’altro libro, quanto a scientificità – si propone di diffondere informazione e consapevolezza tra i non specializzati a proposito di uno degli eventi più celebrati della storia vicovarese.
L’opera percorre del resto le tappe essenziali del fenomeno, partendo, come è d’obbligo, dall’ubicazione del quadro, e cioè da quel gioiello dell’architettura vicovarese che è il Tempietto. Dell’edificio vengono descritti storia, esterno e interno. La seconda parte del lavoro si occupa invece propriamente del quadro – opera di Giacomo Triga – quindi dei vari miracoli e della devozione della popolazione, vicovarese e non. Molto interessanti, a proposito – anche perché non presenti in Vicovaro Sacra – alcune preghiere dedicate a Maria e risalenti al periodo della Seconda Guerra Mondiale che la curatrice ha rintracciato nei registri dell’Archivio parrocchiale. A chiudere il libro, un’altra preghiera, quella del Vescovo di Tivoli S.E. Mons. Mauro Parmeggiani, proposta in occasione della Visita pastorale del 17 marzo 2013.
È bene ricordare che anche Vicovaro Sacra, pur senza Visita pastorale a corredo, si chiudeva con un certo afflato mistico, che coniugava storia e fede: entrambi questi epiloghi sono testimonianza, dunque, della forte venerazione che ancora è radicata a Vicovaro per la figura di Maria. Che il miracolo sia storicamente e fisicamente dimostrabile, a questo punto, passa in secondo piano (ma rimandiamo il lettore, comunque, alle ipotesi di carattere antropologico e storico tramite cui lo stesso Alberto Crielesi collega gli episodi prodigiosi a periodi particolarmente turbolenti per la storia d’Italia) e per il lettore laico o laicizzato moderno diventa rilevante, quindi, più che la verifica dei fatti, l’interrogazione sul valore comunitario del miracolo, sia esso reale o presunto.
Un libretto di questo carattere, insomma, pur con una posizione ideologica ben definita e che magari non riscontra la sensibilità di tutti, pone trasversalmente una domanda sul nostro tempo: noi che respingiamo il miracolo nel folclore, su quale prodigio fondiamo la nostra comunità moderna?