Roma – «Il 27 dicembre 1789 viene condotto prigioniero a Castel Sant’Angelo e la moglie reclusa nel Convento di Santa Apollonia. Dopo un processo di oltre un anno, il 7 aprile 1791 Cagliostro viene dichiarato colpevole di eresia e condannato a morte, pena commutata da Pio VI nell’isolamento a vita».
(Mariastella Margozzi, “La bilancia e la spada. Storie di giustizia a Castel Sant’Angelo”)
Immediatamente dopo la condanna venne dato alle stampe il “Compendio della vita e delle gesta di Giuseppe Balsamo denominato Conte di Cagliostro che si è estratto dal processo contro di lui formato in Roma l’anno 1790 e che può servire di scorta per conoscere l’indole della setta de’ Liberi Muratori”. A scriverlo, allo scopo di diffamarne l’immagine, era stato Giovanni Barberi, che aveva curato l’istruttoria durante il processo. Il Barberi verrà successivamente, durante la repubblica giacobina e l’occupazione francese, rinchiuso per ben due volte a Castel Sant’Angelo.
Cagliostro era stato accusato di bestemmia, adesione alla massoneria, eresia, sfruttamento alla prostituzione ed altri delitti comuni. Dopo la sua abiura all’accusa di eresia, il 13 aprile 1791, venne trasferito nella rocca di San Leo, un carcere di massima sicurezza per l’epoca, dove morì nel 1795.
A Castel Sant’Angelo gli ambienti rinascimentali decorati con grottesche, utilizzati come prigione per Cagliostro, ancora oggi sono denominati “Cagliostra”. Oltre a questa memoria orale, nelle collezioni del Museo sono conservati dei “Ceppi da piede”, per tradizione considerati quelli utilizzati per limitare la possibilità di fuga di Cagliostro (che qualcuno credeva capace di rendersi invisibile e attraversare i muri): ceppi snodati con cinque anelli a corpo allungato, cerniera con serratura e chiave originale.
In questi giorni i “Ceppi da piede” e il “Compendio” di Cagliostro sono esposti nelle .